Sei all'interno di >> :.: Dossier | Archivio dossier | 50 e 50 |

50E50 obiettivo raggiunto

comunicato dell’Udi di Catania

di Redazione - venerdì 30 novembre 2007 - 7771 letture

“50E50”

O B I E T T I V O R A G G I U N T O

Grazie alle donne che hanno speso il loro nome a

sostegno della nostra campagna

Grazie a quelle che sono diventate insostituibili nella

rete delle nostre relazioni politiche

120.000 firme raccolte in tutta Italia,

oltre 6.000 dal Consiglio delle Donne Siciliane

Alcune parole chiare sul “50E50”

Oggi quando si dice 50E50 tutti capiscono di che cosa si tratta e sanno che si parla di democrazia paritaria.

Tutti capiscono - almeno quelli che hanno letto il testo senza pregiudizi - che non stiamo parlando di rappresentanza di genere, perché noi non vogliamo che le donne rappresentino le donne ma che le donne esercitino un diritto costituzionale: la possibilità di essere candidate ed eventualmente di farsi eleggere per rappresentare uomini e donne.

Tutti capiscono che non chiediamo il riequilibrio fra i generi attraverso forme di tutela, ma che vogliamo essere presenti ai nastri di partenza per gareggiare alla pari.

Quando ci siamo rese conto, ormai un anno fa, che ci eravamo messe all’angolo da sole accettando infinite discussioni sulle quote: è giusto il 20, è meglio il 30, fino ai più democratici che si dichiaravano per il 40… abbiamo detto basta e siamo uscite dalla gabbia delle parole per dire a voce alta 50E50 ovunque si decide.

Lo abbiamo detto e lo abbiamo anche fatto proponendo una legge di iniziativa popolare che realizzi l’articolo 51, presente nella nostra Costituzione fin dal 1948.

Abbiamo dimostrato che una legge si poteva fare, quando per anni ci hanno detto che c’erano insormontabili problemi di carattere giuridico. Abbiamo dimostrato che si poteva fare in modo semplice, in modo che, leggendola, ogni cittadino sapesse che cosa stava firmando. Abbiamo anche dimostrato che una democrazia paritaria si può adottare con qualunque sistema elettorale.

A febbraio, abbiamo presentato alle donne la nostra proposta di legge e più complessivamente la campagna e chiesto di fare questo pezzo di strada insieme.

La campagna 50e50 ovunque si decide così avviata ha trovato una rispondenza immediata ed è stato chiaro a tutte che aderire all’ iniziativa non voleva dire entrare a far parte dell’UDI.

Noi abbiamo solo chiesto fiducia e dato credito e quindi le risposte non sono mancate, anzi sono cresciute ogni giorno. Tante le associazioni e le organizzazioni di donne, ma soprattutto tante le singole donne che hanno voluto mettersi a disposizione.

Sono nati in questo modo 124 Centri di raccolta in tutta Italia. Quando è stato possibile le donne dell’UDI si sono mescolate alle altre, dove non è accaduto ogni centro ha tranquillamente convissuto con gli altri.

Questa campagna ha modificato immediatamente il linguaggio dei politici che hanno abbandonato le quote per dichiararsi a favore del 50E50: sempre naturalmente cancellando l’origine e annettendosi il merito dell’idea. Questo è già un risultato: quando le parole spostano, spostano le persone e cambiano le cose.

Quando un’ azione politica punta al rialzo si producono dialettica e cambiamenti e diventa chiaro a tutti che non esisteranno nuovi schieramenti e nuove risposte se non cambierà la posizione di partenza, che deve prevedere la nascita di una realtà istituzionale e politica basata sui due generi, su due visioni del mondo e una comune responsabilità verso il futuro.

Appena avremo consegnato le firme al Senato della Repubblica, organizzeremo un assemblea che consenta al Consiglio delle Donne Siciliane di riflettere, per trarre un bilancio e per concludere questa esperienza in cui ci siamo ritrovate protagoniste in una sorellanza inedita, coese, pronte a fare i conti con il momento storico che stiamo attraversando.

Non mi sembrerebbe opportuno e politicamente fruttuoso che questa campagna si trasformasse in un ennesimo falso movimento.

50E50 è uno dei terreni su cui abbiamo trovato un’intesa, ma ce ne sono altri su cui intervenire per modificare la realtà.

Per parte nostra noi dell’Udi abbiamo già cominciato a farlo: su una questione che riguarda, per esempio, le più giovani, abbiamo con il convegno Generare oggi tra precarietà e futuro predisposto una piattaforma politica, ma tanto ancora resta da fare. Siamo già intervenute sulla violenza con esposti al Procuratore generale della Repubblica, con iniziative, presidi, e, anche qui, sul linguaggio: chiamando la violenza sessuata e femminicidio la morte violenta di donne in seguito a maltrattamenti e stupri, si è modificata per tutti la percezione che si ha di tali delitti sottraendoli al generico e all’indistinto.

La politica delle donne ha bisogno di chiarezza perciò vogliamo esporci. L’UDI lo ha fatto anche in questi mesi e negli appuntamenti che ci siamo date, perché solo tenendoci testa, avendo ciascuna il coraggio di dire dove sta e cosa pensa possiamo avere l’ambizione di costruire una politica delle donne che ci veda insieme, ma non confuse, ognuna con il suo pezzo di storia, ma con la voglia di una appartenenza più grande.

Quella che ci ha portato oggi a questo risultato: 110.000 firme raccolte in tutta Italia, 6.000 firme dal Consiglio delle Donne Siciliane.

Grazie a tutte

UDI – Unione Donne in Italia

Sede di Catania


- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -