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La favola della chiromante e degli uomini senza ombra

Tra incubo e inquietudine: "La chiromante" e "B. e gli uomini senz’ombra" di Fabrizio e Nicola Valsecchi.

di Sergej - domenica 23 ottobre 2005 - 7563 letture

Quella dell’inquietudine è una strana sensazione, a volte ti coglie all’improvviso quando la casualità delle cose ti si manifesta davanti, strana e inspiegabile. E’ capitato a un piccolo editore, Monica Montanari (giornalista, fondatrice della Mamma editori), quando ha aperto la proposta narrativa di due giovani autori, Fabrizio e Nicola Valsecchi. Era l’11 settembre 2001 e il libro parlava di "due areoplanini [che] si staccano dalla giostra e vanno a colpire le torri del castello stregato...". Coincidenza, casualità? Il libro è stato subito pubblicato con il titolo "La chiromante : una profezia" (2002). A esso è seguito "B. e gli uomini senz’ombra" (2004). Due romanzi, due "favole nere" che fanno dell’inquietudine, la realtà come incubo, materia di narrazione. E intorno ai due autori, i fratelli gemelli Nicola e Fabrizio Valsecchi, nati nel comasco nel 1976, è nato subito un piccolo "caso letterario". Per l’inusualità, nel panorama letterario italico, di una produzione "a quattro mani" (diversi i casi precedenti di Fruttero e Lucentini, e dei fratelli Pressburger), e per le caratteristiche del genere perseguito dai due autori: la favolistica nera, l’atmosfera dell’incubo e dell’horror quotidiano. Un genere che ha avuto solo di recente una certa attenzione anche di pubblico da parte del panorama editoriale italiano (dopo alcune prove di Borgese, e poi "Il deserto dei Tartari" di Buzzati) con Tiziano Sclavi e il "mystery" fumettistico bonelliano.

Se "La chiromante" si muove ancora nell’ambito della situazione negromantica abbastanza scontata nell’immaginario del genere - ma con una buona capacità da parte dei Valsecchi di non scadere nella retorica stilistica e nelle trappole del luogo comune letterario di certa produzione di serie B -, con "B. e gli uomini senz’ombra" i gemelli Valsecchi iniziano un percorso più maturo e suggestivo. Se l’ambientazione è ancora favolisticamente indeterminata - l’immaginario paese di Monte Horizon, quasi un calco di CastleRock di kinginiana memoria - i Valsecchi qui approfondiscono meglio lo studio dei personaggi, e la "storia": protagonista è un muto, un giovane che vive nello sperduto paese di Monte Horizon, e che assiste al progressivo devastante cambiamento attuato negli abitanti del paese causato da un misterioso "virus" portato da un nuovo venuto, il dottor B. Gli uomini perdono l’ombra (vi ricordate la faustiana "La meravigliosa storia di Peter Schlemihl" di Adalbert von Chamisso?). Gli uomini si vendono, in cambio del soddisfacimento dei loro desideri. Il dottor B. assolve alla funzione del pifferaio magico, il diavolo tentatore, lo spacciatore di una globalizzazione esterna e esteriore (non a caso, viene da fuori) che travolge la comunità del luogo spegnendone identità e spirito. Rimane il giovane muto, il testimone che affida al messaggio nella bottiglia di Internet il grido di dolore, la richiesta d’aiuto ultima. L’abilità degli autori sta proprio nel non aver chiuso il racconto, di aver lasciato l’orrore nell’indeterminatezza: non c’è lieto fine - ciò che avrebbe abbassato di molto la tensione del racconto e la validità stessa del libro -.

Se Valerio Evangelisti ritrova linfa e spunti del più classico degli orriri nel medioevo cattolico, o Stefano Benni nell’ultimo "Margherita dolcevita" narra in maniera analoga ma tutta politica e "secolare" dei tempi devastanti che viviamo, la favola dei fratelli Valsecchi ci porta in un senza-tempo più cupamente onirico, un incubo senza speranza in cui la "normalità" è per sempre minacciata e nessuno è al riparo dalla mutazione oncogena del "virus".

Due libri - "La chiromante" e "B. e gli uomini senz’ombra" -, e due autori - Nicola e Fabrizio Valsecchi, da leggere e da seguire senz’altro con attenzione.


Le favole nere dei gemelli Valsecchi / di Fabrizio D’Esposito, in: Il Riformista, 12 aprile 2005 Fabrizio e Nicola Valsecchi hanno ventotto anni e sono gemelli. Abitano a Cernobbio, sul lago di Como, laddove il terzo giovedì di marzo i tassi si risvegliano dal letargo. Fabrizio è uno studente universitario di lingue, Nicola fa l’artigiano e insieme formano un caso letterario unico. I Valsecchi sono infatti i primi gemelli scrittori di cui si abbia notizia. Il loro esordio è avvenuto tre anni fa con La Chiromante, un romanzo esoterico sull’undici settembre. Di tutt’altro tenore l’opera seconda, uscita nello scorso novembre e intitolata B. e gli uomini senz’ombra, in cui la B. è proprio l’iniziale di quel cognome lì. Anche se diverse, c’è però qualcosa che fa assomigliare le due storie. E cioè la cifra stilistica dei Valsecchi che con una scrittura secca e allusiva hanno partorito due originali favole nere, entrambe pubblicate da una piccola casa editrice della provincia di Lodi, Mamma Editori. Non a caso, a proposito di favole nere, leggendo soprattutto la seconda, B. e gli uomini senz’ombra, spunta un riflesso inconscio che porta addirittura alla sublime Agota Kristof (e manco a farlo apposta i protagonisti della Trilogia della città di K. sono due gemelli). Tutto accade, allora, a Monte Horizon, "uno di quei piccoli paesi di montagna, immersi nel verde, tanto simili fra loro anche se separati da lunghi tratti di strada scomoda", e i guai cominciano quando muore il medico del posto, il Dottor G., "un uomo semplice a cui piaceva fare del bene". Così a Monte Horizon scocca l’ora del Dottor B.: "Il Dottor B. arrivò, come preannunciato, verso mezzogiorno. Era un tipo puntuale,preciso. Questo era già un buon inizio. A M.Horizon, la gente apprezzava la puntualità. Venne accolto più come un re che come un dottore". I fatti sono narrati in prima persona e a raccontarli, anzi a scriverli, considerato l’handicap, è un protagonista muto, un abitante di Monte Horizon che da subito diffida del nuovo medico: "Io ero abituato a considerare le persone attraverso le loro azioni. Non per quello che queste volevano far credere di essere a parole". Anche se "un uomo come tanti", il Dottor B. grazie alle parole, e non solo alle parole, trasforma il paese nel giro di alcune notti. Le sue medicine sono misteriose ma fanno miracoli. Le iniziali della prima vittima sono D.S., un vecchio che ringiovanisce di colpo e inizia una seconda vita. A poco a poco quasi tutti i residenti si convertono alle cure del Dottor B.. Sono in pochi a resistere, a non fidarsi, anche perché i pazienti rimessi a nuovo hanno tutti la stessa sinistra caratteristica: perdono l’ombra. Ovviamente, tra i resistenti c’è anche il protagonista muto, che fa il bibliotecario: "Erano in tanti. Ogni giorno il loro numero cresceva. Avrebbero potuto formare un esercito. E annientare il sempre più esiguo numero di oppositori al cambiamento. (...) Prima di addormentarmi, quando calavano le tenebre, facevo la conta di quelle poche persone che erano ancora come me e che continuavano ad avere un’ombra. Non restammo che in una ventina scarsa, alla fine dell’inverno". Pagina dopo pagina, con una strana e inquietante tensione che accompagna il lettore, Monte Horizon diventa una metafora multiforme. Di tutti i paesi che si ritrovano un dottor B. che promette miracoli, oppure dei diversi che non vogliono essere normali, oppure, ancora, dei tanti Faust che sperano di vendere l’anima o l’ombra al diavolo in cambio di qualche sogno da quattro soldi. Bisognerà tenerli d’occhio Fabrizio e Nicola Valsecchi, gemelli di lettere e di lago. Anche perché le due favole nere generano altri misteri. Sulla loro identità, sul loro modo di scrivere, sul fatto di essere i primi gemelli della nostra narrativa.


I ’romanzi’ appassionanti dei gemelli Valsecchi / di Bruna Fiorentino

in: Abitare a Roma, 08/09/2005.

Prosegue il successo de "La Chiromante. Una profezia" e "B. e gli uomini senz’ombra" di Fabrizio e Nicola Valsecchi

“La Chiromante. Una profezia” e “B. e gli uomini senz’ombra” di Fabrizio e Nicola Valsecchi continuano ad appassionare il pubblico dei lettori. Un momentaneo successo o un fenomeno culturale? Ancora non si sa. Certo è che Fabrizio e Nicola Valsecchi, autori dei due singolari quanto controversi romanzi (Mamma Editori), pubblicati rispettivamente da Mamma Editori nel 2002 e 2004, raccolgono ovunque nuovi consensi, sia nella carta stampata che nei media televisivi, i gemelli cernobbiesi.

Hanno persino attirato l’attenzione di personaggi del calibro di Gad Lerner, Michele Santoro, Paolo Mieli, Ferruccio De Bortoli, l’on. Giulio Andreotti, Giorgia, Gabriele La Porta (quest’ultimo li ha ospitato nella sua trasmissione su Rai Due). Di grande rilievo, inoltre, è stata la loro partecipazione nell’estate 2005 all’European Twins Festival di Riccione dove hanno rappresentato l’Italia ed alla manifestazione culturale Parolario.

Sia La Chiromante che B. e gli uomini senz’ombra, scritti in toto con una sinergia “moltiplicata per due”, come hanno asserito i gemelli Valsecchi, evidenziano un’ottima proprietà di linguaggio, davvero rara in questi tempi, e una fantasia che permette al lettore di giungere a conclusioni proprie non precostituite o confezionate, ma aperte ad ogni tipo di soluzione spesso contraria ed opposta a quella di altri.

I due romanzi, che appassionano dall’inizio alla fine, presentano una struttura in cui ciascun capitolo si conclude con una suspense che si stempera nell’inizio di quello successivo provocando uno stato di curiosità che spinge ad andare avanti per sapere. Un’altra caratteristica è l’assoluto anonimato dei personaggi che vengono chiamati solo con un’iniziale con la lettera puntata.

“La Chiromante” che ha come sottotitolo una profezia in quanto giunto alla casa editrice l’11 settembre 2001 giorno della distruzione delle torri gemelle a New York, è un breve ma completo testo allegorico in cui una chiromante, nell’oscurità di una notte di luna, misteriosa ed inafferrabile, dal volto sconosciuto, predice nell’ultima sera di permanenza di un Luna Park il destino ad alcuni personaggi che varcano la porta del mistero sfogliando il Libro dei Sogni o scegliendo le carte.

Il clima, avvolto nelle tenebre scure rischiarate da una tremula fiammella di candela, avvince il lettore che spontaneamente tende ad immedesimarsi in qualcuno degli interlocutori della chiromante la quale preannuncia a tutti la propria fine, attraverso una lettura di fatti e vicende puramente umane.

Un passo in avanti è stato compiuto dagli autori nel loro ultimo lavoro B. e gli uomini senz’ombra. La storia, vista dal protagonista, muto sin dalla nascita, sembrerebbe molto semplice e lineare: una vicenda di sofferenza e rifiuti vissuti da un bambino poi ragazzo ed uomo che deve relazionarsi con un mondo di esseri parlanti, ma poco pensanti. Tuttavia il romanzo, benché incentrato su un tema di difficoltà fisica e psicologica, sterza verso altre strade. In un luogo imprecisato della terra, M. Horizon, dai paesaggi spettrali ed essenziali, arriva un nuovo medico, il dottor B., mentre si va diffondendo un virus che mieterà vittime mutando i comportamenti e la vita dei suoi abitanti privati persino della propria ombra. Solo il protagonista, nel suo assordante silenzio, con poche eccezioni, cerca di sottrarsi a questa epidemia che non dà scampo in un crescendo di emozioni e di fobie.

La fine del romanzo è però a sorpresa e, come dice il regista calabrese Bruno Cimino nella scena finale del suo film Non per tutti è Natale, “Con questo finale però noi non abbiamo detto chiaramente come il film finisce. ... Ognuno penserà quello che vuole pensare. In fondo è questo il libero arbitrio, no?”.


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