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Renato Curcio "Il Futuro Colonizzato" (Sensibili alle Foglie)

Continua il viaggio di Renato Curcio nelle pieghe del mondo contemporaneo, un mondo per lo meno inquietate...

di Emanuele G. - sabato 28 marzo 2020 - 3197 letture

Continua da parte di Renato Curcio l’analisi del mondo contemporaneo con tutte le sue contraddizioni e aspetti poco chiari. Dopo "L’impero virtuale" e "L’algoritmo sovrano" oggi è il turno de "Il Futuro Colonizzato". Il saggio è per certi versi il riassunto di un corso di socioanalisi narrativa che l’autore ha tenuto a Milano e a Roma, da gennaio ad aprile del 2019, sulla progettazione e sulla realizzazione di alcuni “futuri virtuali” messi in cantiere e già avviati dalle maggiori imprese e delle istituzioni che compartecipano alla realizzazione degli interessi strategici dell’oligarchia digitale. Andiamo ad analizzare il nuovo saggio di Renato Curcio. Un agile volumetto ben articolato e documentato.

Nel primo capitolo l’autore cerca di mettere a fuoco le principali definizioni di “futuro” che esse hanno dato e a partire dalle quali misurano i loro passi.

Nel secondo e terzo capitolo si è spostata l’attenzione su quel futuro "faustiano" che le tecno-biologie d’intervento sul DNA e la ricerca opaca sulle varie proliferazioni dell’intelligenza artificiale intendono cucirci addosso.

Il quarto capitolo è dedicato, invece, alle intenzioni predittive che caratterizzano i nuovi approcci disciplinari nell’immarcescibile speranza di poter mettere “sotto controllo” tutto ciò che si muove nel ribollente crogiolo sociale. Tecnologie del disciplinamento, della manipolazione delle percezioni sociali e dell’addomesticamento che si lasciano alle spalle, come un’antichità desueta, anche le più ardite tecnologie panottiche degli ultimi secoli.

Le pagine del sesto capitolo sono riservate alla ridefinizione del lavoro, del suo significato, delle retoriche correnti e delle sue fenomenologie fondamentali.

Nel corso del settimo capitolo ci è sembrato importante affacciarci su uno dei territori più controversi e - attenzione - più sconclusionati, della progressione verso il post-umano: la formazione dei cittadini a quel futuro virtuale in cui le macchine intelligenti dovrebbero “prendere il potere”.

Ci piace concludere questa recensione con le le stesse parole dell’autore:

"[...] A fronte delle dinamiche che abbiamo presentato nei diversi capitoli ci è sembrato importante, infine, esprimere anche un orientamento generale al riguardo. Un orientamento per niente condiscendente o “neutrale”. Perché, come cercheremo di mostrare nelle pagine seguenti, il principale algoritmo che nel continente virtuale e in ogni suo dispositivo continua a generare malessere sociale diffuso e sgretolante è – e resta – lo scambio ineguale di origine capitalistica. E questo algoritmo non aspetta l’esplosione dell’intelligenza artificiale generale né l’immortalità promessa dall’ingegneria del DNA per precipitare le nostre esistenze quotidiane in quell’incubo “smart” nei cui labirinti semoventi i contesti e le piste obbliganti dei modelli di futuro virtuale ci hanno già in qualche modo intrappolati [...]".

- Scheda sul saggio:

In questo libro si esplora una forma di colonizzazione dei nodi della rete e, per questa via, dell’immaginario dei suoi frequentatori, delle loro identità, delle loro pratiche quotidiane e di quelle future. Ma il “futuro” di cui l’Autore scrive, non è qualcosa che debba ancora venire. Compiendo una spiazzante capriola del tempo esso infatti è già avvenuto e preme quotidianamente sul nostro presente. Le grandi aziende dell’oligarchia digitale – rastrellando i dati che generosamente seminiamo sul web e mettendo al lavoro sempre più audaci algoritmi “intelligenti”, capaci di apprendere e di predire – hanno già impostato e costruito i sentieri su cui orientare i nostri prossimi passi, e i modelli della sorveglianza ad personam per chi a questo futuro pre-scritto intendesse opporsi o comunque sottrarsi. Dopo aver passato in rassegna i vari modelli di futuro che vengono avanzati, l’Autore si sofferma e s’interroga in particolare su alcuni fondamentali territori: le biotecnologie faustiane di intervento sul DNA; le ambigue previsioni sull’intelligenza artificiale; gli approcci disciplinari a cui si ispirano i nuovi paradigmi della sorveglianza; le ridefinizioni del lavoro – stretto tra l’obsolescenza di alcune sue figure novecentesche e l’emersione di nuove professioni dalla vita breve – e infine, le retoriche sulla necessità di un riallineamento dei cittadini al nuovo contesto digitale attraverso strategie di formazione lungo l’arco dell’intera vita.

Nel contesto iper-capitalistico in cui viviamo, l’oligarchia digitale, assumendo nei fatti i propositi dell’ideologia transumanista, si è data l’obiettivo di colonizzare il pianeta, superando definitivamente i limiti dell’umano. A fronte di questa prospettiva, sembrano piuttosto ingenui gli orientamenti di coloro che si propongono di umanizzare le tecnologie digitali, l’intelligenza artificiale, le fortificazioni della “sicurezza”, l’ingegneria genetica e quella sociale per contenerle entro “i limiti della democrazia”. Sembrerebbe invece urgente e necessario cominciare un percorso di decolonizzazione della rete e dell’immaginario.

- Profilo dell’autore:

Renato Curcio, socio fondatore di Sensibili alle foglie e socioanalista, ha pubblicato per queste edizioni numerosi titoli. Su questo tema, ricordiamo qui: "L’impero virtuale, 2015"; "L’egemonia digitale", 2016; "La società artificiale", 2017, "L’algoritmo sovrano", 2018.

- Recensione "L’Impero Virtuale":

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- Recensione "L’Algoritmo Sovrano":

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