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La citta' e l'acciaio: Addio alla cokeria a marzo si chiude
di NADIA CAMPINI, da Il lavoro Repubblica

IL 15 marzo del 2002 Cornigliano darà l'ultimo addio alla cokeria delle
Acciaierie, che per tanti anni ha inquinato l'aria della delegazione, mentre
l'altoforno continuerà a funzionare il più a lungo possibile, almeno fino a
quando non sarà chiarita la sorte del progetto per la costruzione di un
nuovo forno elettrico. La fine dell'impianto è stata sancita ieri pomeriggio
da azienda e sindacati, in ossequio alla sentenza della Corte di Cassazione,
ed è prevista da un accordo che tutela i 1avoratori: i 150 addetti della
cokeria verranno reimpiegati all'interno dello stesso stabilimento e
andranno sostanzialmente a coprire i vuoti che si sono aperti in organico
con i pensionamenti per la legge sull'amianto. E' una soluzione
evidentemente provvisoria, perché, come ha sottolineato ieri il presidente
dell'Assindustria Stefano Zara, un altoforno in funzione senza cokeria è «un
aborto tecnologico», nei quattro mesi che serviranno per arrivare alla
chiusura completa e irreversibile dovranno arrivare la risposte sul futuro
dello stabilimento siderurgico Ilva di Cornigliano. Entro fine mese è attesa
la valutazione di impatto ambientale sul forno elettrico e Claudio Riva,
consigliere delegato del gruppo, sembra abbastanza ottimista. «Se ci sarà
data una risposta - spiega - penso che non potrà essere una risposta
semplicemente negativa, ma sarà piuttosto una risposta articolata e
complessa, ovviamente con delle prescrizioni e indicazioni. Aspettiamo
quindi di sapere in che termini e che cosa si può fare e poi ci daremo da
fare per ottemperare a quanto prescritto nella Via». E' evidente comunque
che il responso della Via sarà discriminante sull'evoluzione futura della
situazione. Se il giudizio sarà positivo con prescrizioni, a quel punto si
metterà in moto il processo già previsto dall'accordo di programma, che
dovrebbe portare, anche se con due anni di ritardo, allo spegnimento
dell'altoforno e alla sua sostituzione con il forno elettrico. In caso
contrario lo sbarramento al forno elettrico farebbe saltare definitivamente
l'accordo di programma. Nel frattempo la sentenza della Corte di Cassazione,
che ha confermato il decreto di sequestro della cokeria, ha fatto
precipitare la situazione. La drammatizzazione che si temeva comunque non
c'è stata. Ieri all'Associazione Industriali Claudio Riva ha incontrato i
sindacati, Fim, Fiom e Uilm, e le Rsu, e ha dato la sua disponibilità ad
utilizzare la mobilità interna per i 150 lavoratori della cokeria che dovrà
chiudere. Su queste basi è stata raggiunta l'intesa, accettata e firmato da
tutte le parti. Il verbale di accordo spiega che «i tempi tecnici per la
fermata in sicurezza dell'intero impianto di cokeria saranno di circa
quattro mesi, con impatto sugli assetti organizzativi a partire dal
sessantesimo giorno». Nel documento le parti puntano il dito contro la
mancata attuazione dell'accordo di programma e si danno atto che solo «una
rapidissima approvazione del piano industriale», e in sostanza del forno
elettrico, può risolvere i problemi occupazionali, ma in attesa delle
risposte sul progetto verrà mantenuto in funzione l'altoforno e «l'azienda
esaminerà tutte le opzioni tecniche e produttive con l'obiettivo di
prolungarne il più possibile la marcia». Come lo ha spiegato lo stesso Riva.
«Fino al sessantesimo giorno la produzione ne risentirà solo in modo
limitato - ha detto - poi si ridurrà progressivamente fino a fermarsi del
tutto, noi utilizzeremo prima il coke che abbiamo in stock e
successivamente, se sarà necessario, potremmo ricorrere al coke importato da
fuori». In questi quattro mesi toccherà comunque alle istituzioni fare la
loro parte e dare in fretta le risposte sulla Via e sul piano industriale.


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