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Giro80
/ Tanto per...
Catena di Sanlibero 104 / Tanto per abbaiare
10 dicembre 2001
From: <ricc@libero.it>
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Sinistra. Non sono molto convinto, come
sapete, del fatto che
l'Avvenimenti rivisto in edicola abbia granche' a vedere con
l'Avvenimenti originale. Diversi i redattori, diverso il gruppo
dirigente, diverso il livello giornalistico, diverso tutto.
Non ci
sarebbe stato nulla di male se, con tanti nomi di giornale
disponibili,
non fossero andati a prendere proprio Avvenimenti. Nessuno
m'impedisce,
se voglio, di dichiararmi un campione di football: l'unica
cosa che non
posso fare, e' di farmi chiamare Totti e di invitare i tifosi
ad
applaudirmi di conseguenza (finche' non mi vedono giocare).
Fra i giornali, a differenza che fra le persone, i nomi possono
essere
comprati e venduti: ed ecco perche' un asmatico signor Orioles,
avendo
i soldi, puo' farsi il biglietto da visita con scritto Totti.
Ma anche
se fosse lecito, non sarebbe di buon gusto, ed al buon gusto
siamo
tenuti tutti, compresi - e soprattutto - i compagni. Io sono
Orioles,
gioco bene a scopone ma non a football, e non sono Totti.
Quel giornale
e' un interessantissimo strumento per il dibattito "fra
i giovani e il
centrosinistra", fra Cossutta e Minucci, fra Sargon e
Tutankhamon, fra
Nesi e Boselli - tutte persone rispettabilissime e importanti
- ma non
e' Avvenimenti. Liberi di farlo loro, libero di criticarlo
io.
La critica diventa doverosa quando si ricevono le lettere
dei
giornalisti e dipendenti del vero Avvenimenti che, in termini
un po'
meno forbiti e un po' piu' incazzati (poiche' sono quelli
che in tutto
questo ci rimettono di persona) esprimono il loro punto di
vista e mi
chiedono di "far girare". L'ho fatto, e ho aggiunto
il mio commento.
Mi aspettavo a mia volta delle critiche: Michele Gambino,
che e' uno
dei due unici redattori di Avvenimenti presenti in questa
infelice
faccenda, ne ha mandata una molto appassionata, che non posso
riportare
per la sua lunghezza ma che potete trovare su www.clarence.com.
Allora:
le mie critiche, del tutto immotivate e infondate, nascono
dal mio
pessimo carattere (che mi spinge a fare "il paladino"
dei lavoratori
solo per sfogare il mio egocentrismo), per antipatia verso
di lui
Gambino e per ripicca del non essere stato apprezzato un mio
lavoro;
mentre - del tutto in malafede - con una mano "paladineggio"
per i
lavoratori, con l'altra prendo denari da Avvenimenti (quello
nuovo), da
Leoluca Orlando (come suo consulente) e da Berlusconi.
Siccome queste accuse non vengono da uno qualunque ma da un
Michele
Gambino, non posso riderci su allegramente come farei in qualunque
altro caso, ma debbo ordinatamente e umilmente giustificarmi
davanti a
ciascuna di esse. Poiche' fra me e lui io sono il piu' vecchio
e anche,
a quanto pare, quello che regge meglio l'alcool, credo che
tocchi a me
cercare di non far scadere troppo il livello della discussione.
1) Ho fatto il progetto tecnico del nuovo diciamo cosi' Avvenimenti,
senza il quale, e senza l'agenzia giornalistica esterna che
ha curato
la cucina, il giornale non sarebbe potuto uscire. L'ho fatto
gratis, e
l'unica cosa che ho chiesto e' stata di essere alloggiato
in citta' per
la durata del lavoro.
L'ho fatto perche' pensavo che nessuno di noi ha il diritto
di essere
troppo schizzinoso in una situazione come quella che stiamo
attraversando nel paese, perche' pensavo che il direttore
sarebbe stato
Novelli e non Cossutta, perche' pensavo che il giornale sarebbe
stato
di sinistra e non di orticello, perche' credevo che sarebbe
stato
seriamente aperto ai vecchi redattori, perche' non immaginavo
che
sarebbero stati scaricati cosi' brutalmente i "vecchi"
di Avvenimenti,
perche' insomma credevo che il senso di responsabilita' e
di umilta'
dei promotori sarebbe stato maggiore e che il suicidio (per
irresponsabilita' e presunzione del gruppo dirigente) del
vecchio
Avvenimenti avesse infine insegnato qualcosa. Ho sbagliato.
Ancor prima, pero', avevo sbagliato nel presumere di poter
valutare
isolatamente, senza prima sentirmi con tutti i compagni di
Avvenimenti,
su una cosa che comunque riguardava Avvenimenti. Proprio io
che ho
sempre predicato il contrario, ho fatto l'errore-madre: decidere
da
solo. Me ne scuso pubblicamente con i miei compagni - quelli
di
Avvenimenti.
Quanto al progetto in se': certo, non mi ha fatto piacere
vederlo fare
puerilmente a pezzi. Non perche' fosse "bello" o
"brutto" (i progetti
dei giornali, fra professionisti, non si valutano cosi') ma
perche' e'
da dilettanti, ad esempio, togliere un disegno, e dunque rendere
meno
leggibile e piu' pallosa la pagina, perche' il barone cui
era stato
chiesto il pezzo ha scritto il doppio del convenuto; questo
riguarda
non solo la tecnica ma proprio la morale del nostro mestiere.
I nostri
redattori erano molto piu' professionali. Ma sono stati deplorevolmente
tenuti fuori.
2) Sono stato consulente per l'informazione della prima giunta
Orlando,
quella della Primavera, l'ho fatto per il sindaco dell'Antimafia
e l'ho
fatto gratis, da siciliano. Da Orlando, per quel lavoro, ho
avuto una
penna di plastica (che conservo ancora). Quand'e' diventato
re ho
smesso di cercarlo, per non venir confuso coi cortigiani.
Ora che e' in
disgrazia, sono a sua disposizione perche', per quanti errori
abbia
commesso poi, io non mi dimentico che e' stato un uomo nei
tempi duri.
Fracassi, lo stesso: l'ho criticato apertamente e francamente
quando
sbagliava, e ho pagato di persona. Adesso che i suoi cortigiani
l'hanno
mollato, ricordo i suoi meriti, perche' e' giusto. Gli amici
non sono
quelli che ti danno ragione quando comandi: sono quelli che
ti restano
accanto quando gli altri si sono squagliati.
3) La sezione di Lotta Continua a cui sono iscritto, quella
di Milazzo
provincia Messina, non mi ha mai autorizzato (Milano e Roma,
coi loro,
sono state piu' generose) a lavorare per Berlusconi. Percio',
con sommo
rammarico, non ho potuto farlo. Quando sono stato costretto
ad
andarmene dal mio giornale "di sinistra" perche'
difendevo i valori di
sinistra la' dentro, non sono andato a fare il transfuga dall'altra
parte: sono rimasto solo e disoccupato, orgogliosamente. Non
voglio
stare a ricordare come si viva cosi': chi non lo capisce con
le
viscere, non lo capira' mai a parole. Sono un compagno libero,
non un
disertore.
L'anno scorso di questi tempi ho impostato una puntata di
Link,
programma di tecnologie di Mediaset, sul centro sociale Auro
di Catania
e sui giovani programmatori Linux che vi avevano costruito
un
avanzatissimo web center, il FreakNet Medialab. L'Auro era
a rischio di
chiusura ed era importante far parlare di loro; quelli di
Link si sono
comportati bene e hanno fatto una bella puntata. Anche per
questo,
niente soldi. Basta per dire che "collaboro con Berlusconi"?
* * *
Ecco, questa e' la mia difesa. Resta poco spazio per tornare
al merito
della discussione su Avvenimenti: ma in fondo le cose importanti
sono
state dette. Avvenimenti e' un giornale di sinistra e *quindi*
non puo'
metterla in culo ai suoi lavoratori; se lo fa, non e' Avvenimenti.
Avvenimenti e' un giornale e non un bollettino sia pure "di
sinistra";
se no, non e' Avvenimenti. Avvenimenti non ha nulla a che
fare con
Minucci, Cossutta, "il centrosinistra e i giovani"
e Nerio Nesi. Su
questo, a quanto pare, le idee divergono. Ai lettori io chiedo
solo di
non fare i ponzi pilati. Pensando che il momento e' gravissimo,
che
bisogna dar prova d'unita' (e io l'ho data) ma che alla fine
non si
puo' combattere una guerra dai giardinetti.
Se vogliamo una cosa rassicurante e carina, che ci consenta
di dirci
"oh come siamo rivoluzionari" e che pero' non faccia
ne' bene ne' male
a nessuno, buon divertimento: io non ho tempo. Se invece vogliamo
costruire uno strumento serio professionalmente e civilmente
unitario,
che raccolga le forze vere disponibili e non i vecchi baroni,
allora
siamo qua. L'unica discriminante e' quella di sinistra, e
cioe': "non
si prendono in giro i (nostri) lavoratori". Se no, non
si ha il diritto
di parlare di tutto il resto. Su questo, io ho dato fiducia
e non e'
stata corrisposta. Adesso, continuero' per la mia strada che
mi sembra
piu' realistica, piu' vincente (con noi Avvenimenti e' cresciuto,
coi
cortigiani no) e soprattutto piu' limpida.
* * *
Gambino, nella sua polemica, ha scritto qualcosa che mi ha
fatto
seriamente riflettere. Io non trovo, come ho spiegato, che
il livello
giornalistico di questo prodotto (lo chiamero' Avvenimenti-marrone,
per
distinguerlo da quello d'antan, che era rosso) sia eccelso.
Trovo
banale la copertina e trovo che il servizio principale sia
un pastone.
Ci ho anche fatto su dell'ironia, trascurando una buona scheda
(mafia e
terroristi in Svizzera) di Fusi che pure c'era e un buon direttore
si
sarebbe giocato meglio. Il servizio in questione e' di Gambino
e, lo
ripeto: non mi piace. Gambino, che nel resto della polemica
e' molto ma
molto incazzato, su questo e' - direi - quasi distaccato:
"Eh, gia', un
mio articolo. Come volete che Orioles possa parlarne bene?".
Eh, no, non ci siamo capiti. Io non ho alcuna stima delle
capacita'
diciamo cosi' "dirigenziali" (troppo autistico,
troppo caporalesco,
troppo greve) di Gambino. Ma come giornalista, nel suo settore,
e' uno
dei migliori che io abbia mai conosciuto. Questo non lo dico
ora: lo
dicevo, qui sulla Catena, un anno fa ("Piccolo dizionario
di
Giornalismo. Inviato: Barzini a cavallo fra le fortificazioni
di Port
Arthur. Hemingway a Madrid. Oppure Gambino a Timisoara")
e un mese fa
("Subito dopo il libro di Travaglio, e' uscito un altro
libro su
Berlusconi: Il Cavaliere B., di Michele Gambino. L'autore,
che si
occupa di roba del genere da vent'anni, e' uno dei giornalisti
italiani
che hanno ricostruito con piu' accuratezza e piu' costanza
tutte le
tappe della carriera del datore di lavoro del signor Mangano
e del
signor Dell'Utri, ecc.").
Il fatto che Gambino se ne venga fuori con un pastone generico
per me
non era affatto scontato, e' una sorpresa. Questo fa riflettere
me, e
dovrebbe far riflettere anche lui. La mia ipotesi e' che l'omologazione
e il cossuttianesimo, in cui altri nuotano come pesci felici,
non siano
il suo habitat ideale. Le sue - e mie - radici non sono quelle.
Le
nostre radici non prevedono affatto che un compagno che rompe
le
scatole, senza tante raffinatezze, diventi uno che "collabora
con
Berlusconi". Altre radici invece si'. E l'albero poi
viene storto.
* * *
Dum Peretolae consulitur, Saguntum expugnatur. Mentre noi
stiamo qui a
chiacchierare di tutte queste belle cose, in Italia sta passando
il
colpo di stato. Aboliti i giudici, comprati i giornalisti,
fra un anno
- o meno - questo non sara' ancora un paese fascista ma non
sara' gia'
piu' un paese democratico. Un giornale di sinistra - un Avvenimenti
vero - in questo momento sarebbe necessario come il pane.
Non un piccolo ghetto autoreferenziale che non fa paura a
nessuno, ma
un grande e popolare e giovane giornale, che riprenda la stagione
del
vecchio Avvenimenti ma che vada molto oltre, che non usi il
vecchio
nome per farsene un orticello chiuso ma che abbia anzi il
coraggio di
lanciarne uno nuovo. Che viaggi su carta (anche in forme "strane"
e
nuove) e insieme in rete, che trovi un modo diverso, meno
gerarchico e
piu' orizzontale, di organizzare le funzionalita' al proprio
interno e
fra se stesso e i lettori. Che sia realmente di sinistra,
non
inventandosi l'ennesima giravolta ideologica ma semplicemente
e
umilmente adottando nella propria concreta e quotidiana vita
reale i
valori fondanti della sinistra: la democrazia, l'uguaglianza,
il
rispetto per il lavoro.
Esistono le tecnologie, esistono le competenze tecniche, esiste
un
target di mezzo milione di lettori per un progetto siffatto.
La
sinistra italiana, che e' ancora fortissima nella societa'
reale, e' -
qualitativamente e quantitativamente - al suo punto piu' basso
di
proiezione nel sistema politico ufficiale. Per tre-quattro
anni ancora
sara' rappresentata, in supplenza, prevalentemente da movimenti
e
giornali. Attualmente la sinistra e' Repubblica, molto piu'
che i Ds;
ed e' obsoleta. Oppure e' il boy-scout noglobal che pero',
nei suoi
momenti alti, non ha un partito.
Bene. La sfida e' questa. Dobbiamo progettare e mettere insieme
qualcosa che abbia le ambizioni di Repubblica degli anni Settanta
(Scalfari piu' Carlo Rivolta), in cui cominci a incontrarsi
un'area -
che finora non si ritiene tale - che va dalla guardia di finanza
pugliese al ragazzo che ha sfilato a Genova. E' un'area, con
ogni
probabilita', quasi di maggioranza. Bisogna darle qualcosa
che la metta
insieme prima che, liquefacendosi Berlusconi, i poteri forti
passino
alla fase due.
E questo ora e' il lavoro da fare.
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Forza, Italia 1. Nominati i nuovi responsabili interni dei
dipartimenti
di Forza Italia. Al Dipartimento Cultura hanno messo Dell'Utri.
Quindi
Sgarbi, probabilmente, sara' finito all'Esazione Crediti.
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Forza, Italia 2. Il Presidente della Repubblica, dal Portogallo,
fa
sapere che la sua recente affermazione sulla necessita' della
divisione
dei poteri in democrazia "non aveva nesssun riferimento
specifico ne'
tanto meno non dico polemico ma di attualita' con la situazione
Italiana". Detto questo Sua Maesta' e' ripartita per
l'Italia,
imbarcandosi sulla corvetta Baionetta.
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Background. Nel 1820 il divario di reddito fra i paesi piu'
ricchi e
quelli piu' poveri del mondo era di circa tre a uno; nel 1913
- dopo le
espansioni coloniali della seconda meta' dell'Ottocento -
era diventato
di undici a uno. Due guerre mondiali dopo, nel 1950, il divario
fra
ricchi e poveri era gia' triplicato: trentacinque a uno.
Negli anni Cinquanta e Sessanta numerosi paesi del Terzo mondo
ottennero l'indipendenza politica, ma non quella economica:
cosi' nel
1973 (un momento peraltro alto del ciclo economico internazionale)
il
divario era aumentato ancora: quarantaquattro ad uno. Nel
1992, ai
primordi della globalizzazione, il rapporto fra i redditi
dei paesi
piu' ricchi e quelli dei paesi piu' poveri aveva raggiunto
la seguente
proporzione: settantadue ad uno.
E' l'ultimo dato ufficiale disponibile: l'Agenzia Onu per
lo Sviluppo
(a cui si debbono queste cifre) non ha ancora estrapolato
gli indici di
divario per il decennio in corso. L'Islam e l'anti-Islam,
in tutto
questo, non c'entrano per niente: e' la nuda aritmetica che
infiamma le
popolazioni.
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Giornalisti. E' nato il giornalista elettronico, si chiama
"Author", e'
estremamente efficaciente (una cartella in cinque secondi)
e non ha mai
opinioni contrarie a quelle del governo o dell'editore.
"Author", infatti, e' un software sviluppato da
due scienziati della
North Carolina University, James Lester e Charles Callaway:
e'
programmato per convertire, mediante appositi algoritmi, una
serie di
dati disordinati in una storia leggibile da qualunque lettore.
E' in
grado di "imparare", cioe' di registrare in memoria
il ritmo e le
occorrenze di un enorme numero di frasi tratte da modelli
letterari e
giornalistici, e di servirsene con "intelligenza"
nei momenti
opportuni.
Un uso tipico sarebbe di abbinarlo a un'agenzia (la Reuter,
l'Ansa,
ecc.): il programma "legge" i flash, li memorizza,
li coordina fra
loro, e alla fine comincia ordinatamente a comporre il pezzo,
completo
di titoli e occhielli, come farebbe un qualunque buon giornalista.
Naturalmente - ma questa e' un'illazione mia - sara' possibile
gestire
delle keyword per abbinare determinati concetti a determinate
parole:
the word "pensionato", ad esempio, sarebbe automaticamente
associata a
un capoverso (scelto da apposito database) sulle terrificanti
conseguenze delle pensioni sociali per l'economia.
Cosi', dopo anni di tentativi - non sempre riusciti - basati
sulla
castrazione di esemplari umani, gli editori sono riusciti
a creare il
Giornalista Perfetto. Non e' stato facile: ma finalmente ci
siamo
arrivati.
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Rispetto all'inizio dell'anno, e' diminuito significativamente
il tempo
medio dei collegamenti all'internet dall'Italia, passato dai
46 minuti
di gennaio ai 38 minuti di adesso.
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Uno dei miei redattori, anni fa.:
<Il 10 Dicembre rimarra' per me una data da ricordare con
molto
piacere. e' iniziato alle ore sette del mattino quando mi
e' stato
detto: oggi per lei e' festa. Effettivamente e' gran festa.
Nel giro di
poche ore sono passato da una selva oscura al paradiso. Ho
iniziato a
muovere i primi tasti al computer. Descrivere le sensazioni
che sto
provando mi e' difficile. L'unica parola che posso dire e'
che sono
rinato. Fino ad un anno fa, prima di arrivare alla Seconda
Casa
Circondariale di Palermo mi era impensabile pensare di guardare
il
monitor e scrivere un mio articolo. Oltre sentire il caos
cittadino e'
l'inizio di un futuro senza sbarre, proiettato verso il mondo
del
lavoro. Tutto cio' oltre che per me, anche per la mia famiglia
e'
motivo di grande soddisfazione. Il solo pensiero di potermi
vedere per
sole due ore ogni quindici giorni e sapendo che dovevo ritornare
in
quella stanza, li rattristava profondamente. Adesso i loro
visi
esprimono gioia da ogni singolo poro, soprattutto perche'
sanno la
felicita' che sto provando.
Il 1997 e' l'anno piu' importante della mia vita, l'anno della
fiducia
e dei cambiamenti, della rinascita e dell'ottimismo. Prima
di essere
trasferito a Palermo ero molto sfiduciato del lavoro di reinserimento
svolto dagli addetti ai lavori; oggi per mia fortuna ho dovuto
ricredermi e ho ricordato a me stesso che non bisogna mai
generalizzare. Anche in questo ho ricevuto una buona lezione
di vita
che non potrei mai dimenticare . Da adolescente volevo diplomarmi
in
ragioneria, ma col passare degli anni ho lasciato nel dimenticatoio
ogni sogno, perche' pensavo che per cio' che facevo non mi
sarebbe
servito a nulla. Durante questa detenzione ho ripreso gli
studi e nello
scorso mese di luglio ho conseguito il diploma di ragioniere.
Ho
superato molti ostacoli all'interno degli Istituti di Pena,
soprattutto
in quelli dove non e' consuetudine che un detenuto studi.
Ce l'ho fatta
anche perche', da quando ho preso la decisione di riprendere
gli studi
ero consapevole che un risultato finale positivo sarebbe stato
il
lascia passare per un futuro meno tetro del passato.
Pero', devo ricordare che ho avuto un aiuto non meno importante
del mio
impegno e volonta' da alcuni docenti volontari, soprattutto
da parte
del professore V. che due volte la settimana veniva da Trapani
a
Palermo per darmi delle lezioni. Questo suo sacrificio mi
ha scosso
profondamente e mi ha fatto riflettere molto sul mio comportamento
verso il prossimo, soprattutto mi sono posto una domanda:
io l'avrei
fatto per un altro essere umano? In verita' non saprei, ma
sono certo
che le premesse sono ottime. Il volontariato e' molto utile
perche' non
solo da' un aiuto indispensabile ma riesce a trasmettere molto
sul
piano morale e sul modo di vivere.
Ringraziare queste persone che hanno fatto tanto per me non
e' facile,
forse il modo migliore e apprezzabile sono queste mie parole,
soprattutto testimoniargli che il proprio operato non e' stato
vano; ha
dato dei buoni frutti. Un grazie di cuore a tutti voi.
Antonio Alessandro C.>
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La lettera (pubblicata la settimana scorsa) con cui "un
gruppo di
giornalisti e lavoratori di Avvenimenti vero" invitava
a "diffidare
dalle clonazioni" era firmata da:
Adele Adeni, Simona Baccante, Andrea Badiali, Stefano Badiali,
Daniela
Baldas, Barbara Benedetti, Francesco Carra' (francescocarra@yahoo.it),
Laura Cortina, Claudio Fabretti (claudiofab@yahoo.it), Marco
Giannini,
Silvia Hassler, Giuliano Lanza, Massimiliano Luchetti, Bianca
Madeccia
(madeccia@tiscalinet.it), Stefania Marra, Mirella Montesi,
Silverio
Novelli (silverio.novelli@tin.it), Anna Ottaviano
(mauroeanna@inwind.it), Paolo Petrucci (p.petrucci@tiscalinet.it),
Massimo Quinzi, Adriana Ranieri, Tiziana Ricci (indream@tiscalinet.it),
Antonio Roccuzzo, Monique Silveri, Gianandrea Turi
(gianturi@tiscalinet.it), Daniela Valenzi.
________________________________________
In relazione allo stesso argomento, invece, momar@mclink.it
sinteticamente wrote:
<A: ricc@libero.it . Oggetto: hai roto il cazzo>
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* * *
"In guardia, messere! Il sole di domani
illuminera' uno dei nostri due
cadaveri!"
"Mmm... Cumpari, e se domani chiovi?"
________________________________________
Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche
semplicemente
per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa'
girare.
"A che serve vivere, se non c'e' il coraggio di lottare?"
(Giuseppe
Fava)
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