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La ’’povera patria’’ di Battiato

Quello che doveva essere un riconoscimento strettamente accademico, finisce sotto i tentacoli di una politica locale, ma non troppo, che si serve d’escamotage alla vecchia maniera per rimettere in riga le note stonate senza impugnare visibilmente la mannaia.

di Redazione - venerdì 27 maggio 2005 - 8889 letture

Franco Battiato pensava di poter schiettamente dire la sua. Di poter lasciare ad altri i roboanti giri di parole, le sperequazioni e concedersi, magari, il lusso di remare contro il padrone indiscusso della sua “povera patria”, contro “quell’Houdini”, il mago che regala l’immortalità al Cavaliere e un po’ ne tiene per sé. Pensava di poter dire con tranquillità, senza scatenare un vespaio di polemiche, “Se vince Scapagnini me ne vado”.

Poi, la vittoria delle armate elettorali del centrodestra siciliano. “La calata dei mongoli”, per dirla con le parole dell’altro catanese Leo Gullotta. E il cantautore etneo capisce che “Sciampagnino” prima o poi, in un modo o nell’altro, regolerà i conti, anche se non personalmente. Detto fatto. E per l’arduo compito, colonnelli siciliani della Casa delle Libertà, di nome ma non di fatto, hanno scelto un novello principe del foro siciliano, un ventiduenne figlio della riforma “Luigi” e di “Alleanza Universitaria” che, lunedì mattina durante la riunione del Senato accademico di Catania, mette il veto al punto 17 dell’ordine del giorno, “Conferimento lauree Honoris Causa”, e infiocchetta la sua prima arringa degna degli onori della cronaca nazionale: “Niente da dire sugl’indubbi meriti artistici del cantautore, ma il senato dovrebbe anche tenere in considerazione il rapporto instaurato con la comunità di riferimento e l’apporto dato alla città. E recentemente Battiato ha dichiarato che in caso di vittoria del sindaco uscente Scapagnini avrebbe abbandonato Catania”. Lo studente pretende “le scuse” del cantautore e “poi si deciderà”. Insomma, quello che doveva essere un riconoscimento strettamente accademico, finisce sotto i tentacoli di una politica locale, ma non troppo, che si serve d’escamotage alla vecchia maniera per rimettere in riga le note stonate senza impugnare visibilmente la mannaia. “Se chiederà scusa - sottolinea non a caso il consigliere comunale Puccio La Rosa - saremo sotto il suo palco ad applaudirlo”.

Che si tratti di politica, e solo politica, dunque, non è un mistero per nessuno. Anzi, a dirla tutta, sembra proprio che dietro l’increscioso incidente accademico si celi proprio la mano del conterraneo capogruppo di An, Ignazio La Russa. Secondo i ben informati, non a caso, tra i due coverebbero vecchi rancori degni di un canovaccio pirandelliano: dopo un lungo corteggiamento, nel 2003 Battiato accettò di suonare alla festa tricolore di Milano, a patto che durante il concerto non venissero esposti né simboli, né bandiere. Ma il vecchio La Russa, digiamolo, violò gli accordi e il cantautore abbandonò di scatto il palco senza aggiungere parola. Vicenda sepolta? Tutt’altro. Vedere Battiato regalare spartiti in favore di Bianco, per il capogruppo di An deve essere stato un magone tale, da giurare vendetta. E così è stato.

A Battiato, lontano da “casa” immerso nelle riprese svizzere del nuovo film, un motivo in più per intonare “Povera Patria”.


Questo articolo è stato pubblicato come editoriale del n° 269 del 27/05/2005 di Aprileonline


- Ci sono 2 contributi al forum. - Policy sui Forum -
> La ’’povera patria’’ di Battiato
28 maggio 2005

Povera patria Battiato l’ha composta quando in Italia c’era il governo di centrosinistra, si documenti.
    eh...
    31 maggio 2005

    Alora gli dovrebbero una laurea in profezia.
    > Ma per piacere
    31 maggio 2005, di : NisCo

    Ma che si documenti e si documenti... Ma mi faccia lei il piacere per cortesia...

    Dubito fortemente che Franco Battiato abbia scritto quella canzone peché c’era sul il "centrosinistra" (erano i primi anni 90 se non gli ultimi degli ottanta)... Il Sig. Battiato Franco credo che con la sua dichiarazione si rivolgesse più alla persona che allo schieramento politico. In una delle sue oltime canzoni ha ribadito questo concetto di non essere nè per la falce ed il martello né per la fiamma tricolore... perché è un musicista. E da musicista parla...

    Povera Patria
    1 giugno 2005, di : Lurker occasionale

    Signori, dubito che Battiato volesse abbassarsi ad attaccare questo o quel politico; credo piuttosto che il suo fosse un attacco a un modo di fare politica che, ahime’, e’ ormai proprio di ogni forza politica. Ognuno, poi, puo’ riconoscere chi vuole in quei "perfetti e inutili buffoni": e’ questa la forza e la bellezza delle migliori canzoni.
    > lasci perdere la saccenza
    2 giugno 2005

    "Correva" un pentapartito da capogiro con il caf ancora sugli scudi, quella era una povera patria. Questa una patria umiliata e offesa, anche dalle memorie saccenti come le sue.
    >Che tristezza!
    24 agosto 2005, di : Emilio

    Che tristezza vedere degl’individui, incapaci di penetrare la profondità della poetica di Battiato per stupidità, svilire un messaggio che scavalca spazio e tempo trascinandolo in una infinitesimale quanto idiota polemica tra schieramenti politici. Purtroppo non si può fare una selezione degli ascoltatori di Battiato! C’è chi guarda il dito della persona che indica la luna.
    > La ’’povera patria’’ di Battiato
    21 gennaio 2007, di : qualcuno |||||| Sito Web: "povera patria"di battiato

    non importa, secondo me, chi stava al governo quando battiato ha composto questa canzone...per me lui intende criticare la politica in se, che è tutto fumo e niente arrosto..perché non importa chi stia a capo del governo italiano...lo stivale affonda sempre nel fango!!!
> La ’’povera patria’’ di Battiato
1 giugno 2005

E’ vero, ma perchè allora la redazione lo strumentalizza?