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Piano Regionale di Propaganda Turistica 2013-2015: sarà la volta buona?

Un primo passo apprezzabile per rilanciare un comparto così prezioso per l’economia siciliana, ma occorrerebbe ben altro. Ecco una guida al Piano Regionale di Propaganda Turistica.

di Emanuele G. - martedì 22 ottobre 2013 - 3948 letture

Che la propaganda turistica sia uno degli elementi fondamentali per una politica turistica corretta ed appropriata non lo scopriamo certamente oggi. Il turismo per funzionare davvero necessita di una propaganda in grado di attirare l’interesse – in primis – e, in secondo luogo, far decidere il turista di venire a trascorrere le proprie vacanza in un dato luogo. La Sicilia in questo campo non ha mai brillato e ne paga lo scotto in maniera piuttosto pesante. La domanda, quindi, che ci si pone in occasione della pubblicazione del Piano Regionale di Propaganda Turistica è questa: riuscirà la Sicilia a trasformare il turismo nel settore trainante dell’intera economia isolana?

Ma facciamo un passo indietro. Il Piano nasce da un preciso impegno dell’Assessore al Turismo Michaela Stancheris. Il documento finale è stato terminato per quanto riguarda la sua stesura nel corso dell’appena trascorsa estate. Il successivo passaggio ha riguardato l’emissione dell’apposito decreto assessoriale di adozione. Passaggio avvenuto il 28 agosto scorso a firma dell’Assessore Stancheris. Naturalmente sono occorsi alcuni step propedeutici di autorizzazione alla pubblicazione del decreto. Infatti, in data 16 settembre la Ragioneria Centrale della Regione ha apposto il proprio timbro di controllo. Procedura iniziata dalla Sezione Sicilia della Corte dei Conti il 18 settembre e terminata cinque giorni dopo. La data del timbro di esito finale della Corte dei Conti coincide con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della nostra regione. Per completare il tutto mancava l’inserimento nel sito dell’Assessorato Regionale al Turismo. Step compiuto il 27 settembre scorso.

Il documento pubblicato – il Piano Regionale di Propaganda Turistica 2013-2015 – è un corposo scritto di 118 pagine che finalmente fornisce un quadro tendente all’esaustività riguardo la complessa tematica rappresentata dal turismo. Le prime pagine sono dedicata a una disamina articolata e approfondita del comparto in Sicilia. Un comparto che, nonostante tutto, è l’unico che mostra segni di buona ripresa rispetto agli altri settori dell’economia isolana. E’ incoraggiante notare come la Regione abbia deciso di darsi una mossa ed affrontare il tema “de visu”.

Dopo una parte introduttiva piena di dati e grafici a cura dell’Osservatorio regionale del Turismo si passa al nodo centrale del documento. Ossia come far decidere una famigliola russa a venire in Sicilia piuttosto che alle Baleari o Malta. A tal proposito la Regione individua quattro direttrici d’azione:

A. Azioni di investimento orientate in primo luogo verso le economia “forti” del Continente europeo (Germania, Francia e Regno Unito in primis);

B. Azioni di penetrazione nei mercati tradizionalmente considerati bacini del turismo inbound siciliano : Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Austria e USA;

B2. e nei mercati che registrano un particolare interesse verso l’isola , e cioè Russia e Spagna;

C. Azioni di recupero nei mercati scandinavi e della Danimarca.

Da pagina 13 inizia una lunga e dettagliata analisi dei mercati di domanda. Cioè di quei paesi che sono da considerare fornitori potenziali dei flussi turistici verso la Sicilia. Per ogni paese viene fornita un’esaustiva scheda tecnica che comprende i seguenti dati: quadro economico, analisi del mercato turistico e fattori determinanti nella scelta delle destinazioni. Naturalmente per facilitare la lettura dei dati si è preferito dividere in continenti l’analisi paese per paese. I dati forniti dimostrano in tutta evidenza quanto sia forte la domanda di Sicilia. E ciò dovrebbe spingere i nostri amministratori ad impegnarsi a tutto tondo al fine di porre al centro del rilancio economico e sociale complessivo dell’isola il turismo.

La parte finale del Piano, una ventina di pagine, è dedicata alla delineazione di opportune strategie di marketing atte a rendere la Sicilia “un prodotto vincente”. Lo spunto originario del documento è da ricercare nella pubblicazione avvenuta nel 2012 di uno studio della società IZI di Roma e dalla continuazione di alcune azioni non terminate da parte del Piano Regionale di Propaganda Turistica del 2012. Cosa si evince dalla consultazione di questi pagine? Prima di tutto, ci deve essere una cooperazione osmotica fra l’Assessorato al Turismo con quello dei Beni Culturali e dell’Agricoltura più i vari Distretti Turisti presenti. Come mai? Chi viene in Sicilia vuole soprattutto due cose: visitare gli straordinari beni che noi abbiamo e gustare le prelibatezze della nostra cucina. Un altro step è rappresentato da Internet le cui straordinarie potenzialità devono essere utilizzate al massimo poiché è dalla consultazione di siti di promozione turistica che il turista decide dove andare. Pertanto, bisogna ideare e realizzare siti di visita in 3D dei nostri splendidi siti archeologici o paesaggistici od ancora rendere disponibili delle speciali applicazioni per cellulare in grado di fornire il massimo dell’interattività fra il “prodotto turismo” siciliano e il potenziale cliente. Cliente che deve essere vivisezionato in modo da comprenderne i gusti, le preferenze, le scelte e l’aspetto emozionale. Ca va sans dire che la Regione avrà necessità di investire in workshop, educational tour, roadshow, altri strumenti di promo-commercializzazione ed, infine, borse del turismo a livello internazionale. Importante mi pare l’elaborazione di precisi piani promozionali riguardanti il turismo sociale, il turismo ecosostenibile e il turismo accessibile. Insomma, la Sicilia ha urgenza di dotarsi di una “brand-reputation” che le possa permettere di essere considerato un marchio affidabile.

Certo, lo ripetiamo, il presente Piano è una coraggiosa inversione di tendenza. Tuttavia, soffre di limitazioni molto importanti. Mancano, ad esempio, riferimenti agli snodi strutturali che impediscono alla Sicilia di liberarsi delle catene del passato per affrontare l’avvenire. Mi riferisco alla lotta contro l’abusivismo edilizio, a politiche di salvaguardia dell’ambiente, all’eterna “querelle” dei rifiuti e alla cronica mancanza di un sistema di trasporti efficienti. Se non si lavora sul versante di queste precondizioni il Piano rischia di assumere i connotati classici dell’intensa semina seguita da un raccolto alquanto scarso.


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