La mobilità al sud? Un miraggio

Ripubblicazione di un mio artticolo pubblicato sul blog http://www.visionwebsite.eu/blog/

di Emanuele G. - mercoledì 10 ottobre 2012 - 5151 letture

Uno dei temi di fondo dell’agenda europea per il 2020. La mobilità sostenibile sarebbe una delle chiavi per ridisegnare la governance del territorio mediante nuove modalità di trasporto delle persone nei centri urbani.

Da questa nuova filosofia discenderebbero parecchi effetti positivi: città più vivibili, a misura d’uomo, capaci di risparmiare sulle materie prime energetiche, con un grado di salubrità più evidente rispetto al passato e foriere di implementare idee alternative di sviluppo.

Sarebbe una dimensione ideale. Purtroppo in alcune zone del pianeta ciò è praticamente impossibile da realizzare. Ad esempio il sud d’Italia. E’ un tema che non è nell’agenda della politica e il dibattito – di conseguenza – è totalmente assente. Ogni tanto qualche politico “illuminato” lo pone all’attenzione della riflessione. Ma qui al sud è più importante il cemento. Ogni tanto qualche associazione o esperto si azzarda a parlarne. Chiacchiere senza senso per molti. Quindi meglio stare zitti. Eppure attivarsi su questo tema indicherebbe che anche al sud la situazione sta cambiando. Alcuni spunti di riflessione sulla mobilità in Sicilia.

Catania – la seconda città per importanza dell’isola – è una delle aree più congestionate di traffico d’Italia. Fra le sette e le nove di mattina Catania è assediata da almeno 70.000 automobili e parecchie centinaia di autobus in entrata. Tale massa di mezzi in movimento esercita un impatto devastante sull’ambiente e sulla salute delle persone. La soluzione sarebbe lo sviluppo del “car sharing” e del trasporto su rotaia. Peccato che di “car sharing” non se ne sappia nulla e che le Ferrovie dello Stato hanno operato dei tagli selvaggi sul numero di treni in arrivo a Catania. A onor del vero bisogna dire che è in fase di costruzione la metropolitana la quale dovrà interagire con la ferrovia e gli autobus urbani ed extra-urbani al fine di creare un polo sinergico della mobilità nell’area metropolitana di Catania.

Da alcune settimane a causa della crisi finanziaria della Regione Siciliana sia l’Ast (la società di trasporti urbani ed extra-urbani gestita dalla stessa regione) che le altre aziende private sono state costrette a licenziare personale e a tagliare molte tratte. Tuttavia non solo c’è la crisi della Regione, ma anche la riduzione del contributo a chilometro a 1,50 circa, il fatto che l’Ast attenda finanziamenti per più di 20 milioni di euro e che la redditività a chilometro del trasporto pubblico su strade normali sia di poco meno un euro. Mentre quella su strade veloci – leggasi autostrade – e sulle tratte importanti – ad esempio il collegamento fra Catania e Palermo – sia di ben 20 euro a chilometro.

Quale è la motivazione di fondo del disastro trasporto pubblico in Sicilia? La Regione da anni promette un piano regionale dei trasporti che non viene mai approvato! Attualmente l’Amt di Messina può contare una movimentazione di mezzi al dir poco ridicola. Appena 30 automezzi su un parco macchine di ben 250 autobus! A ciò aggiungasi un debito aziendale che a occhio e croce dovrebbe veleggiare verso i 150 milioni di euro. E per non farci mancare nulla sia il direttore generale dell’azienda che alcuni dipendenti sono sotto inchiesta per aver falsificato la documentazione sui chilometri effettivi realizzati da presentare alla Regione per ottenere il contributo a chilometro. Eppure Messina ha un servizio tram fra i più avanzati del Meridione che andrebbe potenziato e reso sinergico con la ferrovia, gli autobus extra-urbani e i traghetti che attraversano ogni giorno lo Stretto di Messina.

Insomma, in Sicilia il termine “mobilità sostenibile” non esiste. Noi cittadini siamo costretti a sorbirci trasporti pubblici che proprio per la loro disorganizzazione e perché non c’è una progettualità alternativa sono fautori di stress indicibile sull’ambiente e sulla salute. Un solo dato: parecchi “checking” ambientali hanno rivelato che Via Roma a Palermo sia una delle strade maggiormente inquinate e rumorose d’Italia.

Il vento cambia? E’ una speranza che deve essere sostenuta con tutte le forze perché le città di Sicilia non sono minimamente vivibili a causa di una mobilità vecchia ed antidiluviana. Da segnalare, infine, l’iniziativa – davvero solitaria – di “No Smog Mobility” a Palermo che in questi giorni sta tentando di diffondere la buona novella per una mobilità sostenibile non più miraggio, ma pratica quotidiana di vita.

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