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Poesie che richiamano la vita

Da Anila Kadija - 24 Nov 2010

Per gentile concessione di AlbaniaNews

di Emanuele G. - venerdì 26 novembre 2010 - 1473 letture

“Poeti urbani” è la raccolta di poesie curata da Andrea Cirillo e Andrea Tebaldi con foto di Denada Alimadhi. Prodotta da Adunanze poetiche in collaborazione con l’Associazione Scanderbeg, è stato presentato ieri sera nell’ambito delle iniziative per la Settimana di Cultura albanese 2010 a Parma.

“Abbiamo aperto la serranda e ci siamo riversati in strada”, dicono loro seduti in un cerchio di vita per leggere il modo poetico le loro poesie. Io ascolto nel silenzio delle mie parole mai scritte…

“Nel silenzio delle parole che mai ho scritto, mi appoggio e penso quanto vento stia soffiando… cadono le foglie di quest’autunno su bianchi fogli della lettura, dipingo la mia penna su queste rime, che portano pensieri vicini e lontani di terre, di gente che li amo! Sono, siamo emigranti…”

Questo libro rispecchia la mia anima, rispecchia le anime di tutti noi, che sorvolano tra mondi che s’incontrano. È una meravigliosa musa che ci accomuna in una fragile, forte, sublime poesia. Mentre lego: “I passi di mio padre e del padre di mio padre, lungo la rotta inviolata della storia…”, chiudo gli occhi e sento come suona il pensiero insieme al mio sangue che scorre senza confini. “Perché l’amore ognuno se lo vive come vuole che vince, che divora, che prende, che sussurra…”, con la forza di chi nei tragitti di quel treno che si chiama vita si ferma – aggiungo io – accoglie e ascolta gente con la “valigia di cartone” e le loro storie. Anche se la poesia richiama l’amore sentimentale, scaturisce dalla lirica, attraverso il gioco delle metafore, il bisogno universale di amare. Padri che hanno lasciato in noi l’eredità di essere fieri. Mani di gente che hanno creato in noi quel profilo da essere riconoscenti.

“Conosco le tue mani…su esse scorre un brivido…che è solo mio", sarebbe un cerchio senza spazi la nostra esistenza, se non ci fossero le sensazioni di legami stretti con le proprie radici. Come quella parte più nascosta, perché è più profonda, dove si nasconde l’amore. Spesso sentiamo voci che si smarriscono nel nulla, troppo egoista questa società di frenetica vita, viaggiamo nello stesso binario e non ci accorgiamo che abbiamo paure e bisogni come abbiamo energie e la possibilità di afferrarsi l’uno con l’altro per camminare più sereni.

“Il buio di chi sa e non sa come uscirne…di chi rinuncia al nero perché in natura non esiste”. Semplice osservazione di dipinti? Van Gogh nei panni di una persona semplice e profondamente artista che dipingeva dalle finestre aperte la vista della natura sui campi di girasole? Pensiero che va a vista mondo. Desiderio emotivo di vederlo più colorato come un arcobaleno solidale.

“Solo che s’impara solo con il tempo a non essere più soli, luce, dopo luce…”, mi ricorda le nostre giornate ai primi tempi da emigranti. Hai davanti il mondo luccicante e movimentato, ti fermi con passo smarrito in una giungla che non ti appartiene, ti basterebbero una panchina in qualche parco per meditare le tue idee e poi un abbraccio, luce dopo luce entri nell’ottica vivibile della società che ti accoglie e, allo stesso tempo, ti respinge. Entri a punta di piedi perche non vuoi disturbare la gente che ti vede al di sopra degli occhiali, pensierosa e preoccupata, forse hanno ragione…forse! Anche in una semplice casa in affitto… “Il buio mi sorprende…accendo la luce. Riconosco ciò che è mio e ciò che non è mio...” sempre con il tempo il buio non ti sorprenderà più!

Non fidarti dell’amica bastarda “tra le mie dita sei piccola, come il destino...”: nuvole fumanti di sfoghi studenteschi in una notte lunga, prima di un esame, oppure in una pausa corta di un turno di lavoro, ti senti massacrato ma allo stesso tempo senti come ti scorre veloce il sangue nelle vena perche sei vivo! Vita che cammina, lenta lumaca destinata a viaggi lunghi. E le distanze di nostalgia richiamano ricordi: “L’amicizia col distacco non svanisce ma cresce legata ad un lontano passato”.

Ogni volta che si ritorna nella propria patria, come faccio io, come fatte voi, si ripercorrono le strade dell’ infanzia e della gioventù. Lì, gli alberi sono invecchiati, ma hanno ancora qualche segno che narra di un passato lontano. Del nostro passato lontano. Mi avvicino e li accarezzo ogni volta perche è nostalgia di luoghi dove “non sono l’unica a viaggiare…”, perché noi ancora viaggeremo.

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