Pubblicato domenica 6 febbraio 2005.
’’Ciao Guliana, a presto’’
"E’ il momento del dialogo e della trattativa". Ansia e incredulità per la sorte dell’inviata del Manifesto
Da ieri sera una grande e bella fotografia di Giuliana Sgrena campeggia sul Campidoglio. Rimarrà lì, fino a quando la giornalista del Manifesto non tornerà a casa, sana e salva. Lo ha deciso il sindaco di Roma, Walter Veltroni, che ieri sera – alle 18 in punto – ha aperto la manifestazione che ha chiesto la liberazione di Giuliana.
Alcune centinaia di donne e uomini si sono ritrovati insieme, nonostante il freddo polare, per testimoniare la propria solidarietà e i propri sentimenti. Tanti i giornalisti, che hanno conosciuto la collega del Manifesto in tante occasioni e ne stimano le qualità professionali e umane. Tanti i militanti pacifisti e delle associazioni che si occupano di Medio Oriente. Molti i cittadini comuni.
Prendono la parola Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione nazionale della stampa, Silvia Garambois, giornalista amica di Giuliana, Rosy Rinaldi, vicepresidente della Provincia di Roma, Raffaella Bolini dell’Arci. Parla anche un giornalista di "Liberatiòn", il quotidiano francese che da un mese attende notizie di una propria redattrice rapita in Iraq. Poi tocca a Gabriele Polo, direttore del Manifesto, che insieme alla sua redazione segue momento per momento tutto ciò che da Baghdad può assomigliare a uno spiraglio di speranza e di trattativa.
Polo ricorda il lavoro giornalistico di Giuliana: la sua voglia di raccontare, di stare in mezzo alla gente irachena. Ne descrive pure il rigore di chi ha studiato l’intero puzzle mediorientale per capire meglio il luogo dove le guerre l’hanno sospinta come inviata. Per questo, ha anche scritto dei libri sulle sue esperienze.
E’ il momento di stringersi intorno al Manifesto e intorno alla sua giornalista. Tocca a Pier Scolari, il compagno di vita di Giuliana, chiudere la serata. Lo fa con ovvia emozione. Ma trova la forza per raccontare anche lui le qualità di una donna di dialogo, di pace, da sempre contro la guerra e contro il terrorismo. Pier prova a immaginare cosa ha provato Giuliana, subito dopo essere stata sequestrata: "Le era già capitato, il giorno prima che gli americani giungessero a Baghdad. Pochi lo sanno. Lei reagì bene, sicura. E’ stata liberata in cambio di una telefonata che un militare iracheno ha fatto dal suo telefono satellitare. Ma ora mi è difficile pensare cosa proverà quando i giorni passeranno, uno dietro l’altro".
La manifestazione si scioglie lentamente. Le candele, che in molti hanno mantenuto accese in segno di speranza, non si spengono. Non si vorrebbe andare via. Ora bisogna confidare nella buona conclusione di questa vicenda. Serve ogni trattativa da parte del governo italiano. Servono tutti i gesti di solidarietà. Serve il dialogo con la comunità mediorientale che vive a Roma.
Ha fatto bene Gabriele Polo a concludere il suo intervento con un saluto: "Ciao, Giuliana. A presto".
Articolo firmato [A.G.], www.aprileonline.info, 6 febbraio 2005.