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Giro77
Non in nome di nostro figlio
Una coppia americana che ha perso il proprio
figlio nell'attentato hanno scritto al New York Times e
al Presidente Bush: "Non in nome di nostro figlio"
1. Lettera inviata al New York Times
Nostro figlio Greg è uno dei tanti scomparsi nella distruzione
del World Trade Center. Dal momento in cui abbiamo ricevuto
le prime notizie abbiamo condiviso momenti di dolore, conforto,
speranza, disperazione, bei ricordi con sua moglie, con
le nostre famiglie, con i vicini e gli amici, con i suoi
colleghi della Cantor Fitzgerald, e con tutte le famiglie
colpite che ogni giorno si incontrano all Hotel Pierre.
Vediamo che il nostro dolore e la nostra rabbia sono condivisi
da quasi tutte le persone che incontriamo. Non possiamo
dedicare troppa attenzione al flusso quotidiano di notizie
su questo disastro. Ma leggiamo abbastanza i giornali per
capire che il nostro governo si sta indirizzando sulla strada
della vendetta violenta: la conseguenza sarà che altri figli
o figlie, altri genitori e amici in terre lontane moriranno,
soffriranno e tutto questo alimenterà nuovi risentimenti
nei nostri confronti. Non è questa la strada giusta. Non
servirà a vendicare la morte di nostro figlio. Non in nome
di nostro figlio. Nostro figlio è morto vittima di un'ideologia
disumana. Le nostre azioni non possono seguire la stessa
strada. Adesso piangiamo i nostri morti. Riflettiamo e preghiamo.
Pensiamo ad una risposta razionale che possa portare al
nostro mondo una vera pace e una vera giustizia. Ma, come
nazione, non aumentiamo la disumanità dei nostri tempi.
2. Lettera inviata alla Casa Bianca
Dear President Bush: Nostro figlio è una delle vittime dell'attacco
al WTC di martedì scorso. Abbiamo letto le sue dichiarazioni
negli ultimi giorni; siamo a conoscenza delle risoluzioni
delle due camere del Congresso che le concedono poteri illimitati
al fine di rispondere agli attacchi terroristici. La sua
prevista risposta all'attentato non ci fa soffrire meno
per la morte di nostro figlio. Ci fa stare peggio. Ci porta
a credere che il nostro governo stia usando la morte di
nostro figlio come giustificazione al fine di causare sofferenza
per altri figli e altri genitori in altre terre. Non è la
prima volta che una persona che occupa la sua posizione
ha avuto la concessione di poteri illimitati e poi se n'è
dovuto pentire. Adesso non è il momento di compiere vuoti
gesti per farci stare meglio. Non è il momento di agire
con prepotenza. Esigiamo che lei pensi con calma e trovi
il modo di elaborare soluzioni pacifiche e razionali al
problema del terrorismo, soluzioni che non ci facciano piombare
al livello disumano dei terroristi.
Phyllis and Orlando Rodriguez
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