Raccontar/si il postcoloniale (novembre 2006)

di Redazione - domenica 9 novembre 2008 - 4508 letture

Società Italiana delle Letterate & Associazione Il Giardino Dei Ciliegi Comune e Provincia di Prato & Regione Toscana (Porto Franco) & Università di Firenze

Raccontar/si il postcoloniale laboratorio di genere e intercultura

PRATO, Biblioteca Alessandro Lazzerini, Via del Ceppo Vecchio 7 23-25 novembre 2006

Gli studi postcoloniali indagano le condizioni storiche e socioculturali successive alla fine (spesso puramente formale) del dominio coloniale esercitato e imposto da paesi non soltanto occidentali su altri popoli e nazioni – un dominio i cui effetti economici costituiscono parte integrante della storia globale degli ultimi 500 anni. Oltre ad essere un campo di incontro e scontro tra varie discipline, possono essere considerati un antidoto per l’amnesia di un passato coloniale condiviso anche dal nostro paese. Scrive Patrizia Calefato nella sua introduzione alla Critica della ragione postcoloniale di Gayatri Spivak che

oggi siamo – storicamente e geopoliticamente – “dopo” il postcoloniale, siamo in quella globalizzazione in cui però i motivi profondi del colonialismo, insieme ai conflitti postcoloniali e alla violenza mondializzata che trasforma le minoranze in esodi, hanno aperto nuovi scenari. Il “postcoloniale” è emerso così come ambito teorico e d’azione che ripensa i dispositivi del sapere e le cartografie del potere muovendosi in un andirivieni storico e narrativo, ricercando nel passato coloniale e nel presente transnazionale, nei testi della cultura e nei segni dell’immaginario, i fondamenti di quella che Spivak definisce “violenza epistemica” del colonialismo e dell’imperialismo….

Se l’analisi del colonialismo e dell’imperialismo ha occupato moltissimi studiosi, altrettanto ha fatto finora lo studio del postcoloniale. Tali ricerche includono un vasto campo transdisciplinare che si lega in modo complesso ad altre correnti del pensiero postmoderno. Accanto agli autori impegnati in questi studi (come Frantz Fanon, Edward Said, Homi Bhabha, Paul Gilroy, James Clifford, Arjun Appadurai, Stuart Hall, Ian Chambers) troviamo una quantità di studiose, più o meno direttamente impegnate nell’indagine dalla parte delle donne: Gayatri Spivak, Sara Ahmed, Nira Yuval-Davis, Inderpal Grewal, Caren Kaplan, Vandana Shiva, Leela Gandhi, Rey Chow, Ania Loomba, Nirmal Puwar, Sarah Franklin, Judith Butler e Rosi Braidotti – la lista è fitta di nomi, tra cui storiche, sociologhe, antropologhe e letterate italiane, i cui studi di necessità superano barriere disciplinari, geografiche e temporali. E poiché insieme agli studi a grande diffusione accademica crescono le indagini sul territorio, con relative pubblicazioni in varie forme, ci sembra importante considerare le convergenze di questi ambiti.

Per dare maggior spazio al dibattito, alla conversazione e allo scambio, abbiamo scelto per il convegno una formula interattiva basata su tre relazioni, correlate da quattro workshop e una sessione finale, volti ad esplorare come tante di noi abbiano notato, analizzato, ridefinito e contestato il post-coloniale – e qui il “post” fa ovviamente da spia ad altre forme di sfruttamento globale.

Abbiamo chiesto la prima relazione a una delle fondatrici della rete di giovani studiose, la NextGENDERation. In quanto vincitrice di una borsa post-dottorato europea, la “Marie Curie”, Rutvica Andrijasevic è ora a Oxford dove continua il suo lavoro su genere e migrazioni, i confini, e i regimi di mobilità implicati nella gerarchizzazione dell’accesso al lavoro e alla cittadinanza, tra cui la prostituzione e la tratta.

La seconda relazione è affidata a Paola Zaccaria, ex presidente della Società Italiana delle Letterate e docente di studi culturali anglo-americani all’Università di Bari, che ha seguito il Laboratorio Raccontar/si in questi anni, e che di recente si è occupata specificamente della creolizzazione dei generi e delle arti.

La terza relazione sarà tenuta da Francisca Frias e Francesca Moccagatta dell’Associazione Punto di Partenza, i cui seminari itineranti costituiscono un interessante e innovativo modello di studi di base sulle donne nella globalizzazione, sul mercato della cura, sullo squilibrio nord e sud, su questioni di razzismo e sessismo, responsabilità e diritti. Chiuderà il convegno Lidia Curti, docente di letteratura inglese contemporanea all’università Orientale di Napoli, che vorremmo onorare per la sua carriera di studiosa sulle tematiche della scrittura femminile e del postcoloniale.

Dei quattro workshop, coordinati da coppie di studiose del settore, il primo è volutamente propedeutico, condotto da due docenti della rete europea ATHENA: in risposta alla domanda “Cos’è il post-coloniale?” ci aspettiamo che emergano alcuni concetti chiave relativi alle interpretazione che le donne hanno dato e danno del postcoloniale. Gli altri – Confino/confini; La scrittura post-coloniale; Biopotere e controllo dei corpi: indizi, tracce e sintomi del post-coloniale nel quotidiano – e la sessione conclusiva in plenaria su Etica della lettura e la voce dell’altra – verteranno sui temi sollevati dalle tre relazioni e saranno comunque indirizzate da una breve premessa scritta che i/le partecipanti troveranno in tempo utile visitando il sito di Raccontar/si. Le coordinatrici introdurranno brevemente i workshop e favoriranno lo scambio. Non sono quindi previsti interventi superiori ai 5 minuti. Potrà sembrare eccessivo, ma è un modo per assicurare l’intreccio e l’ascolto. Il convegno inizia il 23 novembre con un evento organizzato insieme alle amiche del Laboratorio del Tempo: una performance di poesie in lingua originale o in traduzione curata da Elisa Biagini, con Loredana Magazzeni, Brenda Porster, Stefania Zampiga.

Pernottamenti e cene sono organizzati a Villa Fiorelli (Parco di Galceti). Si prega di prenotare per tempo scrivendoci o telefonando. Liana Borghi, LIBORG@UNIFI.IT, 338 6237094; Clotilde Barbarulli, CNR 055/452841; 055/486152


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