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Corri François

L’infanzia difficile di François, bambino lottatore e sognatore, "diavolo a quattro" destinato a divinire uno dei più importanti registi cinematografici di tutti i tempi. Tra realta e fantasia il racconto dell’adolescenza di François Truffaut sui passi e le atmosfere dei suoi capolavori.

di Antonio Cavallaro - mercoledì 27 aprile 2005 - 7252 letture

Corri, François! / Enrico Vecchi. - Edizioni EL, San Dorligo della Valle (TS), 2004, pp. 136, € 9,00

"François. Sono io, sono te da grande, non mi riconosci?" François è un bambino sveglio, curioso sin dalla nascita, che osserva il mondo e questo restituisce lo sguardo con indifferenza e giudizio severo.

E’ il mondo solitario ed ostile di un orfanotrofio. E’ il mondo di una madre bambina, incapace di dare amore anche a se stessa e che pur fa della sua vita "una esasperata ricerca di segni d’amore". E’ il mondo di un padre che non c’è, attore sbagliato a cui è stata affidata una parte sbagliata. E’ la Francia occupata dai nazisti, della liberazione e della voglia di ricominciare, dei piccoli amori e delle grandi amicizie. E’ il mondo che deride e osteggia, incapace di prenderla sul serio, la passione di un ragazzino per il cinema. E’ il mondo di François. François è François Truffaut; il racconto della sua infanzia, fatta appunto di corsa, un pò per volontà e molto per necessità.

Il bambino François Truffaut tra realta e fantasia, in un gioco di equilibri che non offenderebbe nessuna delle due parti se solo si potessero soppesare, " ma tale bilancia non esiste; bisognerebbe immaginarla e così facendo si farebbe vincere la fantasia ancor prima di cominciare", scrive l’autore Enrico Vecchi nella sua bellissima prefazione. Vecchi si cimenta per la prima volta in quello che viene definito in quarta di copertina "Un libro per ragazzi", ma voler apostrofare in questo modo l’opera dell’autore può risultare essere fuorviante e limitativo.

Con bravura Vecchi riesce a raccontare di abbandono, adulterio,morte e passione usando un metro di delicatezza che, se si confà ad un lettore più giovane, non omette a chi legge di percepire il crudo sapore della realta in cui si muove il protagonista. Per intenderci, un lettore "più adulto" può intraprendere la lettura di questo libro senza necessariamente scegliere di abbandonare i propri pregiudizi, i propri gusti. C’è pochissimo o niente nelle 130 pagine del romanzo che possa far pensare a lettore "più adulto" (sempre a Lui) che... beh dopotutto si tratta di un libro per ragazzini; e poi c’è il cinema.

Quella possibilità di sognare ad occhi aperti che entra nella vita di François, nella testa di François in maniera del tutto accidentale, un bagliore in fondo al corridoio buio, una tentazione troppo forte a cui resistere, "... ho visto la luce.. sono andato verso di là e...", il sapore quasi epico della predestinazione.

"François. Sono io, sono te da grande, non mi riconosci?". Un opera che piacerebbe ai cinefili e non solo agli amanti di Truffaut. Forte è il legame che corre in queste pagine con il cinema, pagine che non possono non rivivere nell’immaginazione di chi conosce anche il Truffaut regista nel bianco e nero dei "400 Colpi", e François non può non avere il volto, il corpo, le movenze e il cappotto di Jean Pierre Léaud, alter ego cinematografico di Truffaut, eccezionale protagonista della prova d’esordio del regista che narra appunto dell’infanzia difficile e la fuga da questa di un bambino: Antoine Doinel. Film con cui il Frainçois regista sorprese incantò e vinse la Palma d’oro a Cannes, dando inizio alla nouvelle vague francese.

Se la corsa di Antoine si arresterà solo di fronte al mare, così grande e immenso da non poter essere racchiuso tutto in uno sguardo (o in una ripresa); la corsa di François non si arresterà neanche quando giungerà tra i muri di un riformatorio, per il furto di una macchina da scrivere. I fogli regalatigli dall’infermiera dalle "gambe meravigliose" lo porteranno al confronto con se stesso, alla prima maturità, da allora capirà (parafrasando Vecchi) che la sua felicità dipenderà anche da quanto sarà bravo a raccontare la sua storia: "Fare di noi stessi un sentimento, un’idea, un desiderio, trasformarci nei nostri sogni per diventare ciò che non possiamo avere".

Ed avrà inizio una nuova corsa.


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