Quaderni del Cirpet - La Bosnia Erzegovina
Questa ricerca vuole informare gli operatori italiani sulla reale situazione della Bosnia Erzegovina, lontana dallo stereotipo di “paese in guerra” ancora oggi troppo diffuso
- Bosnia-Erzegovina
Questo intervento vuole dimostrare che la Bosnia Erzegovina è un paese europeo politicamente stabile e economicamente in crescita, seriamente impegnato nel processo di sviluppo economico, sociale e politico, che dovrebbe portarlo a una completa integrazione nell’Unione europea. Questa ricerca vuole informare gli operatori italiani sulla reale situazione della Bosnia Erzegovina, lontana dallo stereotipo di “paese in guerra” ancora oggi troppo diffuso.
Le elezioni generali dell’ottobre 2006 sono state un importante banco di prova per la democrazia bosniaca: esse hanno espresso risultati decisamente favorevoli ai partiti moderati di ciascuna delle tre etnie principali. In base allo spoglio dei voti, i tre candidati che si alterneranno –ogni otto mesi- alla Presidenza sono il serbo Nebojša Radmanović (Snsd, Partito dei socialdemocratici indipendenti), il bosniaco Haris Silajdžić (SBiH, Partito della Bosnia Erzegovina) e il croato Željko Komšić (Sdp, Partito socialdemocratico).
Certo, rimangono difficoltà oggettive, ma la stabilità macroeconomica, la presenza di vantaggi comparati e la volontà di aprire le porte all’economia mondiale rendono la Bosnia Erzegovina attraente per gli investitori esteri e, in particolare, per quelli italiani, dati i forti legami commerciali fra i due paesi. L’Italia occupa un consolidato ruolo di primo piano nel commercio con la Bosnia Erzegovina; questa forte presenza commerciale è la “testa di ponte” di investimenti diretti che, secondo gli operatori intervistati dal Cirpet, sono destinati a aumentare nei prossimi anni (attualmente le imprese italiane presenti sono circa sessanta).
Le Pmi italiane operano in Bosnia Erzegovina in diversi modi: comprano materie prime e semilavorati locali per produrre in Italia, danno in “lavorazione conto terzi” (perfezionamento passivo) materie prime e semilavorati italiani per poi riesportarli in Italia, instaurano rapporti di cooperazione industriale con le Pmi locali private già attive sul mercato (attraverso società partecipate), acquisiscono, infine, imprese locali, o fondano imprese ex novo, per produrre semilavorati o prodotti finiti da vendere in Italia, sul mercato locale o sui mercati esteri.
Per il resto del documento sulla Bosnia-Erzegovina si prega consultare l’allegata scheda in formato *.doc.
Contributo di Marco Ranieri
CIRPET Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Paesi Emergenti e in Transizione - Università di Torino
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