Il Quadro della Settimana: La Tempesta di Giorgio Gasparini

1505-1508
 olio su tela

di Redazione - martedì 4 settembre 2012 - 3650 letture

II dipinto noto col titolo La tempesta, realizzato entro il 1505 da Giorgione, è conservato a Venezia, alla Galleria dell’Accademia. E’ stato dipinto direttamente con il colore, senza disegno preparatorio, ed è uno dei quadri più celebri del nostro Rinascimento.

Il soggetto, quasi incomprensibile, ha stimolato le più diverse interpretazioni. La Tempesta Protagonista è il paesaggio aperto su una natura magica e misteriosa in cui si manifestano poeticamente la sua forza e i suoi fenomeni. Nella scena le figure umane si inseriscono come elementi secondari e accidentali.

Tutta l’immagine si concentra nell’attimo dello scoppio del fulmine. Ogni cosa assume un colore e un aspetto strano, irreale: l’acqua si oscura al passaggio dei nuvoloni densi di pioggia, gli edifici della città sullo sfondo s’illuminano nel bagliore improvviso e i muri emenano particolari riflessi. Le chiome degli alberi più lontani brillano come se la pioggia fosse già arrivata, bagnando le foglie. In primo piano, alberi, foglie, persino i sassi, perdono la loro consistenza, avvolti dalle ombre che s’insinuano per via del cielo improvvisamente oscurato. In quell’attimo tutto si trasforma in un’immagine di grande suggestione.

La tempesta appartiene al genere dei cosiddetti "paesetti con figure", opere di destinazione privata molto apprezzate dalla colta committenza veneziana. A destra, ai margini di un boschetto, presso una fonte, siede una donna seminuda che allatta un bambino e guarda verso lo spettatore. A sinistra un giovane in abiti del Cinquecento la osserva, appoggiato a un bastone. Figure e paesaggio si fondono in virtù della tecnica della pittura tonale, che armonizza i colori, in questo caso basati tutti su cromie verdi e dorate, e sfuma i contorni per creare effetti di compenetrazione atmosferica.

La Tempesta è uno dei quadri più misteriosi dell’arte, tanto che gli storici, nel corso del tempo, hanno sviluppato almeno 30 interpretazioni differenti, ma ancora oggi è oggetto di analisi. Questo dipinto, come la grande maggioranza delle opere di Giorgione, è stato realizzato per una destinazione privata. I committenti degli artisti di allora, in particolare nel Veneto del Cinquecento, appartenevano ad una classe sociale di cultura molto elevata e gusti raffinati oltre, ovviamente, ad avere una grande disponibilità economica. Per questi motivi la committenza veneta del Cinquecento cercava nell’opera una rete di significati nascosti e così ricca e complicata, da essere conosciuta solo da pochissime persone (committente, artista, eventuale persona che riceve in dono l’opera), tanto da presentarsi quasi come come un raffinatissimo gioco di decifrazione.

Giorgio Gasparini Le date di nascita e di morte vengono tramandate dal Vasari, il quale descrive nelle sue "Vite" l’uomo, l’artista ed alcune caratteristiche della sua opera. Seppure sia incerto dove il Vasari avesse preso le informazioni sulla vita del misterioso pittore, la data di nascita, il 1477, sembra verosimile.

Secondo una romanzesca descrizione nelle Vite di Vasari, Giorgione appare come amante della musica, lui stesso musicista, oltre che appassionato conoscitore della poesia, e delle arti figurative. Per certo sappiamo che Giorgione dipinse quasi esclusivamente per una selezionata committenza patrizia, della quale condivide i gusti raffinati e gli ideali umanistici, preferendo quindi soggetti mitologici o comunque fantastici rispetto a quelli religiosi allora correnti.

Giorgione non è un pittore di "storie", la sua abilità è orientata sulle qualità di fusione cromatica e definizione atmosferica piuttosto che nella costruzione della figura, le sue opere sono più adatte alla destinazione privata. Inoltre i suoi soggetti sono costruiti su significati e allegorie difficili, comprensibili soltanto da pochi intenditori. Il mito di Giorgione, pittore celebre, che trascorre una vita agiata, frequentando circoli nobiliari, allegre brigate, molte belle donne, è frutto di una visione romantica. La sua posizione marginale rispetto al "grande giro" dell’arte di allora e che oggi lo rende ancora più interessante e pieno di fascino, spiega anche l’incomprensione di questo originale artista.

L’opera di Giorgione, comunque, porterà in Veneto un tipo di cultura classica e naturalistica che avrà importanti conseguenze nella pittura. La sicurezza sull’anno della morte, avvenuta nel 1510, deriva da una testimonianza diretta. Il 25 ottobre del 1510, la peste infuria a Venezia ed Isabella d’Este, Marchesa di Mantova, sembra già avere notizia della morte del pittore.


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