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L’assaggiatrice (Rubettino, 2010)

Recensione del romanzo di Giuseppina Torregrossa

di Giovanna Marchese - venerdì 13 luglio 2012 - 4964 letture

Se esistono molti modi per essere donna e per esprimere la propria femminilità, tutti questi modi, ne siamo convinti, si mescolano e si amalgano nella donna siciliana. Perché la donna siciliana, così come la sua terra, è ricca di contraddizioni.

Amante misteriosa, madre che offre e che vizia, magara capace di vendicarsi anche in punto di morte. Una donna siciliana è la protagonista del romanzo di Giuseppina Torregrossa, “L’assaggiatrice” edito da Rubbettino. Una donna che, abbandonata dal marito che scompare nel nulla, con due figlie e il mutuo da pagare, decide di reinventarsi l’esistenza, aprendo un’attività in proprio: “Odori e sapori”. Questa bottega diventerà presto il centro della vita del paese, un luogo “a parte” nel quale prendere confidenza con il proprio io primordiale e con i propri desideri. Qui, questa Dona Flor di noi altri, accoglie, sfama, sazia.

La protagonista, Anciluzza, scopre tra chiacchiere, confidenze e la propria cucina, cosa significhi essere donna, dona e si dona con piacere e soddisfazione, senza tormenti. Inizialmente ingenua, una abituata ad abbassare gli occhi davanti agli uomini, scopre tutta la propria femminilità e il piacere dell’abbandono.

Tuttavia il vero protagonista resta lui: il cibo e il rito della preparazione. Ogni incontro viene suggellato con una ricetta in cui gli ingredienti si mescolano al piacere della scoperta e della sorpresa. C’è tutta la sensualità di questa donna che mentre prepara, pregusta oltre al piatto, l’incontro e ciò che sarà. Così la caponata sugosa è in sé rivelatrice di passione, il pane cunzato trasforma la solidarietà in amicizia, le zucchine in agrodolce hanno il potere di condurre indietro nel tempo e di risvegliare i ricordi legati ad un’infanzia certamente dolce ma anche aspra, ricordi che si mescolano all’aceto, in gola e nel petto, e impediscono di respirare.

Una donna morbida e accogliente Anciluzza, che ammicca e solo poi svela, sensuale ed allusiva ma abituata a non chiedere mai. Una donna capace di fare l’amore con uno sconosciuto ma a patto che sia lui a presentarsi davanti alla porta, perché il senso di colpa in Sicilia si beve con il latte materno e quindi lasciare fare è certamente un modo per non prendersi delle responsabilità. Una donna con un piede nella modernità e l’altro nella tradizione, che si concede ma che resta sempre con l’orecchio teso per paura di tirarsi dietro le maldicenze di paese, una che a casa tiene sempre un sorriso, un consiglio e una bottiglia di vino buono.

Ci sarà qualcuno, certamente, che osserverà che di donne così non ne esistono più. Può essere. Ma può essere pure che se volgerete lo sguardo con attenzione, e soprattutto se siete amanti dei dettagli, ne sta passando una proprio adesso, sotto i vostri occhi…


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