E noi non ci saremo (non quest’anno almeno)

Lunga vita al Salone del Libro di Torino!
di Redazione Zerobook - lunedì 6 maggio 2019 - 2007 letture

Il caso della casa editrice ideologicamente vicina a CasaPound, che ha pubblicato un libro-intervista a Matteo Salvini con gran clamore (e dunque pubblicità), presente al Salone del Libro di Torino di quest’anno 2019 ha sollevato clamore (e dunque pubblicità). La reazione da parte di alcuni è stata quella di declinare la propria presenza al salone del Libro. Reazione che è stata pubblicizzata sui media, dunque anche questo è divenuto motivo di pubblicità. Sembra che qualsiasi atto o non atto, nella nostra società sia possibile solo in quanto atto pubblicitario. Anche le cose in cui si crede sono sbandierate e utilizzate come atto pubblicitario. In questo momento storico, siamo orientati a non andare al Salone del Libro, reputandoci non preparati a compiere atti pubblicitari di sorta: aderendo alla manifestazione per rivendicare la diversità, aderendo ma lasciando lo stand vuoto per protesta (come faranno alcuni editori) ecc_ secondo tutte le varianti possibili. In questo contesto siamo anche noi una variante (come tutti) ma tra le varianti possibili preferiamo in questo caso prendere la nostra piccola, minuscola, individua e individuale scelta. Il nostro “preferiremmo di no”. Preferiamo non esserci.

Finora la nostra piccola casa editrice ha raggiunto una serie di obiettivi.

Abbiamo in catalogo un centinaio di titoli, abbiamo avviato in maniera no profit la pubblicazione di una serie di libri in cui crediamo, per il progetto etico e politico che li sostiene (e che leggiamo in essi); per quell’opera di memorazione che stiamo cercando di portare avanti, trasmissione di conoscenze del passato e dei luoghi, delle persone, alle generazioni più giovani ecc_. Nel 2018 abbiamo pubblicato dodici libri, un’altra decina sono in pubblicazione quest’anno.

Vorremmo poter fare conoscere i nostri libri al maggior numero possibile di lettori - e per noi i lettori non sono solo i “clienti” acquirenti di un prodotto. Certamente il Salone del Libro è una vetrina importante. (Ricordo ancora il batticuore della prima volta in cui ho messo piede nella grande area del salone, l’odore di polvere e libri, gli stand, le persone...)

Aderiamo con convinzione al progetto dell’ADEI, associazione degli editori indipendenti italiana di cui siamo parte, che nelle ultime stagioni si è battuta perché il Salone di Torino sopravvivesse, contro i tentativi dei grandi editori di trasportare tutto a Milano (o chissà a Roma o a Pechino).

Quest’anno, per quello che possa importare a qualcuno, non ci saremo. Senza nessuna forma polemica e con l’apprensione nei confronti di questa cosa preziosa e delicata che è il Salone del Libro di Torino. Nulla ci impedisce di esserci l’anno prossimo. Né di partecipare ad altri eventi in cui editori e lettori si incontrano per potersi reciprocamente conoscere.

Lunga vita al Salone del Libro di Torino, dunque. Nonostante tutto.


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