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Agricoltori: Le grandi lobby dietro la disfatta?

Le proteste degli agricoltori hanno sommerso l’Europa, quasi tutti gli agricoltori dei paesi dell’unione attraverso richieste diversificate continuano a ribellarsi alle politiche europee.

di cirignotta - mercoledì 14 febbraio 2024 - 499 letture

Tutto è iniziato quando la nuova direttiva, PAC, europea che impone di mettere a riposo il 4% dei terreni coltivabili oltre ad altre norme, tra cui l’uso di particolari fertilizzanti, hanno indebolito i guadagni della produzione agricola a discapito dei produttori. Un placet approvato nel 2021 con il voto favorevole di fratelli D’Italia, PD, Forza Italia e Movimento 5 stelle con l’astensione della Lega ed il voto contrario dei verdi.

Il PAC prevede un finanziamento pluriennale di 386 miliardi di euro in sette anni circa il 30% del bilancio comunitario. Un grande golpe che ha l’obbiettivo di finanziare sicuramente le grandi lobby Agricole, tra cui l’ex Monsanto Company produttrice di mezzi tecnici per l’agricoltura e ampiamente nota per le sementi trans geniche che dopo l’acquisizione della Seminis Inc maggiore produttrice mondiale di sementi convenzionali nel 2018 è stata acquistata dalla casa farmaceutica tedesca Bayer per un importo di 63 miliardi di dollari cancellando così il marchio Monsanto e continuando la sua produzione al meglio.

Il grande successo della Monsanto ora Bayer è stato fondato nel tempo dall’uso delle biotecnologie e dei fertilizzanti, tra cui ricordiamo l’agente Arancio un defogliante usato nella Guerra del Vietnam dall’esercito degli Stati Uniti che provocò gravi danni alle popolazioni locali con malformazioni al corpo umano. Si ricorda inoltre l’immissione nei mangimi da allevamento di bestiame e polli di un ormone sintetico quale il Posilac con integrazione oggi anche di antibiotici ritenuti colpevoli di danni e resistenze nell’uso di antibiotici nell’uomo. Ma tutto questo è la storia perché le lobby europee odierne hanno cambiato il loro volto attuando un processo di unione d’interessi miliardari che modulano fiumi di denaro solo al 20% nelle piccole realtà agricole mentre l’80% finisce nelle mani di consorzi ed enti di ricerca creati ad Hoc, in pratica le multinazionali dell’agricoltura ricevono gran parte dei fondi, lasciando le aziende a conduzione familiare nella miseria e nello strozzinaggio commerciale dei prodotti. Oggi, inoltre, gli agricoltori e parliamo di grano sono obbligati a comprare sementi non autoctone trattate per la semina ogni anno e con un esborso in denaro che supera di gran lunga la vendita del prodotto finito creando un passivo economico non indifferente.

Non viene favorito l’uso di sementi autoctone che permetterebbero una produzione con la stessa pianta multi-annale. Il prodotto agricolo soffre anche di una non regolamentazione di prezzo dei prodotti alla vendita all’ingrosso e la stessa ISTAT su una indagine di gambero rosso a certificare che nel dicembre 2023, rispetto all’ottobre dello stesso anno il costo delle zucchine alla vendita è aumentato del 105% e quello delle melanzane del 96% oltre a quello dei cavolfiori che ha visto 53% di aumento, ma per i produttori solo centesimi di euro. Gli interventi fatti in extremis dal governo e previsti dal Pnrr si sono centrati sullo sconto IRPF di 3 miliardi, peccato che era già stato pattuito però dalla revisione del Pnrr di qualche mese fa e che non cambia la grave situazione agricola italiana. Naturalmente non dobbiamo dimenticare l’aumento del costo dei carburanti già aggravato dalla Guerra Russia - Ucraina che in campo agricolo ha certamente prodotto dei contraccolpi collegati all’uso del Gas per l’energia elettrica e dei fertilizzanti di cui la Russia è uno dei maggiori produttori al Mondo.

Un processo globale che oggi colpisce l’Europa ed i suoi Agricoltori ma vede le sue cause in una lotta tra lobby internazionali create da stati al di fuori dell’Europa che devono imporre i loro prodotti quali ad esempio il grano con glifosato che altrimenti non potrebbe essere esportato. Infine, dando certamente ragione agli agricoltori possiamo definire le politiche agricole europee frutto di scelte pilotate da grandi interessi internazionali che hanno trovato il loro humus proprio nella grande Europa. La storia insegna infatti che le grandi aggregazioni politiche ed economiche concentrano potere e possono essere meglio pilotate corrompendo gli stessi vertici.


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