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‘ndrangheta in Piemonte: A32 e cantiere TAV infiltrati dalle cosche

Non c’è bisogno di evocare le sfingi, le piramidi egizie o altri prodotti dell’antichità, per domandarsi come sia mai possibile che su quell’autostrada si scavi una buca e la si ricopra e poi la si scavi ancora,

di francoplat - mercoledì 10 aprile 2024 - 582 letture

Per chi percorre con una certa frequenza l’autostrada A32, Torino-Bardonecchia, in una direzione o nell’altra, la notizia di qualche giorno fa dell’infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti per la manutenzione di quel tratto autostradale, così come del vicino cantiere TAV, rappresenta più una conferma che una scoperta. A chi è attraversato da qualche sospetto dinanzi la presenza perpetua e immancabile di un cantiere su un tratto viario – e quando si dice perpetua lo si fa con cognizione di causa e senza alcuna enfasi – e a chi conosce la storia pluridecennale degli interessi della mafia calabrese in Val di Susa, l’operazione “Echidna” dei Ros dei Carabinieri e della Dda di Torino risulta del tutto coerente, e forse anche attesa. Un’indagine, questa, che si è protratta dal 2014 al 2021, proprio a partire dal timore ingenerato dai lavori per la TAV e dalle probabili infiltrazioni mafiose.

Non c’è bisogno di evocare le sfingi, le piramidi egizie o altri prodotti dell’antichità, per domandarsi come sia mai possibile che su quell’autostrada si scavi una buca e la si ricopra e poi la si scavi ancora, per ricoprirla e così via, ad libitum. Fatta salva l’alta capacità ingegneristica e architettonica dei nostri avi, è difficile sfuggire al dubbio se il tempo abbia giocato così malevolmente con i contemporanei, al punto da renderli così inadatti a progettare un percorso stradale o autostradale in grado di resistere qualche anno o qualche mese all’inclemenza del clima o all’incuria degli uomini.

Ecco, dunque, che il sospetto lascia il campo alla consapevolezza che gli appetiti mafiosi non siano mai venuti meno in questa landa piemontese, dagli anni Ottanta – in cui fu costruito quel tratto di autostrada – al 1995, quando cioè fu sciolto, primo in Settentrione, il comune di Bardonecchia, proprio in Val di Susa, a oggi. L’inchiesta ha, infatti, portato a nove ordini di custodia cautelare e a numerose perquisizioni, accompagnati da una variegata serie di accuse: associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, armi, ricettazione e riciclaggio in relazione a un traffico di rifiuti. Epicentro mafioso dell’indagine è Brandizzo, un piccolo comune alle porte di Torino, nel quale operava la famiglia Pasqua, vicina alle cosche Nirta e Pelle di San Luca. Paese, quest’ultimo, così esemplare e noto, che alcuni degli appartenenti alla famiglia Pasqua, per ammonire chi pareva opporsi alle loro regole nella gestione dei lavori, dicevano: «noi abbiamo dietro quelli di San Luca». Ma potevano anche essere più sbrigativi: «ti meriteresti sparato in bocca. Vai dai carabinieri e io ti sparo in bocca». Così si esprimeva Giuseppe Pasqua, ottantenne, il boss della locale di Brandizzo, rivolgendosi a un agente di vendita di prodotti petroliferi, che vantava crediti per ventiduemila euro con la ditta dei Pasqua. La consorteria criminale di Brandizzo era legata alle locali di Volpiano, Chivasso e Santhià e pianificava attentati incendiari, offriva protezione a imprenditori vittime di gruppi rivali e si era anche inserita nel piano di accoglienza dei migranti del comune, facendo pressioni sui proprietari degli immobili destinati a ospitare i richiedenti asilo.

Dunque, infiltrazioni negli appalti per la manutenzione della Torino-Bardonecchia – compresi i lavori di raddoppio del Frejus – e quelli attorno al cantiere TAV di Chiomonte, ma anche intimidazioni alle ditte concorrenti e offerte di “protezione”; il tutto garantito dal marchio San Luca. Come spesso capita in queste indagini, le manette non sono scattate soltanto per i mafiosi propriamente detti, visto che anche qualche “colletto bianco” è stato posto agli arresti domiciliari: tale, ad esempio, è la posizione di Roberto Fantini, manager con lunga esperienza nel settore delle costruzioni stradali, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa in qualità di amministratore delegato della Sitalfa, società del gruppo Sitaf che gestisce la Torino – Bardonecchia, carica che l’uomo avrebbe ricoperto sino al 2021. Secondo la procura, Fantini avrebbe garantito lavori e risorse economiche a un’azienda riconducibile a persone legate alla consorteria criminale calabrese: la ditta dei Pasqua, appunto.

La società del clan di Brandizzo ha continuato a ricevere commesse anche dopo essere stata inserita nella cosiddetta white list antimafia, ossia l’elenco delle aziende interdette e, grazie al supporto di Fantini, poteva fare gasolio dal distributore di carburante della Sitalfa, presentando fatture molto superiori all’attività realmente svolta. A detta degli inquirenti, parte di questi guadagni illeciti restavano nelle mani dello stesso Fantini. Non pare del tutto marginale il fatto che il manager agli arresti domiciliari sia stato designato, nel 2022, tra i membri dell’ente Orecol, organismo di controllo sugli appalti per conto della Regione Piemonte.

Nel quadro complessivo dell’indagine rientra, poi, Salvatore Gallo, per quanto le accuse contro di lui si muovano sul piano dei reati contro la pubblica amministrazione e non di mafia. Gallo, in passato in forza al PSI di Bettino Craxi e poi passato al PD, è stato a lungo dirigente di Sitalfa ed è in questa veste che risponde del reato di peculato, per l’indebito utilizzo di rimborsi a cui aveva diritto. Analoga accusa è mossa a Salvatore Sergi, attuale direttore operativo della società concessionaria dell’autostrada. Nel caso di Gallo, poi, le accuse si allargano a quella di estorsione, per aver fatto pressioni su un candidato alle elezioni circoscrizionali torinesi, e a quella di voto di scambio nei confronti di un altro indagato, Francesco Anello. Questi, che aveva chiesto e ottenuto l’aiuto di Gallo per potersi sottoporre rapidamente a un intervento chirurgico, avrebbe dovuto procurare, secondo quanto chiesto dall’ex socialista, delle preferenze per Caterina Greco, candidata al Consiglio comunale nel 2021, poi eletta con il PD.

Va osservato che, a seguito dell’inchiesta che ha coinvolto il padre, Raffaele Gallo, capogruppo PD in Regione e non coinvolto nell’indagine Echidna, ha ritirato la propria candidatura alle prossime regionali piemontesi. E c’è da scommettere che il quadro più articolato che uscirà dagli interrogatori lascerà affiorare altri particolari politici rilevanti. Un’ultima notazione complessiva. Il gip non ha concesso tutte le ordinanze di custodia cautelare richieste dalla Dda. In particolare, sarebbe ancora in attesa una richiesta di interdittiva antimafia per una società che si occupa dell’autostrada Torino – Bardonecchia.

Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. Parte della politica locale e parte della mafia locale, ormai stabilizzatasi lontano dalle zone d’origine, condividono l’idea in base alla quale non rubare alla collettività significhi rubare alla propria famiglia – così come Sciascia fece dire a un suo personaggio – e si prodigano affinché il paesaggio stradale e autostradale piemontese possa mantenere un certo frenetico dinamismo, lasciando molti dubbi sulla necessità di certi lavori, sulla loro qualità e sulla loro efficacia e facendo, forse, la soltanto la felicità dell’umarell, così come in bolognese viene denominato il pensionato che si aggira per i cantieri, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando ciò che avviene. Forse, arruolando per gli enti locali un piccolo esercito di umarell, con la loro curiosità e la loro vis polemica, potremmo creare una di quelle comunità monitoranti in grado di allarmare per tempo la collettività circa le zone d’ombra presenti nella cantieristica e nell’edilizia del nostro bislacco Paese, facendo loro stilare una sorta di registro anagrafico dei lavori di manutenzione e di movimento terra, al fine di avere, in capo a qualche anno, una sorta di classifica delle zone sottoposte a reiterati interventi di restauro e capire, in un attimo, se da quelle parti ci sia o meno puzza di mafie e dintorni.


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