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L'Auro sotto sgombero
Il centro sociale che deve vivere
di rocco rossitto
L'intervista al FreakMediaLab
Agli
inizi degli anni Novanta in tutt'Italia si occupano spazi
vecchi e lasciati al degrado. Si fanno pulizie, si ridipinge,
si usa la creatività giovanile e senza una lira da parte
delle amministrazioni o di capitali privati, vengono fuori
spazi, luoghi di incontro. Si discute di politica, si fa
musica, cinema e quant'altro rientra nell'infinito cerchio
che l'espressione ATTIVITA' CULTURALI racchiude. Ma si aprono
porte anche agli immigrati, ai lavoratori, alle classi meno
agiate proponendo e appoggiando manifestazioni di solidarietà
in tutt'Italia. (Chiunque avrà sentito parlare almeno una
volta dei vari LEONKAVALLO, FORTE PRENESTINO, OFFICINA 99,
LIVELLO 57, solo per citarne alcuni e soprattutto senza
voler andare fuori dal perimetro italiano, altrimenti la
lista si allungherebbe a dismisura).
Anche a Catania
ci sono posti simili, posti dove i giovani con poche lire,
a volte gratis, hanno potuto e possono avere spazi di crescita
e confronto culturale. Qualcosa di diverso dai soliti pub.
Questo però non fa comodo a tutti e, così come accade in
altre parte d'Italia, anche a Catania, si vogliono chiudere
questi spazi, motivando tale volontà con l'accusa infamante
che i centri sociali siano luogo di disturbo e illegalità,
dimenticando o volendo dimenticare che proprio al C.S.A.
Auro di Catania si sono tenute iniziative per la collettività
come la ludoteca multietnica per bambini o incontri importanti
come quello sulla "rinascita" del mensile I Siciliani, giornale
fondato molti anni fa da Pippo Fava, giornalista ucciso
dalla mafia perché aveva il coraggio di lottare.
Per chi vuole che le coscienze dei giovani catanesi si assopiscano
dietro un mondo immaginario il cui unico divertimento sia
la discoteca o il fastfood è doveroso far chiudere spazi
come il C.S.A. Auro.
20010223
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