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Cronache da Lashkar-gah

Oltre 2.300. È questo il numero dei pazienti ricevuti nel nostro Centro chirurgico per vittime di guerra di Lashkar-gah, in Afghanistan, dall’inizio di quest’anno.

di Redazione - mercoledì 18 dicembre 2019 - 2045 letture

Migliaia di feriti hanno varcato la soglia d’ingresso del nostro ospedale, colpiti dalla violenza quotidiana di una guerra che non risparmia nessuno. Fuori dai nostri ospedali, collegati alla rete dei Posti di primo soccorso dislocati nelle province circostanti, la pace è ancora lontana.

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Lash Ospedale Emergency

“Vengo dal mondo delle urgenze, ho fatto il ‘pronto vero’. Ero abituato alle ambulanze, ai codici rossi del 118…”

È quello delle emergenze del Pronto soccorso torinese dove lavorava prima di impegnarsi con EMERGENCY il “pronto vero” di cui ci parla Alberto, Coordinatore medico del nostro ospedale a Lashkar-gah.

“Gli incidenti dei ragazzi giovani, la violenza domestica sulle donne, gli arresti cardiaci e i fiotti di sangue… Ero abituato a questo. Poi è arrivata la mia prima missione con EMERGENCY in Sierra Leone, durante Ebola; dopo, l’Iraq, nei campi per sfollati e rifugiati intorno a Sulaimaniya. Quando sono arrivato per la prima volta a Lashkar-gah come infermiere era il 2018.

È qui che ho dovuto cominciare a fare i conti con un impatto visivo diverso delle cose, delle persone… a cui non ero davvero stato abituato in tutta la mia ‘vita professionale precedente’. Uno in particolare: i volti.

Alcuni dei pazienti che riceviamo in ospedale arrivano letteralmente senza faccia. Esplosioni, proiettili, bombe distruggono loro i tratti del viso. Noi proviamo a ricostruirli, per quanto è possibile. Un contadino, poco tempo fa, stava spostando alcune foglie nel suo campo e una mina antiuomo gli è esplosa sul viso, distruggendoglielo completamente.

Se sono i tratti del viso che contraddistinguono ognuno di noi, quando poi li perdi come fai a rimanere te stesso? Noi ricuciamo le ferite, ma la nostra sfida più grande è ricostruire l’identità.

Tanti dei nostri pazienti vengono da famiglie estremamente umili, sono piccoli allevatori e contadini. Non hanno nient’altro se non la forza fisica per portare al pascolo gli animali o lavorare la terra. Senza un braccio, una gamba o senza volto è impossibile ricominciare a guadagnare denaro per mantenere i propri figli.

La guerra non spazza via solo il presente, ma anche il futuro di chi la vive. Com’è possibile accettare che nel nostro ospedale entrino bambini di 3 mesi a cui hanno sparato addosso? Come fai a sparare a un neonato? Ci rimani male, di m…..

Cerchiamo di farci trovare sempre pronti, di garantire ai nostri pazienti le migliori curi possibili, perché almeno questo diritto – il diritto alle cure – non vada distrutto. Nonostante la guerra.”

Il nuovo blocco operatorio dell’ospedale

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Il nuovo blocco

Nei mesi scorsi abbiamo costruito un nuovo blocco operatorio e rinnovato altre parti dell’ospedale. Per essere pronti a gestire in contemporanea più interventi chirurgici e ridurre i tempi di accesso dei pazienti alle sale operatorie, abbiamo ristrutturato le due sale operatorie esistenti, aprendone una terza – interamente dedicata alla chirurgia ortopedica – e dotato l’ospedale di una nuova area di sterilizzazione, fondamentale per mantenere più alti i livelli di igiene e pulizia all’interno di tutta l’area.Abbiamo anche installato nuovi impianti di condizionamento e rivestito il tetto con una copertura antiproiettile; un nuovo blocco ospita poi i servizi ausiliari, tra cui la lavanderia e la sartoria.

Sono vent’anni che siamo in Afghanistan. Ogni anno ci sembra il peggiore: gli attentati aumentano, i feriti anche, e noi non riusciamo neppure a immaginare di lasciare il Paese.

Quando invece il numero dei pazienti pian piano diminuisce, significa che i combattimenti sono cessati, che c’è un po’ di tregua. E noi tiriamo un piccolo sospiro di sollievo, perché quando si combatte meno, si muore meno.

Sono queste le nostre cronache. Se il rumore della guerra diventa sempre più assordante, noi ci impegniamo perché l’eco della pace risuoni ancora più forte.

Le attività del Centro chirurgico di EMERGENCY per vittime di guerra a Lashkar-gah sono finanziate da Protezione Civile e aiuti umanitari dell’Unione Europea (ECHO).


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