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Segnali di fumo
di Pina La Villa: aprile/maggio

domenica 15 aprile 2001
Domenica di pasqua senza festa, solo un silenzio irreale, assoluto, che avverto appena arrivo nel salone, mi affaccio, c'è il sole, e il silenzio, e una ragazza - mauriziana, thailandese? - esce dal palazzo di fronte e attende sul marciapiede, con una carpetta marrone e un busta da negozio, è vestita di grigio, ha bei capelli lisci, neri, si guarda attorno anche lei stupita. Senza festa, penso alle campane di Francofonte e di Vizzini., feste lontane. Ieri sera al cinema, un bel film spagnolo, La comunidad.. Divertente, ma triste, un'umanità terribile viene rappresentata, terribile e vera.

Julia è un'agente immobiliare spiantata. Si innamora di una casa che deve vendere e vi si installa, fingendo di essere la proprietaria. C'è una perdita in camera da letto, si scopre che viene dall'appartamento chiuso da tempo che sta sopra il suo. Arrivano i pompieri, abbattono la porta, esce fuori un gatto e tanta acqua, dentro le stanze sono piene di sacchi e di sporcizia, il proprietario è davanti alla televisione accesa, morto, la sua carne putrefatta è stata mangiata dai gatti e ora è percorsa da vermi. Portano via il cadavere e Julia trova il portafoglio del morto. C'è la mappa del tesoro. Dopo che per tanti anni i vicini hanno atteso la morte del vecchio per dividere la sua vincita al totocalcio, adesso è lei, l'ultima arrivata a trovare il tesoro. Non le consentiranno di portarlo via, come non hanno consentito al vecchio di godersi la sua vincita, costringendolo a stare chiuso in casa per paura di essere ucciso e privato del suo bene.
Dopo l'avvio lento il film è un susseguirsi di trappole e inseguimenti, sul filo dell'attimo: un attimo sembra che Julia possa portare via in pace la sua valigia e un attimo dopo non lo più fare, un vicino, più spesso tutti insieme, è in agguato.

Cambia la storia , passano gli anni, ma il senso del film è lo stesso della commedia che ho letto ieri, di Durrenmatt, La visita della vecchia signora: l'umanità diventa assassina di fronte ai soldi.

Venerdi 27 aprile 2001
Leopardi, Zibaldone, qualche biografia: è sicuro che fosse così infelice? L'intelligenza non è mai infelice, veramente, o meglio, non è quel tipo di infelicità lamentosa, patetica che i manuali tramandano. Scrivere una biografia di Leopardi?

lunedì 30 aprile 2001
Scrivere, studiare. Scrivere per studiare. Nel libro di Calvino - Sei lezioni americane - a un certo punto si parla di Flaubert, più esattamente di Bouvard e Pecuchet. Per scrivere questo libro Flaubert lesse di tutto; per smontare il sapere del suo tempo, prima lo assimilò. A gennaio 1880 scrive: "Savez-vous à combien se montent les volumes qu'il m'a fallu absorber pour mes deux bonhommes? A plus de 1500!"

Durrenmatt: "Nell'arte c'è infinitamente meno disperazione, meno nichilismo di quanto comunemente si creda, e infinitamente più umorismo" . E non può assolutamente cambiare il mondo "Per lo scrittore, come per chiunque faccia uso dell'intelletto, la realtà è una sfida, ma la sua risposta a questa sfida è un umorismo armato di nient'altro che di sempre nuove parabole e sequenze d'immagini. Può sembrare poca cosa. Ma queste storie, inventate di sana pianta, sono spesso assai più efficaci della realtà. Esse la rendono trasparente". Dice anche, più avanti : "Il medium della scrittura sono le parole, e quindi i concetti, quello della fotografia l'immagine. Una fotografia può essere una riproduzione della realtà, un documento; può, come dire, calzare la realtà. Ma tra le parole e quello che descrivono c'è uno spazio libero che sta al lettore colmare con la sua immaginazione. Questo spazio è una delle ultime roccaforti dell'umano; ed è per amore di questo spazio che vorrei chiamare la pura arte della parola l'arte più umana". Il libro di Durrenmatt ha per titolo: Lo scrittore nel tempo. Saggi su letteratura, teatro e cinema, Einaudi,1982.

Sul Manifesto, per i cinquant'anni dalla morte di Wittgenstein, un bell'articolo di Massimo De Carolis - dal titolo ancora più bello nella sua sinteticità: "Una vita in gioco parlando d'altro"- , che riafferma l'interesse della biografia di W., in questo caso anche degli aneddoti sulla sua morte, in relazione alla sua filosofia, a differenza di altri filosofi. Pare che le ultime parole del filosofo, ucciso da un cancro alla prostata, ospite nella casa del suo medico, casa dal nome significativo Storey's End -"Fine della storia"-, siano state: "Dite loro che ho avuto una vita meravigliosa". Che, secondo De carolis getta una luce su un problema irrisolto nell'interpretazione del pensiero di W."E' noto infatti che W. distingue dai problemi scientifici (e cioè i problemi in senso stretto, le domande cui è logicamente possibile cercare una risposta) i problemi apparenti, nati dall'opacità interna al nostro linguaggio, che la filosofia ha il compito di dissolvere attraverso l'analisi logica delle proposizioni" Alcuni interpreti hanno messo fra questi problemi apparenti le questioni etiche, esistenziali o religiose. De Carolis non è d'accordo. In realtà questi problemi, per W. richiedono una risposta pratica e non una semplice analisi logica: "se la tua vita è problema" scrive W. nel 1937 "è segno che la tua vita non si adatta alla forma della vita. Devi dunque cambiare la tua vita e, se si adatta alla forma, allora la problematicità si dissolve". E ancora" chi vive nel modo giusto, percepisce il problema non come tristezza, dunque non come qualcosa di problematico, ma piuttosto come una gioia; quasi cioè come un etere limpido intorno alla vita, e non come uno sfondo dubbioso". Ecco il senso delle ultime parole: secondo De Carolis: "senza essere né esorcizzata né rimossa, la problematicità della vita si è mutata in un etere limpido." In un colloquio con Maurice Drury, poco prima di morire, W. dice: "Non è curioso che, pur sapendo di non avere ancora molto da vivere, non mi sorprenda mai a pensare alla vita futura? Tutti i miei interessi riguardano ancora questa vita e le mie residue capacità di scrivere". Quando smisero le terapie il suo commento fu "Adesso lavorerò come non mai!". E' la questione del limite e del gioco, che si gioca all'interno appunto di un limite, di regole, e al di fuori di esso, di essi, le cose hanno un senso diverso. Giocare.

giovedì 3 maggio 2001
Noreena Hertz, La sconfitta della politica, articolo del The Observer, pubblicato su Internazionale, n. 383, anno 8, del 27-4/3 maggio 2001 [Noreena Hertz , 33 anni, è direttrice associata del Centre for International Businnes and Management presso il Judge Institute of Management Studies dell'Università di Cambridge. ] Il dato di partenza è quello dell'astensionismo (90 milioni di elettori statunitensi non hanno votato alle ultime presidenziali, Bliar è stato eletto da un'affluenza del 69 per cento, Alle europee del 1999 ha votato meno della metà dell'elettorato, alle elezioni suppletive di Leeds Central, l'anno scorso, ha votato il 19 per cento degli aventi diritto.) Questo comportamento è dovuto al fatto che negli ultimi anni si è assistito a un arretramento dello stato davanti agli interessi delle grandi aziende, che così stabiliscono da sole le regole del comportamento. "In Germania, negli ultimi vent'anni, le imposte sulle aziende sono diminuite del 50 per cento, malgrado un aumento dei profitti pari al 90 per cento"

sabato 5 maggio 2001
Un cielo grigio stamattina, si vedeva che sarebbe piovuto. Ha cominciato a piovere proprio quando siamo usciti dalla casa che Barbara dovrebbe acquistare, in via Gisira, una traversa dietro Via Garibaldi, nei pressi del mercato.

Abbiamo fatto a piedi tutta la strada del ritorno, bagnati fradici, un signore correva veloce facendo pericolosamente volare il passeggino con un bambino dentro: chissà se è arrivato vivo, il bambino. Non si sa invece se è vivo Mario, il proprietario de "La Cervezeria", un pub in via Sant'Orsola. Dopo la visione del passeggino in volo, abbiamo sentito le sirene di un'ambulanza, noi dovevamo proprio recarci in Via Sant'Orsola, da dove proveniva il suono, perché lì, all'angolo della via con Via Perrotta, la via del teatro Massimo, dove si sentono le prove dei cantanti e dell'orchestra, abita Barbara. C'erano, lungo Via Sant'Orsola e lungo Via Perrotta, diverse auto della polizia e poliziotti erano proprio nella Cervezeria, mentre un fotografo scattava una foto all'ambulanza che faceva marcia indietro verso Via Sangiuliano. Siamo entrati dentro l'androne del palazzo di Barbara "hanno sparato a Mario", poi sopra, dalla stanza di Clementina, una pioggia furibonda, lampi e tuoni, e i poliziotti e le auto sempre lì, proprio sull'uscio della Cervezeria, col fotografo che usciva e si recava verso il lato dell'ingresso degli artisti al teatro.


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