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Quando la misura è colma

Brindisi, ore 7,45

di Pina La Villa - sabato 19 maggio 2012 - 5440 letture

Brindisi, ore 7,45: una bomba esplode vicino all’ingresso principale di un istituto professionale di Brindisi, in Puglia, l’IPSSS “Morvillo Falcone”, dedicato alla moglie del magistrato Giovanni Falcone morta con lui nella strage di Capaci. Una ragazza di 16 anni, Melissa Bassi, è morta, mentre altre cinque alunne della scuola sono rimaste ferite:per quattro di loro la prognosi è riservata.

Catania, ore 17,30

Arrivo da via Sangiuliano, si sentono già i discorsi. Si, lo sapevo, ci sarebbe stata tanta gente al sit-in in Via Etnea davanti alla prefettura.

Eravamo in tanti.

C’era anche il sindaco Stancanelli, voleva parlare, rappresentare - ha detto - il dolore della città per le bombe di Brindisi.

C’era solo un piccolo problema: per la maggior parte di coloro che avevano sentito il bisogno di stringersi nel lutto e nella preoccupazione per quanto è avvenuto stamattina, il sindaco Stancanelli non ha mai rappresentato la città, né tantomeno poteva rappresentarla oggi.

Nessuno voleva sentirlo.

Spontanea e civilissima opposizione all’ipocrisia, a un potere che non conosce pudore, e che per molti non è più tollerabile.

Apprendo adesso che la stessa cosa è successa a Brindisi mentre parlava il vescovo.

"Fuori i politici dal palco, non vogliamo collusi non vogliamo ascoltarvi. Le scuole non si toccano", è l’urlo partito dalla folla. Due gli striscioni tenuti dai ragazzi sul palco: "Siamo cittadini di un Paese che si ricorda di stare uniti solo quando si muore" e "Adesso ammazzateci tutti".

Per tornare a Catania: "Abbiamo scelto di contestarlo perché abbiamo memoria: memoria della strategia della tensione e delle stragi fasciste, memoria delle connivenze mafiose del suo partito, quello di Berlusconi e Dell’Utri, memoria di come i poteri forti economico/affaristici/mafiosi continuino a dominare il nostro territorio", si legge sul profilo Fb di Rifondazione città futura di Catania.

Inutili gli appelli al "buon senso" e alla "libertà di parola" da parte di Santina Sconza, presidente dell’Anpi di Catania.

Siccome nessuno era lì per sentire frasi di circostanza - e del resto il sindaco avrebbe pure altri strumenti per manifestare la sua opposizione alle bombe di stamattina, piuttosto che prendere la parola circondato da fotografi e cameramen a un sit-in organizzato da Libera e Anpi - ogni volta che cominciava a parlare da qualche parte partiva un urlo: "vattene", "dimettiti", "non ci rappresenti", "siamo tutti lavavetri" (il riferimento è all’ordinanza di qualche giorno fa contro i lavavetri ai semafori).

Il sindaco non ha parlato. A Catania, e non solo a Catania, il potere oggi appare nudo e ridotto al silenzio.

Che non sia solo per oggi.


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