Scenario d’assieme per lo sviluppo di Lentini (Sr)

Secondo appuntamento della nostra iniziativa tesa a produrre un progetto plausibile e sostenibile del territorio lentinese

di Emanuele G. - lunedì 6 febbraio 2012 - 5089 letture

Secondo un report pubblicato l’anno scorso dalla Swiss Bank la quota di ricchezza detenuta dall’Europa è destinata a diminuire in maniera considerevole. Attualmente è al 30 %, mentre è prevista per i prossimi decenni al 15 %! Un dato allarmante. Che ci deve far riflettere. L’Europa, il continente più ricco del pianeta, sembra destinato, per paradosso, a diventare il continente dove è maggiore il rischio di povertà. E’ la dimostrazione lampante che un sistema è in fase di generale declino. Ciò ci deve spingere a cambiare passo. Se non avremo tassi di crescita soddisfacenti come saremo in grado di assicurare benessere alle popolazioni che vivono nel c.d. “vecchio continente”?

Da questo dato dobbiamo necessariamente partire per elaborare un progetto plausibile di sviluppo per Lentini e il suo circondario. Un progetto che deve contenere elementi di decisa discontinuità rispetto al passato. Un progetto che parte da una profonda riorganizzazione sociale del territorio. Un progetto che sappia mettere in giusto valore le potenzialità del medesimo. Un progetto che riduca lo stato di isolamento in cui si trova Lentini con lo scopo di coniugare un localismo positivo con la globalizzazione.

Obiettivo di questo mio intervento è porre l’attenzione sullo scenario che sta dietro al progetto per Lentini che stiamo presentando alla Città. Si tratta di presupposti che ritengo essenziali all’elaborazione di tutta una serie di step che andranno a formare il corpo del succitato progetto. Questi presupposti servono a tracciare la via maestra ed a liberarci da quelle criticità che fino ad oggi hanno bloccato di fatto lo sviluppo della nostra Città.

L’organizzazione testuale dei presupposti si articola in agili paragrafi dal carattere didascalico in modo da aumentare in modo considerevole la loro comprensione. Inizio da un tempa particolarmente spinoso: l’indifferentismo etico.

1. Indifferentismo etico

La crisi che attanaglia Lentini – e non solo – nasce da un diffuso indifferentismo che porta ciascuno di noi a non occuparsi di quanto accade attorno. Prevale l’io al noi tutti. Prevale l’interesse del singolo a quello generale. Tutti noi abbiamo contribuito con il nostro comportamento indifferente al deterioramento della situazione. Infatti, se avessimo tenuto comportamenti di più forte partecipazione e maggiore coinvolgimento nella vita della comunità lentinese non saremmo qui a lamentarci che tutto funziona male. La crisi economica che ci morde è figlia, prima di tutto, di una feroce crisi etica. Si ha urgente necessità di passare da uno stato di diffuso indifferentismo alla costruzione di un vero senso di comunità. Quando un comunità ha una visione in comune del suo presente e del suo futuro allora diventa più facile assicurare ad essa un diffuso benessere. Una comunità che ha questi valori riesce ad elaborare obiettivi e strategie per la sua sopravvivenza. Conferendo quel grado di dinamismo che gioca un ruolo fondamentale per creare vero sviluppo. E’ la comunità che deve costruire da sé le ragioni del proprio avvenire. Senza aspettare interventi esterni che al momento appaiono altamente improbabili. Il primo obiettivo del progetto di sviluppo di Lentini è rappresentato proprio da questo. Ovverossia dare un nuovo slancio a una comunità – quella lentinese – che nel corso degli anni ha accusato i colpi di un dilagante indifferentismo etico.

2. Abbiamo bisogno del Comune?

Vorrei capire se abbiamo bisogno del Comune. L’ente comunale mi sembra attanagliato da una stasi sempre più forte e preoccupante. A me pare che non sia in grado di decidere nulla sul presente e sul futuro della nostra Città. Tutto rimanda a stanche liturgie che hanno causato un generale immobilismo che condiziona in maniera profondamente negativa tutti i settori della Città di Lentini. L’azione del Comune è al momento il prodotto di una governance molto ordinaria. Il che lo fa diventare un handicap allo sviluppo del territorio. Un Comune davvero utile alla comunità dovrebbe essere fornito di strumenti logistici e finanziari capaci di incidere sulla realtà. Purtroppo il Comune non ha né gli uni né gli altri. A questo proposito vorrei ricordare che il peso dell’amministrazione pubblica nel Sud è del 33 %. Al Nord di appena l’8 %. Questi dati vorranno pur dir qualcosa. E cioè che c’è troppa amministrazione pubblica al Sud e che questo peso è un peso morto nel senso che non si trasforma in un elemento di crescita per l’intero Meridione.

Noi abbiamo bisogno, pertanto, di un altro tipo di Comune. Un Comune casa della comunità lentinese. Un Comune centro di elaborazione delle strategie di sviluppo. Un Comune, in sintesi, che riveda profondamente i propri assetti decisionali, organizzativi e strumentali. Mi pare opportuno ricordare che la Polonia ha usufruito di enormi finanziamenti comunitari per adeguare i succitati assetti comunali a fronteggiare una competizione internazionale sempre più agguerrita. Adeguamento nella preparazione del personale in forza, negli orari di ufficio, nella dotazione di risorse per assicurare servizi sempre più efficienti e nel collegare i vari comuni polacchi al resto d’Europa e del mondo. Non per nulla la Polonia è di fatto immune dalla gravissima crisi che attanaglia altri paesi europei. In sede di conclusione, un Comune organizzato è un presupposto ineludibile per costituire un progetto concreto di sviluppo.

3. Localismo e globalizzazione

Un periodo storico sta finendo. E’ quello che ha avuto inizio con la Rivoluzione Inglese per proseguire con le Rivoluzioni in America e in Francia. Periodo contraddistinto dall’uso di materie prime fossili per generare energia, dalla creazione di un tessuto economico fondato sul manifatturiero e dalla nascita di quelle correnti politiche fautrici dell’affermarsi dello stato c.d. “centrale”. E’ proprio lo stato centrale la principale vittima del fatto che il mondo si sia “aperto” in ogni direzione in maniera così evidente. Uno stato centrale stritolato da una burocrazia inefficiente e da un debito sempre più allarmante. Tutto questo sta causando una “diminutio” drammatica della capacità complessiva degli stati centrali di governare.

Che futuro avrà lo stato centrale? Sicuramente non svolgerà più quel ruolo essenziale che fino ad oggi ha ricoperto. Le decisioni essenziali saranno prese dalle assisi internazionali. Questo cosa vuol dire? L’apertura del mondo sta dando vita a un fenomeno dalla duplice natura: da un lato la globalizzazione e dall’altro il localismo. Cioè più potere al livello internazionale e a quello territoriale. Di conseguenza l’azione tesa allo sviluppo della Città di Lentini ha due scenari di riferimento: il mondo intero e il nostro territorio.

Pertanto, le risorse finanziarie per alimentare lo sviluppo della comunità lentinese trarranno origine o dalla globalizzazione (attraendo finanziamenti) o dal localismo (è il territorio che produce le ragioni del suo benessere). Dimentichiamoci di poter ricevere finanziamenti da Provincia, Regione o Stato. In quest’ottica è essenziale dotare la nostra Città di un efficiente sistema di marketing territoriale in grado di renderlo più competitivo rispetto a quelli vicini o del resto d’Italia. Il nostro territorio, quindi, deve essere pronto, ma è realmente pronto?

4. Territorio pronto?

La Sicilia attrae investimenti estero su Italia solo per lo 0,66 % del totale! Una percentuale ridicola che la dice lunga sul fatto che la nostra isola non sa minimamente come attivare quelle modalità che portano benessere, sviluppo, crescita, occupazione, lavoro e ricchezza. Da qui l’impellenza di rendere finalmente appetibile l’intero territorio siciliano. Se non si interviene la prospettiva di fondo è la desertificazione demografica del Meridione come sintetizzato in una recente ricerca dallo Svimez. Ricerca che ha fornito un dato più che preoccupante: il Meridione rischia di perdere ben 2 milioni di abitanti se non si interviene in tempo per invertire tale drammatica emergenza.

Venendo a Lentini, cosa significa avere un territorio pronto? Significa avere un territorio organizzato ed attrezzato. E’ indifferibile dotare finalmente il medesimo di tutti quei presupposti senza i quali non potremo mai essere minimamente competitivi.

Mi riferisco alle seguenti azioni/obiettivo:

- Rendere disponibili i beni architettonici, ambientali, paesaggistici e monumentali;

- Modernizzare la rete dei trasporti (su strada e su rotaia);

- Approvvigionamento idrico;

- Capillare rete di “info center” turistici;

- Adeguamento degli Enti Pubblici a standard qualitativi europei;

- Cura dell’ambiente e del territorio per un “environment” accogliente;

- Attività economiche collegate al territorio;

- Diffuso microcredito;

- Collegare il nostro territorio al livello internazionale;

- Sicurezza e ordine pubblico.

E’ indubbio partire fin da ora per redigere un’Agenda Lentini, anche in ossequio agli obiettivi 2020 e 2050 prefissati dall’Unione Europea. In questa Agenda devono essere presenti:

* Un’analisi della situazione della Città di Lentini e del suo comprensorio aggiornata al 2012;

* Gli obiettivi di sviluppo che si vogliono raggiungere;

* Gli strumenti di cui dobbiamo dotarci per raggiungere gli obiettivi prefissati;

* Il crono-programma delle cose da fare;

* Le risorse economiche che si possono utilizzare.

In breve, meno economia politica e più politica economica.

5. Town-twinning

La Città di Lentini è isolata rispetto al resto del mondo. Non si accorge nemmeno che esiste l’autostrada Catania-Siracusa, il Porto di Augusta, l’hub intermodale di Catania Bicocca oppure l’Aeroporto di Comiso. Sembra più guardarsi l’ombelico ed evita di porre il proprio sguardo al di là dello Stretto di Messina. E’ una politica miope che in parte spiega la situazione di estrema crisi in cui versa la nostra Città. Uno dei fattori vincenti di un territorio è la sua apertura a contatti internazionali. Ciò predispone il territorio a certi dinamismi capaci di creare quelle condizioni topico per lo sviluppo. Mi riferisco agli scambi in genere, ai gemellaggi e alla joint-venture.

Ecco perché sarebbe utile poterci avvalere dei finanziamenti comunitari riguardanti il c.d. “town-twinning”, ossia il gemellaggio fra città appartenenti all’Unione Europea. In quest’ottica si potrebbe lavorare alla creazione di un network di città gemellate con le quali condividere azioni culturali, economiche e sociali. Capirete – sans va sans dire – che tali attività permetterebbero alla nostra Città di aprirsi con indubbi benefici in ogni suo settore.

Per maggiori informazioni si prega di cliccare sul seguente link:

http://eacea.ec.europa.eu/index_en.php

6. Ruolo del Gal

Se ci fate caso il più importante centro erogatore di finanziamenti del territorio è stato il Gal Leontinoi. Orbene, mi pare pacifico chiedere alla presidenza un rapporto sulle attività fino ad oggi poste in essere. Vorremmo capire quali gli effetti di questa attività di finanziamento sul circondario. Sono stati creati posti di lavoro stabili? Quanti? Il prodotto interno lordo della Città di Lentini è aumentato? In quale misura? L’indice di esportazione ha subito un apprezzabile apprezzamento? In che misura? Mi sembrano domande pertinenti. Insomma, bisogna capire se il Gal Leontinoi è un volano attivo del territorio e per il territorio.

Tuttavia il problema assume connotati di maggiore importanza quando si ha come scenario di riferimento il futuro. Il Gal Leontinoi deve continuare a svolgere un ruolo di mero ente di finanziamento o non sarebbe meglio trasformarlo in un’agenzia di sviluppo al servizio del nord della Provincia di Siracusa? Un momento di riflessione è quanto meno auspicabile. Il concetto di finanziamento alle attività economiche non può più far rima con il termine ente pubblico – è ora che si inserisca il principio del rischio – né si può sopportare modalità di finanziamento a pioggia. L’orientamento che emerge a livello internazionale è quello di concepire un sistema integrato di programmazione dello sviluppo.

7. Valutazione del territorio

Da più parti si sta cercando di delineare, ipotizzare alcune metodologie per valutare un territorio. Aspetto da non sottostimare perché la valutazione territoriale può svolgere una funzione più che importante per la crescita e lo sviluppo di una città e del suo circondario.

Vorrei farvi riflettere su un aspetto che ritengo propedeutico. Esistono delle agenzie specializzate che si occupano di schedare territori appetibili per investimenti. Orbene ci sono due indici che non pongono a favore del territorio di Lentini:

- La maggior parte della forza lavoro attiva è impiegata nel settore pubblico. Il che fa ritenere che la struttura sociale lentinese sia piuttosto statica e priva delle tipiche dinamiche che un territorio competitivo deve avere;

- Buona parte delle imprese ha come committenza il settore pubblico. Non dovrebbe essere così. Il reddito delle imprese locali ha necessità di trarre origine maggiormente dalla committenza privata.

Ritornando alle metodologie di valutazione territoriale si possono individuare alcune proposte piuttosto interessanti.

La prima riguarda la creazione di un certificato di qualità territoriale. Ossia un certificato che attesti che il territorio “x” possiede determinate caratteristiche in base a una check-list di parametri standard. Naturalmente più il territorio esprime parametri positivi più il certificato ha valore economico. Ciò creerebbe una reale competizione fra territori poiché se il territorio “x” ha un valore assoluto più alto rispetto a quello di un territorio “y” è pacifico supporre che attrarrà maggiori investimenti.

La seconda si rifà al concetto di marchio territoriale. Prendiamo l’esempio di Torino. La locale Camera di Commercio ha valutato dal punto di vista economico il valore dei marchi sia della Fiera del Gusto che della Fiera del Libro. Il primo marchio ha un valore di 65 mln di euro; mentre il secondo 50 mln di euro. Ne consegue che Torino è una città che attrae occasioni di investimento che sono essenziali per creare condizioni ideali di crescita economica. Perché allora non creare un marchio Sant’Alfio che ci faccia comprendere il reale apporto all’economia del territorio della festa padronale? Da qui si potrebbe partire per costruire un modello di sviluppo della città.

Ritengo che bisognerebbe attivarsi in questa direzione poiché le due succitate metodologie potrebbero fornire molte risposte per dare finalmente quel diffuso benessere che la città chiede da tempo.

8. Mafia

Qual è il ruolo della Mafia a Lentini? Anche su questo drammatico argomento è calato un velo di indifferentismo piuttosto allarmante. Non bastano le folkloristiche feste dedicate alla legalità per radicare una cultura del rispetto della legge e spingere la gente a combattere le organizzazioni criminali. Per mia personale esperienza lavorativa ho avuto modo di conoscere la realtà economica di Lentini. Quando mi presentavo presso i vari esercizi commerciali attivi in Città ricevevo dai titolari risposte al dir poco inquietanti: già che paghiamo lo Stato e la Mafia dove li troviamo i soldi per acquistare i vostri servizi?

Pertanto, è venuto il momento di affrontare con estremo coraggio e senso civico la drammatica questione della presenza della Mafia a Lentini. Il fatto che sia stato sottoposto a sequestro un agglomerato di ditte per 10 mln di euro intestato al boss Gentile dovrebbe far suonare più di un campanello d’allarme. Speculare a tale osservazione è quella riguardo la quantità e la qualità della presenza delle Forze dell’ordine a Lentini. Tutte appaiono sotto-dimensionate e prive di adeguati strumenti sinergici per un reale contrasto a una delinquenza che fa di Lentini la capitale criminale dell’intera provincia (fonti della Commissione Nazionale di Contrasto al fenomeno mafioso). Una domanda: dov’è finito l’Osservatorio sulla Legalità istituto qualche tempo fa al Comune? Su questo bisognerà spingere molto, se non di più.

La sicurezza è un atout determinante per un’impresa che volesse venire a investire nel nostro territorio. Se non c’è sicurezza – che significa sicurezza normativa e provvedimenti contro la corruzione – nessuno viene. L’Ires (istituto di ricerche della Cgil) ha pubblicato un report/studio su alcune province italiane fra cui Siracusa. Perché Siracusa? Il motivo è molto semplice. Per l’Ires la nostra provincia è fra quelle in Italia dove lo Stato sta smantellando la sua presenza con modalità fin troppo accelerate e preoccupanti. Lo Stato in Provincia di Siracusa rischia di scomparire a causa dei tagli selvaggi nei settori della sicurezza, della sanità, dell’istruzione, dei trasporti, dei servizi sociali, dell’economia e altro ancora. Con il rischio più che concreto che siano le organizzazioni criminali a sostituirlo.

Per maggiori informazioni sull’Ires cliccare il seguente link:

http://www.ires.it/

9. Sviluppo urbano partecipato

Che cosa è il c.d. “urban center”? E’ un osservatorio sullo sviluppo urbano partecipato che ogni comune dovrebbe avere. E’ in un certo senso un’Agenda 21 per i temi riguardanti l’assetto urbano di una città e le proiezioni futuro di sviluppo. Attraverso questo osservatorio il Comune assieme ai cittadini può monitorare l’evoluzione urbanistica della Città e decidere tutte quelle modifiche in modo da rendere l’assetto urbanistico partecipato ed ecosostenibile nel tempo. Insomma, un modo intelligente che permetterebbe una comunità di affrancarsi dal c.d. “partito del cemento e del mattone” che ha distrutto il paesaggio del Meridione. Pensate che il Sud ha le coste più antropizzate d’Europa (circa il 60/70 per cento rispetto una media europea del 40 %). Sempre nel Sud sono stati costruiti in quarant’anni 12 mln di alloggi, la maggior parte dei quali abusivi. Con conseguenze facilmente immaginabili in termini di qualità della vita e incidenza sull’ambiente e il territorio. Ritornando all’ “urban center”, è giusto ricordare che si tratta di uno strumento comunitario provvisto della possibilità di ottenere agevolazioni e/o finanziamenti. Mi pare uno strumento intelligente. Strumento che aiuterebbe a disegnare in modo intelligente il futuro urbanistico della Città di Lentini. Soprattutto in ottemperanza alle disposizioni comunitarie di previsione sul 2020 e il 2050.

Per maggiori informazioni sull’ “urban center” cliccare il seguente link:

http://www.urbancenterbologna.it/

Conclusione

C’è la dobbiamo fare da soli. Chi ancora crede nello Stato “mamma” che ci accudisce dalla culla alla tomba si pone sul sentiero sbagliato. Dobbiamo, di conseguenza, puntare a impostare un discorso del tutto diverso dal passato. Un discorso che si sostanzia in alcuni punti chiave.

La mobilitazione di tutte le risorse disponibili del nostro territorio ha da svolgere il ruolo di primo passo fondamentale del progetto Agenda Lentini. E’ da lì che dobbiamo ripartire per creare benessere in favore dei viventi e delle generazioni future. Collegato al concetto di mobilitazione è quello di rendere pronto il territorio. Significa organizzarlo. Significa puntare l’attenzione su un ambiente risanato. Significa "infrastrutturarlo". Perché l’obiettivo deve essere il livello internazionale. Non ce la facciamo se siamo isolati. Dobbiamo confrontarci con quanto succede a Buenos Aires o Pechino se vogliamo cambiare la drammatica situazione in cui ci troviamo. Buenos Aires e Pechino sono oramai molto più importanti di Palermo e Roma.

In sede di conclusione tre sono le idee forza che abbiamo il dovere di tenere ben a mente: mobilitazione delle risorse, preparare il territorio e livello internazionale. Altre vie non sono praticabili o si potrebbero rivelare fallaci. E ripeto per l’ennesima volta: CE LA DOBBIAMO FARE DA SOLI. Siamo pronti alla sfida?


- Ci sono 1 contributi al forum. - Policy sui Forum -
Scenario d’assieme per lo sviluppo di Lentini (Sr)
14 febbraio 2012, di : salvatore giarrusso

"CE LA DOBBIAMO FARE DA SOLI. SIAMO PRONTI ALLA SFIDA?" Voglio iniziare dalla fine proprio perché dovrebbe essere lo slogan guida. Ho letto con molta attenzione questo documento molto articolato, vero, una elencazione di notizie utili e necessarie per lo sviluppo del Nostro territorio. Tuttavia ad attenti curiosi,questa analisi, non è altro che una elencazione di azioni come quelli che abbiamo letto da sempre. Ricordo che circa 20 anni fa, l’amministrazione di allora presentava un progetto di pista ciclabile nel Nostro territorio. Ora, questo esempio per dire che cosa. Per dire che condivido il documento sotto l’aspetto concettuale, però esso stesso risulta sterile se non si evidenziano i veri attori delle azioni. 1) chi deve redigere il piano operativo? 2) chi deve reperire e gestire le risorse? Mi fermo quì,perché secondo me basta chiarire questi due concetti per dare voce e gambe alla frase "CE LA DOBBIAMO FARE DA SOLI-SIAMO PRONTI ALLA SFIDA? Certo che siamo pronti alla sfida se si hanno obiettivi reali per il bene del territorio. Credo che non sarà difficile dare gambe a qualsiasi progetto dando la priorità a quelli più importanti e più condivisi.E’ importante anche un’altro passo dell’articolo stesso al punto 2, -Abbiamo bisogno del comune?- sicuramente abbiamo bisogno del comune, il comune deve essere l’anima e il corpo del progetto. Perciò, anche certe cose che nell’articolo aleggiano, si devono dire, perché qualsiasi progetto è destinato a naufragare se non si lavora con verità, onestà, pur nelle diverse sensibilità politiche e sociali.