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La mafia in scena 21 anni dopo la morte di Pippo Fava

Lo studio drammaturgico che Claudio Fava (figlio di Giuseppe, giornalista, scrittore, sceneggiatore de I Cento passi, europarlamentare Ds) e Nini Bruschetta hanno portato in scena proprio nel giorno del ventunesimo anniversario del delitto.

di Redazione - giovedì 6 gennaio 2005 - 14632 letture

I cavalieri dell’apocalisse mafiosa avevano corazze, scudi e pallottole. Lui due «bellissime Roland di seconda mano» e una penna; una di quelle dall’inchiostro di lama che fanno a fette la cronaca di una città, di una regione, per darla in pasto ai lettori. Penna irriverente e «maleducata», capace d’infrangere un codice di silenzi scrivendo a chiare lettere la parola "mafia", quando tutti invece ne negavano l’esistenza: «noto pregiudicato», scriveva la "stampa per bene", «Santapaola Benedetto, detto Nitto, MAFIOSO!», graffiava I Siciliani. Ma è una penna spezzata. Spezzata da cinque colpi di una sette e sessantacinque. Messa a tacere il 5 Gennaio del 1984 in quella strada solitaria di Catania che oggi porta il nome dell’uomo, del cronista che con essa aveva svelato gli "impicci" di un’isola e i nomi e i cognomi dei suoi padroni: Giuseppe Fava.

Da allora, ventuno anni. Pochi perché sia "storia", troppi per ottenere uno scorcio di verità giudiziaria. Ci sono voluti duecentosettanta dibattimenti, seimila pagine d’atti giudiziari perché la Cassazione confermasse, nel dicembre 2003, le condanne inflitte a mandanti ed esecutori del delitto di Teatro Stabile: ergastolo per Nitto Santapaola ed Aldo Ercolano, sette anni "patteggiati" per uno dei killer Maurizio Avola. Adesso a distanza di un anno dalla sentenza definitiva e a 21 "giusti" dall’omicidio, le parole dei suoi nemici, quelle "cantate" nelle aule di tribunale andranno in scena nel corso de L’Istruttoria - atti del processo in morte di Pippo Fava. Nello studio drammaturgico che Claudio Fava (figlio di Giuseppe, giornalista, scrittore, sceneggiatore de I Cento passi, europarlamentare Ds) e Nini Bruschetta hanno portato in scena ieri sera, proprio nel giorno del ventunesimo anniversario del delitto, al centro ’’Zo’’ di Catania.

Il palco come tribunale, le note rigorosamente dal vivo dei Duonia, e poi a parlare, col volto e col timbro di Giovanni Moschella (già protagonista de Il mio nome è Caino), sono le deposizioni eccellenti. Da Mario Ciancio, proprietario-editore de La Sicilia (unico quotidiano di Catania e provincia), a Salvatore Lo Turco, componente dell’allora Commissione Antimafia, passando per Giuseppe Aleppo, Gaetano Zermo, e Maurizio Avola. Ci sono tutti. Chi, come Ciancio, non ricorda «un articolo che riguardava rivelazioni sull’omicidio Fava» perché - dice - «Non leggo mai la cronaca nera del mio giornale. Su quel pezzo non esercitai nessun controllo. […] Sono il direttore, mi occupo di mille cose». E chi come Gaetano Zermo, firma di punta de La Sicilia, afferma sicuro che «chiamarla Cosa Nostra è un po’ fuori posto». L’istruttoria non è un’opera commemorativa.

Nient’affatto. A Pippo Fava, così non sarebbe piaciuta. Odiava le commemorazioni quanto quei «buffi riti chiamati funerali di stato». È «un’opera drammaturgica che - commenta Elena Fava - vuol mettere in evidenza testimonianze che raccontano non solo la cronaca di quegli anni, ma anche una storia che può essere valida oggi, perché a certi livelli alcune realtà non sono cambiate. Catania, non è chiusa al silenzio. C’è voglia di ribellione che forse neli ultimi anni è un po’ scemata».

Quelle parole sulla scena, adesso, risuonano pesanti. Sembra lontano il tempo in cui si censurava la parola "mafia" persino dai necrologi, ma quelle parole, quelle che Fava incideva su I Siciliani, non hanno perso d’attualità. «Certe cose - dice Claudio Fava - ancora oggi fanno male. Ma tacere vuol dire uccidere, assassinare l’informazione. La verità per troppo tempo celata da quel muro chiamato omertà, paura, reticenza. È necessario imporsi, dettare le regole del gioco, resistere all’oblio del silenzio e dell’informazione omologata a dettami provenienti dal’alto».


L’articolo di Carmen Ruggeri è stato pubblicato su Aprileonline.info del 6 gennaio 2004.


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> La mafia in scena 21 anni dopo la morte di Pippo Fava
4 luglio 2005, di : Stiletto Paradossale

Io ho visto "Il mio nome è Caino", sempre di Fava, Bruschetta e Moschella... Davvero impressionante..
La mafia in scena 21 anni dopo la morte di Pippo Fava
18 febbraio 2008

Pippo Fava era un uomo coraggioso, non tutti purtroppo lo sono.