Incidente alla "polveriera" di Casalbordino

Secondo i soccoritori si è sfiorata una tragedia di dimensioni immense. Gravissimo uno dei due operai feriti. Tornano i dubbi sulla sicurezza dello stabilimento, che collabora anche con l’Esercito Italiano e la Nato.
Un boato immenso e, immediatamente dopo, un’inquietante colonna di fumo nero che si alza minacciosa verso l’aria. Brividi di vero terrore hanno attraversato, intorno a mezzogiorno del 12 ottobre 2009, gli abitanti di Casalbordino, località in provincia di Chieti. Lo raccontano alcuni cittadini che hanno sentito e visto quanto stava accadendo da abitazioni vicine e dalla strada.
Le ore successive hanno permesso di capire la dinamica dell’accaduto: due operai stavano inertizzando un razzo, quando sono stati investiti da un’esplosione (così hanno riportato stamattina alcuni quotidiani, mentre altri parlano di semplice fiammata). Uno dei due operai, in gravissime condizioni e con ustioni sull’85% del corpo, è stato trasportato d’urgenza all’Ospedale di Pisa. I soccoritori, almeno da quanto riportato stamattina il quotidiano locale “il Centro”, hanno dichiarato che si è sfiorato il dramma e la tragedia di proporzioni immense: sarebbero bastati pochi metri per far esplodere strutture delicatissime e ad altissimo rischio.
L’episodio torna a sollevare dubbi sulla sicurezza dello stabilimento che (cito dal loro sito ufficiale ) lavora anche con "missili, teste di guerra, bombe d’aereo, mine navali, cariche di profondità, mine anticarro, mine antipersonali", aggiungendo un ecc. non meglio identificato.
Nel 2007, così come riporta stamattina sempre il quotidiano “il Centro”, i responsabili dell’azienda sono stati condannati per un incidente del 2002, che portò alla cecità un operaio. Negli anni ’90 diversi sono stati gli incidenti mortali.
Ma i dubbi sulla sicurezza, non soltanto dello stabilimento ma di tutta l’area costiera, diventano enormi alla luce di alcune voci, che nelle ultime settimane si sono fatte più consistenti, diffuse per Casalbordino. Alcune autorevoli fonti, appositamente contattate, hanno confermato. A seguito di alcuni atti amministrativi, è stata investita la Regione Abruzzo e il Ministero dell’Ambiente della questione. Nei mesi scorsi, l’apposita Commissione Regionale (nella quale, tra gli altri, siedono anche rappresentanti dei Vigili del Fuoco), seguendo quanto prescrivono le direttive "Seveso", hanno rilasciato il proprio parere sull’ampiezza della superficie a rischio in caso di esplosione. L’area indicata dalla Commissione è, solo in orizzontale, di diversi chilometri, coinvolgendo almeno altri tre comuni (quelli che sulla cartina si vedono compresi tra il casello autostradale Vasto-Casalbordino e la località Le Morge nel Comune di Torino di Sangro). In ottemperanza alle direttive "Seveso" il prefetto dovrà ora dare informativa alla popolazione della situazione e vigilare sulla messa in sicurezza dell’area (gli scenari prospettatici, se non si dovesse trovare una soluzione affidabile, sono sostanzialmente due: la rimozione dello stabilimento o lo sgombero di tutti gli edifici dell’area a rischio, che significherebbe dover evacuare popolazione ed esercizi turistici dei comuni coinvolti, cioè all’incirca qualche migliaio di abitanti).
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