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Socialisti: no alla riforma elettorale senza la trasparenza sulle ultime elezioni

Da Alban Trungu - 23 Ott 2010

Per gentile concessione di AlbaniaNews

di Emanuele G. - lunedì 25 ottobre 2010 - 1272 letture

Per l’opposizione la riforma elettorale si fa se la maggioranza accetta la sua proposta sull’inchiesta delle ultime elezioni parlamentari. Intanto, giovedì scorso, il parlamento ha votato a maggioranza la richiesta di destituzione dal mandato del deputato socialista Ilir Beqja che sarà valutata dalla Corte Costituzionale.

Ieri, Edi Rama si è presentato a sorpresa al tavolo sulla riforma elettorale indetto dal Primo Ministro Sali Berisha per i 5 partiti parlamentari, la società civile e le organizzazioni internazionali presenti in Albania. Lo stesso Sali Berisha che presiedeva il tavolo, è rimasto sorpreso nel vedere entrare a incontro iniziato il leader dell’opposizione Rama.

Lunedì scorso, Berisha aveva reso pubblica la sua iniziativa, invitando i partiti di partecipare al tavolo fissato per venerdì mattina, ma in una dichiarazione per la stampa, Edi Rama aveva respinto l’invito, condizionando la partecipazione dell’opposizione al processo della riforma elettorale con la trasparenza sulle elezioni parlamentari di giugno 2009.

Nel congratulandosi con Rama per essere venuto all’incontro, Berisha ha garantito ai presenti che “questa volta la maggioranza è pienamente convinta di lasciare all’opposizione e ai suoi esperti la stesura degli emendamenti del Codice che valuta necessari per rendere più sicuro il processo elettorale”. Inoltre, il Primo Ministro ha voluto ribadire che le ultime elezioni hanno rispettato tutti gli standard democratici, ma nello stesso tempo la maggioranza per una questione etica non può non prendere in considerazione la posizione dell’opposizione su queste elezioni. Pertanto, Berisha si è offerto di istituire la commissione parlamentare d’inchiesta, dare all’opposizione la sua maggioranza, e accettare qualsiasi risultato che dovesse venire fuori dall’inchiesta.

Il leader della maggioranza si è detto disposto anche di riaprire le urne per conteggiare le schede elettorali, a patto che siano i tribunali a deciderlo: “Da oggi fino a due mesi dall’inizio della campagna elettorale per le politiche del 2013, Sali Berisha è disponibile di contare le schede elettorali che non verranno più eliminate, anche se saranno spesi altri 10 milioni di euro per acquistare nuove urne”.

Secco Edi Rama nel suo intervento. Dopo una prima battuta sulla forma a V del tavolo: “pensavo che fosse una tavola rotonda, ma non lo è fatto”, il leader dei socialisti ha rincarato la dose dicendo che l’opposizione conosce il prezzo della sincerità di Berisha: “il Primo Ministro è sincero quando fa le offerte, ma non le mantiene perché è onnipotente nel considerarle dopo carta straccia”. Per Rama, l’Albania è l’unico paese che non riesce a porre fine alla tradizione delle elezioni contestate e ha voluto ribadire che il problema non è la modifica del Codice elettorale ma la sua corretta applicazione.

Rama ha consegnato a Berisha la proposta dell’opposizione per l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta per le elezioni di giugno 2009 firmata da 30 deputati socialisti che il Primo Ministro ha detto di voler prendere in considerazione quanto prima.

Secondo la proposta socialista, la Commissione avrà 15 membri, di cui 8 dell’opposizione che avrà anche la sua presidenza. Oggetto dell’inchiesta saranno la documentazione elettorale compreso le liste elettorali, l’operato della Commissione Elettorale Centrale, l’efficienza della tecnologia utilizzata per il monitoraggio del processo di conteggio dei voti, le violazioni verificate nel conteggio dei voti per la distribuzione dei seggi e nella concessione delle carte d’identità e dei passaporti.

Invece, oggi, il segretario socialista per le questioni legislative, Fatmir Xhafaj, ha sottolineato che il riconteggio delle schede elettorali sarà negoziato successivamente tra le parti, considerato le posizioni opposte su questo punto, ma l’opposizione non parteciperà nella riforma elettorale se non viene accettata la loro proposta consegnata ieri a Berisha.

Il caso Beqja

Lo scontro politico tra maggioranza e opposizione si è concentrato gli ultimi giorni anche sul caso del deputato socialista Ilir Beqja. La maggioranza lo ha accusato di aver usufruito di fondi pubblici dopo essere stato eletto deputato, atto vietato dalla Costituzione albanese. Si tratta di una gara che l’azienda informatica di cui Beqja è azionista al 51% si è aggiudicata dal Comune di Durazzo a novembre dell’anno scorso per il valore di circa 200 mila euro.

I socialisti hanno sostenuto questi giorni che in quel periodo Beqja non poteva considerarsi deputato dal momento che i deputati socialisti hanno prestato giuramento solo il 25 marzo 2010. Nulla da fare: giovedì scorso, il Parlamento ha votato con 70 voti a favore, 67 contrari e 3 astenuti la richiesta di destituzione dal suo mandato che verrà valutata dalla Corte Costituzionale.

Oggi i socialisti hanno rispolverato una sentenza del 2009 della Corte Costituzionale sul ricorso di un candidato designato giudice della Corte di Cassazione, la cui nomina è stata respinta dal Parlamento con una maggioranza relativa. Il quel caso, secondo la Corte Costituzionale, il parlamento doveva respingere il candidato con la maggioranza del 50% + 1 dei deputati presenti.

A conti fatti, considerato che nella seduta parlamentare di giovedì scorso erano presenti tutti i 140 deputati albanesi, la richiesta di destituzione doveva essere votata con 71 voti invece dei 70 ottenuti. Insomma, stando all’osservazione dei socialisti, è una causa persa in partenza. Ma la votazione di giovedì scorso rivela un’altra incertezza nella scena politica albanese: la maggioranza di governo è molto fragile e potrebbe perdere le staffe da un momento all’altro.

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