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Addio a Eduard Limonov

di Redazione - martedì 17 marzo 2020 - 1731 letture

È morto lo scrittore e militante Eduard Limonov. Lo annuncia il suo partito, secondo quanto riporta l’Interfax. Limonov è morto in una clinica di Mosca, ha detto lo scrittore e deputato Serghei Shargunov. Aveva 77 anni.

"È rimasto in contatto fino all’ultimo momento, ha parlato, potevamo scrivergli", ha aggiunto Shargunov, che non ha indicato la causa della morte. Le informazioni sulla morte dello scrittore sono state confermate anche dal suo assistente.

Secondo la testata Mash, Limonov "ha subito due operazioni" in giornata. "Prima ha avuto problemi alla gola, poi è partita un’infiammazione", scrive la testata.

Secondo la pubblicazione,Limonov è stato ricoverato il 15 marzo in una clinica privata, dopo "una lunga battaglia oncologica". Il 13 marzo Limonov aveva annunciato sulla sua pagina Facebook di aver firmato un contratto per un nuovo libro con la casa editrice Individuum."Il volume è già stato scritto", aveva detto. Poeta, scrittore, dissidente, politico (ma soprattutto bastian contrario).

Limonov è stato reso celebre fuori dalla Russia dal fortunatissimo omonimo libro di Emmanuel Carrère, forse primo caso al mondo di autore più celebre come personaggio che come scrittore. In realtà in patria Limonov era conosciuto da tutti. Per i suoi libri, certo, e pure per le sue incursioni nel reame della politica.

Sintetizzare i suoi 77 anni in scena è quasi impossibile. Ci sono gli anni sovietici, l’ascesa dal nulla al glamour a colpi di parole, l’esilio americano, il periodo francese, il rientro dopo il crollo dell’Unione Sovietica, gli anni folli della politica ’riformista’, combattuta dalla colonne del suo giornale Limonka (bomba a mano, in russo) e dalle fila del suo partito, i Nazional-Bolscevichi (alias Naz-Bol). Una militanza - condivisa con Alexander Dugin,il filosofo ultranazionalista spesso descritto come l’ideologo di Putin - che nel 2001 gli è costata la galera, per attività sovversiva e anticostituzionale.

Limonov in principio ha infatti criticato Putin duramente -"ci ha rubato il programma", diceva - ma poi, dopo l’annessione della Crimea nel 2014, lo ha in qualche modo riabilitato, benché sorpassandolo subito a destra. La sua posizione sulla questione ucraina era a dir poco integralista - "è un Paese di fantasia e finirà smembrato" - e, se fosse stato per lui, avrebbe inviato i tank russi in mezza Europa. "Vorrei morire in battaglia", raccontava. Ma la lotta politica - e la scrittura - non sono mai state troppo lontane dal suo baricentro, dato che aveva fondato un nuovo partito (l’Altra Russia) e recentemente aveva aderito alle manifestazioni di protesta contro la riforma costituzionale ideata da Putin per assicurargli il comando perpetuo.

Nell’ultimo periodo si era rimesso in viaggio, ospite nel 2018 del salone di Torino (prima trasferta all’estero dopo essere rientrato in Russia negli anni ’90), per presentare il romanzo autobiografico ’Zona Industriale’. "Carrère? Ci saremo visti tre volte". Come dire: ha montato la panna. "Ma per me è stato fondamentale, mi ha fatto conoscere".

Fonte: RaiNews



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