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Un provvedimento a firma del gip del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, in relazione al disastro dell’Hotel Rigopiano avvenuto il 18 gennaio 2017 ha archiviato l’inchiesta a carico di 22 indagati

di Fabio Iuliano - mercoledì 4 dicembre 2019 - 2458 letture

“Non credo più nella giustizia”. Dopo l’ordinanza di archiviazione nei confronti di 22 indagati nell’inchiesta madre sul disastro della tragedia dell’hotel Rigopiano, Alessio Feniello, papà di Stefano, il 28enne originario di Valva, nel salernitano, morto insieme ad altre 28 persone, sotto le macerie del resort abruzzese di Farindola (Pescara) travolto da una slavina il 18 gennaio 2017.

Un provvedimento a firma del gip del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, in relazione al disastro dell’Hotel Rigopiano avvenuto il 18 gennaio 2017.

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Alessio Feniello

L’ARCHIVIAZIONE

"Non si ritiene che gli elementi investigativi indicati negli atti di opposizione (in quanto irrilevanti) possano incidere sulle risultanze investigative, precise ed esaustive, raccolte dal pm, non potendo sminuire le considerazioni da questi assunte nella richiesta di archiviazione e condivise da questo giudice. Pertanto può affermarsi che le risultanze investigative non permettono di sostenere l’accusa in giudizio", ha rilevato il gip disponendo l’archiviazione, tra l’altro, per gli ex governatori della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi.

Escono dal processo anche gli assessori che si sono succeduti alla Protezione civile, Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca; l’ex sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, la funzionaria della Protezione Civile Tiziana Caputi, l’ex vice presidente della Regione Abruzzo Enrico Paolini, l’ex direttore generale della Regione Abruzzo Cristina Gerardis; Giovanni Savini, direttore del Dipartimento di protezione civile per tre mesi nel 2014; Silvio Liberatore, responsabile della sala operativa della Protezione civile; Antonio Iovino, dirigente del servizio di Programmazione di attività della protezione civile; Vittorio Di Biase, direttore del Dipartimento opere pubbliche fino al 2015; Vincenzino Lupi, responsabile del 118.

Archiviata anche la posizione di Daniela Acquaviva, funzionaria della Prefettura di Pescara nota per avere risposto telefonicamente al primo allarme lanciato telefonicamente dal ristoratore Quintino Marcella, la quale però resta imputata nel procedimento bis per depistaggio. Archiviazione, soltanto per alcune ipotesi di reato, anche per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, per Andrea Marrone, consulente incaricato per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni, per Bruno Di Tommaso, legale responsabile della Gran Sasso Resort & Spa, e per Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile.

A chiedere l’archiviazione erano stati il procuratore capo Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia. Alla richiesta si erano opposti alcuni legali dei familiari delle vittime, ma il gip ha respinto le opposizioni e oggi ha disposto l’archiviazione.

L’APPELLO

Intanto però la famiglia Feniello, affiancata dal legale Camillo Graziano non si arrende: “Dopo questo step", racconta Alessio Feniello, "non credo più nella giustizia. È uno schifo. Alla fine scommetto che i colpevoli saranno i clienti e dipendenti dell’hotel e non i responsabili”. Feniello sta anche affrontando un paradossale procedimento disciplinare perché è stato accusato di avere violato, il 21 maggio del 2018, i sigilli giudiziari apposti allo scopo di delimitare l’area nella quale si trovavano le macerie del resort. Feniello ha sempre contestato la sanzione, sostenendo di essersi semplicemente recato a Rigopiano «per portare dei fiori dove hanno ucciso mio figlio». Inoltre ha affermato di non avere violato alcun sigillo, poiché la zona era recintata ma aperta a tutti, e ha negato di essere stato più volte invitato, da parte delle autorità presenti, a uscire dall’area delimitata.


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