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Da Urbino agli States per diventare giornalista

Marshall University, West Virginia, USA. Da qui all’università di Urbino c’è di mezzo un oceano, un po’ di terra, e la ricerca di un punto di vista diverso...

di - lunedì 26 gennaio 2009 - 3196 letture

di Federica Fornaciari

Marshall University, West Virginia, USA. Da qui all’università di Urbino c’è di mezzo un oceano, un po’ di terra, e la ricerca di un punto di vista diverso. Già, non è questo che ogni giornalista cerca di raggiungere? Un punto di vista originale, la capacità di vedere le cose da un’angolatura diversa.

Diversa da cosa, poi?

La prima cosa che ho notato nella redazione del Parthenon, oltre al fatto che il campus universitario ha una redazione, è stato il poster appeso al muro dell’SPJ Code of Ethics, il Codice Etico della Society of Professional Journalists, stampato a lettere cubitali sulla carta viola plastificata. Già, perché qui negli Stati Uniti, prima ancora di insegnare il rispetto delle regole grammaticali, insegnano un altro rispetto: quello verso le persone e i fatti.

I comandamenti di un giornalista sono semplici: cerca la verità e riportala, non causare danni morali, conserva la tua indipendenza, e sii responsabile per quello che scrivi. È un codice, non uno statuto, il che significa che milioni di giornalisti lo rispettano, ma senza bisogno di firmare.

Per venire qui ho lasciato un contratto a tempo indeterminato, in un settore non mio. E solo chi ha intravisto le ragioni che mi hanno spinta a provare, mi ha salutata con un sorriso di assenso mentre attraversavo il metal detector al Marco Polo di Venezia. Ho scelto di seguire una passione, e di trasferirmi dove il giornalismo è considerato una professione seria e rispettabile.

Il Codice Etico ha un ruolo importante nella dignità riconosciuta ai giornalisti negli Stati Uniti. Quello che non sapevo, è che quel volo mi avrebbe aiutata a vedere le cose da un’altra prospettiva, vivere la mia diversità attraverso la consapevolezza di un relativismo culturale che potevo conoscere solo sui libri prima di partire. A 28 anni ho vissuto forse per la prima volta la mia rivoluzione Copernicana, il mio personale cambio di paradigma. E l’Italia ha smesso di stare ferma al centro di tutto.


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