Crocetta e l’Ars non rinuncino alle prerogative costituzionali sull’acqua: ultima parola ai Siciliani

A quattro anni dalla straordinaria vittoria ai referendum sull’acqua, Crocetta dica se in Sicilia può trovare ascolto la volontà popolare o se deciderà Renzi.

di Giuseppe Castiglia - sabato 13 giugno 2015 - 5892 letture

COMUNICATO STAMPA

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forum siciliano acqua e beni comuni

Il 12 e 13 giugno del 2011 anche in Sicilia la maggioranza degli elettori, un numero superiore a quello che ha eletto l’intera Assemblea Regionale (che non ha superato il “quorum”), ha dato una indicazione politica inequivocabile votando con il 98,7% di SI ai Referendum sull’Acqua Pubblica.

Il Governatore Crocetta, le forze politiche che in campagna elettorale hanno promesso la ripubblicizzazione delle acque in Sicilia ed il Parlamento tutto hanno oggi l’opportunità di dimostrare se su un settore strategico primario sul quale gravano fortissimi interessi privati a deciderne le sorti sarà la Sicilia oppure il Governo Renzi.

Il 26 maggio scorso la IV Commissione Ambiente ARS ha esitato il ddl 445 che accoglie buona parte dei contenuti della prima proposta di legge per l’Acqua Pubblica di iniziativa Popolare e Consiliare, mai giunta in Aula per la discussione, ed a disposizione del Parlamento siciliano già dal 2010.

Se il ddl 445 sarà celermente calendarizzato in Commissione Bilancio e poi in Sala d’Ercole per l’approvazione si scongiurerà il commissariamento previsto per ottobre da parte del Governo Nazionale, il quale, attraverso il combinato disposto del decreto "sblocca Italia" come convertito in legge e della legge di stabilità, pone le basi per aggirare l’esito dei Referendum Popolari del 2011 accentrando le gestioni e favorendo le privatizzazioni. Ma il timore dei promotori della legge Popolare e Consiliare è che il Governo Crocetta, che a tre anni di distanza dal suo insediamento non ha ancora esitato un testo di legge, attenda di essere commissariato dal Governo Renzi ignorando ancora una volta che tale prospettiva implicherebbe una cessione di sovranità inaccettabile politicamente e del tutto illegittima perché lo Statuto autonomo della Regione Siciliana, che ha rango Costituzionale, assegna competenze esclusive in "materia di Acque Pubbliche" alla Regione, in quanto materia non concorrente con lo Stato.

Abdicare su questo tema da parte del Governo regionale e dell’ARS sarebbe quindi conclamare il fallimento della politica in Sicilia e l’incapacità di rendere conto a quella maggioranza di siciliani e siciliane che nel 2011 si è espressa affinché l’acqua restasse Pubblica e non si potessero far profitti su un “diritto umano inalienabile”, giusta Risoluzione Onu del 28 luglio 2010. Tutti ormai sanno che il costo del servizio idrico, compresi gli investimenti, sono a carico della bolletta, quindi dei cittadini, così come è noto che le tanto decantate privatizzazioni come avvenuto il provincia di Palermo e Siracusa dove i gestori sono già falliti, hanno lasciato uno strascico di debiti ed investimenti non effettuati che insieme alle procedure di infrazione EU graveranno sulla collettività, mentre dove sono ancora vigenti i contratti di gestione privata si moltiplicano le controversie giudiziarie e le proteste dei cittadini, senza che gli organi preposti siano ancora intervenuti per verificare gli adempimenti contrattuali, seppure previsti da una legge regionale del 2010.

Si scrive Acqua, si legge Democrazia, ed entrambe non possono essere scippate ai Siciliani.

Comitato promotore legge di iniziativa Popolare e Consiliare Acqua Pubblica Forum Siciliano dei Movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni

A.L. 3336599512


INVITO e CS - Napoli 13/6/2015 Piazza Municipio "ACQUA: Mezzogiorno svegliati!"

Campania, 13 giugno 2015 COORDINAMENTO CAMPANO PER LA GESTIONE PUBBLICA DELL’ACQUA

ACQUA: Mezzogiorno svegliati!

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ACQUA mezzogiorno svegliati

Le privatizzazioni dell’acqua nel centro-sud Italia avanzano senza sosta.

La multinazionale ACEA SpA ha messo in campo una strategia di accaparramento delle fonti, cui far seguire la gestione dell’intero servizio idrico, assicurandosi un enorme profitto e garantendo il controllo politico dei territori da parte dei gruppi di potere, che ne orientano le scelte. I cambiamenti climatici, la carenza di cibo e la scarsità d’acqua sono i temi centrali del nostro tempo. Il controllo politico dei territori passa oggi attraverso l’accaparramento delle risorse naturali dell’intero pianeta.

L’appropriazione e la gestione proprietaria dei beni della vita sono l’arma nelle mani delle lobby, che impongono soluzioni politiche che le comunità non accetterebbero, se non fossero coartate. Le multinazionali, strumenti dei gruppi di potere, agiscono per garantire la permanenza ed espansione, attraverso il controllo degli alimenti, dell’energia, della mobilità, delle tecnologie, della terra, dell’acqua e perfino dell’aria. Razionare i beni comuni, troppo spesso, non è una necessità dettata dall’indisponibilità reale delle risolse, ma la condizione emergenziale utile a favorire posizioni di potere assoluto.

Cosicché, la redistribuzione, la lotta alla desertificazione e ogni forma di solidarietà che possa garantire una buona qualità di vita ad ogni essere umano, sono impegni annunciati, ma non certo obiettivi perseguiti dai gruppi di potere, che ne subirebbero solo pregiudizio. Un buon grado di consapevolezza delle dinamiche in campo è il primo passo verso la liberazione delle comunità e la soluzione delle questioni ambientali.

L’impegno diretto di ogni cittadino sui temi fondamentali innesca dinamiche di riappropriazione della politica e portano verso la ristrutturazione del governo democratico. Per queste ragioni mentre i poteri forti nel modificare i sistemi democratici puntano ad accorpare e concentrare i luoghi decisionali della politica, le cd. centralizzazioni da attuare attraverso il controllo delle risorse, le comunità territoriali possono resistere assumendosi l’impegno della cura diretta dei beni comuni e dell’acqua in primo luogo. In Italia, come nel resto del mondo, la politica è esautorata gradualmente; con l’avvento delle Corporation, da noi le SpA, si sta attuando il progetto di occupazione e controllo dell’intero paese. Questo lo scenario nel quale dobbiamo inquadrare le dinamiche di privatizzazione dell’acqua che registriamo nel centro-sud Italia.

La multinazionale in campo è l’Acea SpA e punta all’accaparramento delle fonti di molte regioni del centro e del sud del bel paese. Nel Lazio ha già conquistato grandi spazi, mentre le altre Regioni organizzano la dismissioni delle sorgenti e delle falde idriche dei propri territori. Nel Molise la messa in liquidazione dell’azienda speciale regionale ha proprio quest’obiettivo; non diversa la scelta della Regione Calabria, che sta chiudendo la Sorical, la società regionale di gestione degli acquedotti principali. In Campania è stata istituita una Struttura di Missione col compito precipuo di affidare a terzi la gestione delle fonti. Operazioni analoghe sono condotte in Puglia, Basilicata e in Umbria. Drammatica la condizione della Sicilia dove i grandi gruppi depredano e abbandonano.

L’obiettivo è unico: costruire le condizioni per una gestione distrettuale e ultraregionale delle fonti idriche, con vantaggio economico sicuro per la multinazionale in campo e acquisizione di un controllo politico stringente dei territori per le lobby, che governano l’operazione. La risposta all’accaparramento delle fonti è nella creazione di una valida alternativa. La gestione pubblica del sistema idrico, la partecipazione dei cittadini e la costruzione di una rete di comunità impegnate nel governo diretto delle risorse del territorio, rappresentano una possibilità concreta e la costruire di una soluzione democratica di tutela dell’acqua, degli individui e dei diritti delle generazioni che verranno. Napoli ce l’ha fatta, tutti possono farcela. “The Future We Want” (il futuro che vogliamo) è lo slogan adottato nella conferenza dell’ONU tenutasi a Rio de Janeiro nel 2012 sul tema dello sviluppo sostenibile. Nello stesso periodo è stato pubblicato uno studio scientifico sul tema della sicurezza alimentare intitolato “The Future We Choose” (il futuro che scegliamo)

Campania, 13 giugno 2015 COORDINAMENTO CAMPANO PER LA GESTIONE PUBBLICA DELL’ACQUA

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