Bello e piacevole / di Immanuel Kant

di Redazione Antenati - domenica 9 aprile 2006 - 7869 letture

Per dimostrare se una cosa è bella o no, noi non riferiamo le rappresentazioni all’oggetto mediante l’intelletto, in vista della conoscenza; ma, mediante l’immaginazione (forse congiunta con l’intelletto), la riferiamo al soggetto e al sentimento di piacere e dispiacere di questo. Il giudizio di gusto non è dunque un giudizio di conoscenza, cioè logico, ma estetico. Il che significa che il suo fondamento non può essere se non puramente soggettivo [...].

Il rappresentarsi con la facoltà conoscitiva (in una rappresentazione chiara o confusa) un edificio regolare e appropriato al suo scopo, è una cosa del tutto diversa dall’essere cosciente di questa rappresentazione con il sentimento del piacere. In quest’ultimo caso la rappresentazione è riferita esclusivamente al soggetto, e, veramente, sotto il nome di piacere o dispiacere, al sentimento che quello ha della vita; la qual cosa dà luogo a una facoltà interamente distinta di discernere e di giudicare, che non porta alcun contributo alla conoscenza, ma pone soltanto in rapporto, nel soggetto, la rappresentazione data con la facoltà rappresentativa nella sua totalità; di che l’anima ha coscienza nel sentimento del proprio stato. [...]

Se [le rappresentazioni] vengono riferite in un giudizio unicamente al soggetto (al suo sentimento), il giudizio resterà sempre estetico.

I. Kant, Critica del giudizio, libro I, sez. I, par. 1 - (I. Kant, La concezione del bello e dell’arte, Paravia, Torino, 1975, pag. 41)

In collaborazione con www.filosofico.net


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