Pacifisti in marcia contro i guerrafondai / di Alessandro Marescotti

Ormai emergono i lati oscuri dello scontro fra blocchi. Questa guerra a oltranza è una resa dei conti della Nato con la Russia. Altro che difesa della popolazione ucraina che, invece, paga un enorme prezzo di vite e di sofferenze. I sondaggi danno ragione a noi pacifisti e torto ai guerrafondai

di Redazione - domenica 6 novembre 2022 - 7175 letture

Il lato oscuro di questa guerra

Ormai questa guerra sta mostrando i lati oscuri dello scontro fra blocchi contrapposti e non ha più nulla a che fare con la difesa della popolazione ucraina che, invece, sta pagando un enorme prezzo di vite. E anche di sofferenza quotidiana, basti pensare alla distruzione delle infrastrutture energetiche mentre arriva il freddo.

Siamo solo all’inizio di un braccio di ferro in cui ad ogni colpo militare assestato verso la Russia corrisponderà una risposta ancora più dura e incattivita in termini di ritorsione verso l’Ucraina. E viceversa, in una spirale senza fine in cui a perderci saranno i civili, vulnerabili di fonte ad un inverno che sta per arrivare in tutto il suo devastante impatto per una popolazione stremata dalla guerra.Roma. Manifestazione per la pace in Ucraina (5/11/2022)

La resa dei conti dei "guerrafondai"

Siamo di fronte ad una resa dei conti. Non di fronte a un’operazione militare pensata a difesa della popolazione civile.

Una guerra a oltranza è la scelta dei "guerrafondai", coloro che vogliono la distruzione dell’avversario con una "guerra a oltranza". Da questo punto di vista i guerrafondai abbondano in tutti gli schieramenti che partecipano alla guerra. Da questa guerra ad oltranza fino all’ultimo uomo noi pacifisti ce ne tiriamo fuori, in nome delle sacrosante ragioni della pace e delle vittime, in primo luogo i civili ma anche i militari e i giovani costretti a combattere.

Da settimane è stata avviata una nuova operazione militare che ha l’approvazione degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. La controffensiva delle truppe di Zelensky punta alla conquista della Crimea in cui è presente la base navale russa di Sebastopoli.

Le responsabilità primarie di Putin

Si profila un catastrofico scontro frontale a 360 gradi. Fermo restando tutte le responsabilità di Putin nell’aver violato il diritto internazionale con l’invasione dell’Ucraina, quella che si profila è una risposta simmetrica che prevede l’offensiva verso la Crimea e la sconfitta della Russia, condita con tanto di distruzione delle infrastrutture Nord Stream 1 e 2. La reazione alle violazioni del diritto internazionale di Putin devono essere ferme e chiare. Ma in nessun modo devono debordare verso altri fini geopolitici che non siano quelli strettamente connessi alla libertà, all’indipendenza, all’autodeterminazione e alla sicurezza dei popoli, sia del popolo ucraino e sia della popolazione russofona verso cui non sono stati applicati gli accordi di Minsk.

Il problema dei confini e della Crimea

La Crimea è una regione dalla storia molto tormentata ed è un classico caso da manuale di "controversia internazionale" per la quale la nostra Costituzione ha parole molto chiare all’articolo 11 ("L’Italia ripudia la guerra" come "mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"). Ciò che preoccupa è che una "controversia internazionale" (come lo è anche quella del Donbass) divenga ormai questione da affidare unicamente alle armi. Senza che si sviluppi una riflessione a livello istituzionale su quello che la Costituzione Italiana ci prescrive solennemente: ripudiare la guerra in caso di controversia internazionale.

L’attuale missione militare della Nato e dell’Unione Europea è proiettata verso la vittoria, un concetto che non appartiene al lessico del diritto internazionale e alla Carta dell’ONU quando in ballo ci sono questioni controverse e incerte come i confini nazionali, che Zelensky vorrebbe ridisegnare accorpando militarmente - con il sostegno delle armi e dei contractors occidentali presenti in Ucraina - tutto ciò che è oggetto di controversia internazionale. La giusta condanna dell’invasione dell’Ucraina non autorizza una resa dei conti militare finalizzata a ridisegnare i confini dell’Ucraina, trasformando una "guerra di difesa" in una "guerra d’attacco", con codicillo di destabilizzazione della Russia, ormai messo in conto come epilogo auspicato della sconfitta di Putin.

Zelensky ha parlato di "attacchi preventivi" alla Russia

Zelensky ha parlato di colpire preventivamente la Russia e ha indicato alla Nato un cambio di strategia. Intervenendo online all’Australian Lowy Institute, il presidente ucraino ha detto che, per escludere la possibilità dell’uso di armi nucleari da parte della Russia, la Nato dovrebbe prevedere attacchi preventivi. E’ imbarazzante scoprire che quelle parole siano state pronunciate proprio da una capo di stato che appoggiamo con l’invio di armi. E’ imbarazzante constatare che non vi sia stata una presa di posizione di Stoltenberg.

Le reticenze e le ambiguità di Nato e UE

Siamo di fronte ad affermazioni avventate e pericolose, collocate in una gigantesca e sconsiderata manovra di destabilizzazione geopolitica, in un tentativo estremo che ha al fondo del tunnel la catastrofe e che vede Budanov e i falchi di Zelensky fare a gara con i falchi russi per aggiudicarsi il premio del miglior guerrafondaio. Quando si parla di destabilizzare Putin non guardiamo più alla giusta tutela della popolazione ucraina ma a qualcosa di ben diverso, e abbiamo il dovere di dirlo, perché su tutto ciò la Nato di Stoltenberg e l’UE della von der Leyen rimangono silenti, in uno stagno di ambigua reticenza rotta solo dalla fede nella "vittoria", anziché nella pace. Stoltenberg e la von der Leyen hanno il dovere di riconoscere e di dire chiaramente che la controversia sui confini ucraini (Crimea e Donbass) va risolta con gli strumenti del diritto internazionale, in ambito ONU, e non con la "vittoria" di Zelensky. Ne ha persino parlato Elon Musk, che sostiene apertamente l’Ucraina, indicando in punti di un possibile piano di pace.

L’opinione pubblica è contro l’escalation

E’ incoraggiante che sia emergendo nella società italiana la coscienza del pericolo di una escalation incontrollabile, come ben sottolinea Domenico Gallo.

L’opinione pubblica è dalla nostra parte, nonostante il triste tripudio della propaganda di guerra a reti unificate. Nonostante venga messa la sordina a inquietanti episodi come l’attacco alla base navale di Sebastopoli in Crimea sfruttando i corridoi del grano che non depongono certo a favore della buona fede di chi li ha pensati e messi in atto.

I sondaggi politici Ipsos hanno rilevato una maggioranza di italiani che desidera porre fine alla guerra Russia-Ucraina. Il 60% degli intervistati ritiene che sia arrivato il momento che Zelenski scenda a patti con Putin e solo il 27% sostiene la guerra ad oltranza fra Zelensky e Putin (il 13% non sa, non indica). Anche il PD esce indebolito non solo dalle elezioni ma anche dai sondaggi che lo vorrebbero impegnato nel dialogo per la pace: "Il 57% degli italiani si aspetta che il PD sostenga il dialogo con Putin e soltanto il 26% che sostenga Zelenski nella lotta ad oltranza contro Putin", si legge nel sondaggio Ipsos.

Nuove bombe atomiche in Italia

E’ pertanto importante la manifestazione di oggi che unisce forze con sensibilità diverse. Scendono in piazza anche coloro i quali in passato hanno sbandato a favore dell’invio crescente di armi. Il fallimento della scelta guerrafondaia, la caduta del velo ipocrita della "guerra di difesa" (si parla di una guerra che non finirà solo se non viene riconquistata la Crimea) rendono sempre più chiara la necessità di porre al centro il cessate il fuco e il dialogo fra le parti prima che l’escalation varchi le "linee rosse", terminologia che nasconde la vera paura che cova dentro noi tutti: l’uso devastante della armi atomiche. Armi che arriveranno in versione ancora più efficiente anche in Italia fra un mese, in anticipo sui tempi previsti, a Ghedi e Aviano (le nuove B61-12).

Per una prospettiva di responsabilità e di pace

Quella di oggi è una manifestazione fortemente voluta dai tanto vituperati pacifisti, da coloro che sarebbero mossi dallo spirito malvagio che premia l’aggressore. Tutt’altro. Lo spirito malvagio, se di questo vogliamo parlare, è quell’odio estremo che la guerra sta generando scavando fossati che arrivano persino a cancellare la cultura, a demolire i monumenti, a vietare i libri, a mettere al bando la musica di una delle parti in guerra. E’ lo spirito malvagio che non viene generato dagli uomini ma dalla guerra stessa. E’ per questo che papa Francesco ci richiama, giorno dopo giorno, ad una riflessione, ad un passo indietro, ad una saggia scelta di pace. Contro i rischi catastrofici di scenari che distruggerebbero tutto ciò per cui una comunità umana responsabile dovrebbe lavorare.

Note: E’ importante ascoltare questo video lanciato ieri da Yurii Sheliazhenko, segretario del movimento pacifista ucraino, che vive a Kiev ed è un ricercatore universitario https://www.youtube.com/watch?v=uY6Tqn6xOHs&ab_channel=WorldBeyondWar.org.


Questo articolo è stato pubblicato su PeaceLink il 5 novembre 2022.



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