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BULGARIA: BULGARIA: Partito Socialista nel caos, cosa resta della sinistra?

Gianmarco Bucci 3 Dicembre 2024

Courtesy of East Journal [Website: https://www.eastjournal.net/]

di Emanuele G. - martedì 3 dicembre 2024 - 394 letture

Con l’espulsione della segreteria Kornelija Ninova dal Partito Socialista Bulgaro (BSP), avvenuta lo scorso settembre, si apre un periodo di grandi cambiamenti per la sinistra in Bulgaria.

Eletta animosamente alla guida della formazione nel 2016 per dare nuova aria al partito (in primis in quanto donna), Ninova lascia il BSP, al tempo il partito più potente del Paese, in uno stato calamitoso: spurgato dei suoi “nemici” interni, ripiegato su posizioni nazionaliste e conservatrici, fermo all’8% alle urne. La sua espulsione suscita forti speranze tra i vari partiti di sinistra: le formazioni che negli anni si erano distaccate – spesso a seguito di espulsioni o forti contrasti – dal BSP, si sono ora riunite sotto una coalizione elettorale, “BSP – Sinistra Unita”. Al momento c’è delusione per il passo indietro di Vanja Grigorova, candidata sindaca di sinistra a Sofia nel 2023, il cui sorprendente successo elettorale (Grigorova ha perso per qualche decimo al secondo turno in una città monopolio del centro-destra) l’ha fatta emergere come potenziale rivale di Ninova.

Le ombre sul partito restano, e in particolare quelle relative al significato stesso di “sinistra” nel paese: cosa diventerà il partito dal punto di vista ideologico? Inaugurerà un nuovo corso autenticamente progressista, ritornerà al liberalismo degli anni Stanishev (l’ex leader del partito responsabile dell’accentramento del partito) o resterà ancorato al nazionalismo conservatore degli ultimi anni, cadendo nelle braccia dell’estrema destra?

La storia del BSP

Erede del Partito Comunista Bulgaro, il BSP si è trasformato in un moderno partito social democratico a partire da una focosa sconfitta elettorale nel 1997. Dalla caduta del regime di Todor Živkov al ’97, il partito si è fatto portavoce di chi sentiva di aver perso nel gioco della transizione capitalista e democratica. È stato infatti il primo partito post-comunista ad essere democraticamente rieletto alla guida di un paese dell’Europa centro-orientale, principalmente grazie al voto rurale e delle periferie. Inoltre, come nelle vicine Romania e Serbia, i rossi hanno allora ereditato un pesantissimo bagaglio nazionalista, che in Bulgaria si era precedentemente espresso attraverso il “Processo di Rinascita”, una politica di assimilazione forzata della minoranza turca nel paese (al tempo intorno all’8/9% della popolazione totale) portata avanti negli ultimi anni del regime e culminata nella “grande escursione”, migrazione forzata di più di 300.000 cittadini verso la Turchia. Complice lo spauracchio della vicina Jugoslavia, il BSP si è però presto moderato, e il nuovo corso adottato nel 1997 lo ha lentamente trasformato in un partito social democratico. L’arrivo alla guida del BSP di Sergei Stanishev nel 2001 lo ha infine cementato su posizioni social liberali, spesso percepite come un tradimento dalla tradizionale base elettorale del partito: è sotto un governo Stanishev, infatti, che la Bulgaria ha adottato un sistema di flat tax.

A sostituire Stanishev, dopo un breve e fallimentare interludio di sinistra sotto Mihail Mikov, è Kornelija Ninova. Dopo qualche successo elettorale (Ninova ha fatto campagna affinché il generale dell’aereonautica Rumen Radev divenisse Presidente della Repubblica), il partito perde la bussola. Sostenendo di voler riportare il BSP verso il suo elettorato tradizionale, Ninova spinge su posizioni conservatrici e nazionaliste, oltre a rinvigorire la storica russofilia del partito allo scoppio dell’invasione in Ucraina. Fa dell’opposizione alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne la principale battaglia del partito: il trattato, se ratificato, introdurrebbe l’ideologia gender nel paese (lo scorso agosto il BSP ha supportato una legge proposta dall’estrema destra per vietare la “propaganda LGBT+” nelle scuole). Si oppone infine all’accoglienza di migranti in Bulgaria. L’ossessione di Ninova per i nemici interni porta alla decimazione del BSP: i membri contrari ai suoi metodi autoritari nella conduzione del partito vengono espulsi.

Il rosso e il bruno

Durante le numerose elezioni svoltesi in Bulgaria negli ultimi anni, gli insuccessi si sono susseguiti. Salvo, come detto, lo scrutinio locale a Sofia. Vanja Grigorova, sindacalista molto apprezzata tra la società civile, è infatti riuscita a mobilitare le periferie della città attraverso una campagna elettorale incentrata sulla lotta alle politiche neoliberali. Lo ha fatto a capo di una coalizione di sinistra, tra cui il BSP, “patriottica”. Perché patriottica? Il termine, utilizzato dalla stessa Ninova per indicare un nuovo modo di “fare sinistra” e il cui successo sarebbe dimostrato dal premier della Slovacchia Robert Fico, spesso nasconde flirt con l’estrema destra. La coalizione a Sofia, ad esempio, conteneva varie piccoli formazioni di estrema destra, tra cui Ataka, storico partito d’estrema destra ormai in decadenza. Grigorova ha inoltre ammesso di recente di non precludere un’eventuale collaborazione della sinistra con Vazrazhdane, l’attuale grande partito d’estrema destra del paese. Ad accomunarli sono l’elettorato tradizionalista, posizioni di sinistra in ambito economico e la comune intesa sulla vicinanza alla Russia di Vladimir Putin. Indipendentemente dalla sua presenza o meno nel progetto di una sinistra unita (che al momento Grigorova rifiuta), l’esperimento anti-neoliberale ha lasciato forti tracce tra le fila del partito.

Nel tentativo di porre fine alla paralisi politica in cui vive da anni il paese, i bulgari si sono recati alle urne, per la settima volta in tre anni, lo scorso 27 ottobre. L’esito è stato ancora una volta incerto, con il GERB di Borisov al primo posto ma lontano dalla maggioranza. Il risultato del BSP è ulteriormente sceso, complice la mancanza di una chiara direzione. Borisov è intenzionato a formare una coalizione con i liberali, i socialisti e i populisti conservatori di “C’è un popolo come questo” (ITN). Nel frattempo, però, il parlamento non riesce neanche ad eleggere una personalità che lo presieda, privandosi di fatto di qualsiasi potere (si inizia a discutere per eleggere il membro più anziano del parlamento come presidente). Il BSP al momento è preso dunque nel concerto parlamentare, rimandando ulteriormente un lavoro interno più che urgente.

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