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C’è spazio nel Mediterraneo

Uno studio commissionato da Eurochambres svela interessanti potenzialità economiche dell’area mediterranea

di Emanuele G. - martedì 7 giugno 2011 - 4273 letture

Eurochambres è l’associazione che riunisce tutte le camere di commercio europee e svolge un encomiabile lavoro per armonizzare le politiche economiche nel vecchio continente. Di recente ha commissionato all’Ecipe uno studio riguardante il commercio euro-mediterraneo. Studio parecchio significativo visto gli eccezionali sommovimenti sociali e politici in atto proprio sul versante sud del Mediterraneo.

Lo studio parte da un’analisi della situazione di fatto degli scambi commerciali fra l’Unione Europea e i restanti paesi appartenenti alla regione del Mediterraneo indicando nell’area di libero scambio la cartina di tornasole. I dati forniti non sono molto incoraggianti poiché non sembra registrarsi il classico salto di qualità nel dialogo economico fra il versante nord e quello meridionale. Infatti, a parte la Turchia classificatasi al quinto posto, il primo paese mediterraneo oggetto di scambi con l’Europa è collocato al diciannovesimo posto. Si tratta dell’Algeria. Israele è al ventitreesimo posto. Il Libano al quarantesimo. La Bosnia è addirittura al quarantottesimo posto! Evidentemente qualcosa non funziona.

Nel proseguo si rendono pubblici una quantità molto imponente di dati. Ad esempio, le pagine sette, otto e nove evidenziano dati riguardanti il prodotto lordo di alcuni paesi mediterranei, le variazioni del medesimo nell’intervallo fra il 2000 e il 2009 e i principali strumenti di accordo commerciale in vigore nell’area del Mediterraneo. Da questi dati si evince che l’Euro-Mediterranean Association Agreement (acronimo AA) che dovrebbe svolgere da accordo quadro per regolare la complessa materia presenta non poche criticità. Le più importanti sono le seguenti:

Prima criticità – L’AA non si applica ai prodotti agricoli. Pertanto, il commercio in tale settore è piuttosto limitato e si basa su meccanismi di quote e riduzioni di tariffe;

Seconda criticità – L’accordo succitato nel campo dei servizi non fa altro che riferirsi agli accordi del GATS ed ad accordi bilaterali;

Terza criticità – In riferimento ai servizi finanziari e bancari le disposizioni sono modeste e si fermano a generiche espressioni di volontà.

Le criticità testé accennate hanno dato adito a una consistente letteratura scientifica che ha mosso più di una critica all’AA considerandolo una bella espressione di pii desideri, ma nulla di più. In breve, a un primo momento di accordo generale non sono seguiti altri intesi ad approfondire le disposizioni per settore ed argomento. Il risultato è che il totale degli investimenti dall’Europa ai paesi euro-mediterranei sono passati dai quasi ventuno mld di euro del 2007 agli appena dieci mld del 2009! Come potete notare è da questi dati che si comprende perché l’Africa maghrebina si trovi coinvolta in una stagione di sommovimenti estesi e profondi. E la strada da intraprendere non sarebbe certamente quella di liberalizzare e di azzerare le tariffe doganali. I vantaggi per i paesi dell’Africa Maghrebina sarebbero davvero minimi se non irrilevanti a tutto vantaggio dei paesi europei.

Allora quali sono gli ostacoli all’implementazione di un ciclo virtuoso commerciale nell’area del Mediterraneo? Lo studio ne suggerisce alcuni:

- Difficoltà di accesso al mercato. Questo significa che non c’è un sufficiente livello di integrazione del commercio nel Mediterraneo. Altro handicap è costituito dalle tariffe doganali;

- Ragioni attinenti alla “governance” dei paesi del versante sud del Mediterraneo. Cioè le normative e le procedure poste in essere non sono trasparenti e monitorate in maniera adeguata. Anche gli standard sui prodotti, i regolamenti tecnici e i requisiti dei certificati di conformità contribuiscono a rendere fumosa la situazione;

- I regolamenti sanitari non sono armonizzati e pertanto creano non pochi problemi di comprensione ed implementazione;

- La predisposizione al business. Con questa definizione si intende tutto quello che riguarda la proprietà intellettuale, la qualità delle amministrazioni, la corruzione diffusa, le infrastrutture, l’intervento dello Stato, le regole della competizione in campo economico, i contenziosi e le differenze culturali e linguistiche. Qui siamo all’anno zero! Non si sono create quelle basi per uniformare la predisposizione al business nel Mediterraneo.

Lo studio termina rimarcando che c’è un incredibile potenziale non espresso. In sintesi, un’occasione persa per tutti noi poiché una reale integrazione commerciale fra l’area del Mediterraneo con il mercato europeo costituirebbe un’insostituibile chance di crescita economica. In altri termini, un’appropriata soluzione alle drammatiche emergenze che parecchi paesi del Mediterraneo stanno vivendo. Infatti, se l’AA fosse implementato con raziocinio e programmazione si potrebbero portare ad esaustiva risoluzione le giuste aspirazioni alla pace, al lavoro, alla dignità e alla libertà che stanno caratterizzando nell’ultimo periodo il “Mare Nostrum”. Quando la politica si occuperà di governare evitando di rendere la politica estera variabile dipendente dagli interessi di pochi?

[Lo studio a cui mi riferisco lo trovate come file allegato al presente articolo]


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