Gayatri Chakravorty Spivak: Morte di una disciplina

di Redazione - domenica 9 novembre 2008 - 5470 letture

Sono ormai trent’anni che Gayatri Chakravorty Spivak studia le letterature del mondo incurante degli steccati accademici e dei confini disciplinari. In questo nuovo lavoro – il primo a essere tradotto in italiano – dichiara la fine storica della letteratura comparata come noi la conosciamo e auspica la nascita di una nuova disciplina non più sottomessa alle esigenze del mercato. In tal senso, il titolo Morte di una disciplina è certo provocatorio rispetto al reale messaggio del libro: il comparatismo tradizionale eurocentrico è senz’altro per Spivak finito per sempre, ma dalle sue ceneri può e deve nascerne uno nuovo, il cui scopo è gettare dei ponti tra i cosiddetti studi di area, spesso troppo superficiali, e i cultural studies, colpevoli di eccessiva politicizzazione. Il nuovo comparatismo deve saper attraversare letterature e culture diverse, ignorando le barriere disciplinari, che vanno, invece, continuamente ridisegnate. L’autrice è profondamente convinta che spetti proprio alle discipline umanistiche il compito di fornire interessanti modelli interpretativi per la comprensione dei fenomeni della nostra società, accettando pienamente la sfida della complessità. Attenta all’aspetto “pratico” della questione, a non disgiungere la teoria dalla prassi dell’insegnamento, Spivak si chiede come sia possibile, nell’era della globalizzazione, mentre negli Stati Uniti vengono intrapresi progetti mastodontici di traduzioni letterarie, salvaguardare la molteplicità delle lingue e delle letterature all’interno dell’università. Ed è proprio nel fecondo rapporto tra docenti e studenti appartenenti alle più diverse collettività che individua la possibilità di verificare l’enorme potenziale euristico dei testi letterari e di colmare la distanza tra il pensiero teorico e la realtà pratica. La speranza che Spivak nutre è che la nuova letteratura comparata possa volgere la sua attenzione alle varie minoranze – l’africana, l’asiatica, l’ispanica – oppresse per secoli dal colonialismo occidentale. Per questo, accanto a Cuore di tenebra di Joseph Conrad o a Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, prende in esame testi di letterature postcoloniali. E poiché considera la pratica del tradurre una delle principali imprese del comparatismo planetario, ribadisce di continuo l’importanza della conoscenza delle lingue native. Essere comparatista, per Gayatri C. Spivak, significa partire dall’alterità: questo è l’unico modo non solo per comprendere meglio la propria identità, ma anche per rispettare le differenze nella collettività.

Gayatri Chakravorty Spivak insegna alla Columbia University di New York. Bengalese di nascita, vive negli Stati Uniti. È considerata una delle più note e affermate teoriche femministe americane e tra le massime esponenti degli studi postcoloniali. Tra le sue pubblicazioni: The Post-Colonial Critic: Interviews, Strategies, Dialogues (1990) e A Critique of Post-Colonial Reason: Toward a History of the Vanishing Present (1999). La Meltemi ha già pubblicato il suo saggio “La politica delle interpretazioni” nel volume collettaneo Spettri del potere (2002).

Fonte: http://www.meltemieditore.it/Scheda_libro.asp?Codice=L016


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