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Mila Bankova - la principessa amazzonica

Un’intervista dalla nostra corrispondente dalla Bulgaria Anna Georgieva con una giovane bulgara che lavora come voluntaria in Peru.

di Emanuele G. - venerdì 11 novembre 2011 - 2300 letture

Tutto ha cominciato con un libro, che un amico mi ha regalato - “ Una lettera per te dalla foresta Amazzonica” con racconti dei bambini e delle legende di differente etnie dell’Amazzonia Peruviana. Il libro fue pubblicato in Bulgaria due anni fa da Mila Bankova, 29, laureata in mediazione linguistica e culturale. Lei lavora come voluntaria nel quartiere Las Lomas della citta di Puerto Maldonado – ha cominciato 2006, continua ancora oggi.

In Bulgaria Mila ha fondato una campagna nazionale “ Bambini tra le culure”.

Poi nel blog di Mila “ Perumiwa” но trovato informazione su la vita e i problemi delle bambini peruviani, e ho sentito la determinazione delle madri creare un futuro dignitoso per suoi bambini .

Ho guardato molte foto e video, ho visto anche un gruppo dei bambini felice a Machu Picchu – era un viaggio, fatto da Mila con i fondi raccolti della vendita del libro.

Confesso, non conosco bulgara giovane come Mila, per me e un gran onore presentarla ai lettori di Giro Di Vite.

- Mila,qual e stata la ragione di partire per il Peru ?

Sono partita per il Peru perché non sopportavo più il clima e lo stile di vita europeo che non è compatibile con la mia essenza e visione per il mondo. Vivevo già da 5 anni a Milano, studiando e lavorando, avevo anche la borsa di studio, un monolocale dall’Università degli studi di Milano, tutto quello che uno aspira in generale. Però ero infelice in Italia, la società sempre mi ha trattato con pregiudizi sia a casa del mio fidanzato italiano che nelle istituzioni pubbliche. La gente a Milano è fredda, ha perso le qualità belle dell’umano. L’intorno - tutto industrializzato, contaminato, mi sono apparse delle allergie. Dentro di me sentivo che un altro mondo esiste e ho avuto il coraggio di lasciare tutto e di andare a cercare un altro mondo. La gran parte della gente che conosco vuole fare lo stesso però ha paura di dire “ciao” alle sue abitudini. Le mie proprietà le ho distribuite fra amici e stranieri che ne avevano bisogno. Ho mollato la specialistica che avevo iniziato all’Università, ho rinunciato alla borsa di studio e mi sono comprata un biglietto per il Perù. Perché questo paese? Sei mesi prima avevo incontrato per strada una mappa del Perù. Sempre da piccola ho avuto interesse per le culture lontane e in particolare per i nativi delle Americhe. In più tanti dei miei amici avevano viaggiato per Sud America e allora mi sono decisa-vado anch’io a vedere, non ho nulla da perdere! I miei genitori erano in shock, mia mamma piangeva e mi supplicava – la carriera, la pensione e non so che...Avevo 24 anni. Adesso ne ho 29 e sono contenta perché la mia vita l’ho decisa io e non la società o i miei genitori. Un’amica di Vicenza mi ha dato il numero di un italiano che vive in Perù da anni e che poteva darmi delle indicazioni per il mio viaggio. Si chiama Alessandro Bressan e ha creato insieme ai suoi amici un’associazione piccola di Vicenza che opera in Peru. Questo italiano mi ha invitato a Puerto Maldonado per mostrarmi il suo progetto sociale perché li sembrava interessante la mia laurea in mediazione linguistica e culturale e diceva che potrei aiutarli. E cosi ha iniziato tutto. Sono arrivata in Perù un venerdì 13 di ottobre del 2006 per rompere tutti i pregiudizi e superstizioni del mondo che conoscevo e pronta per una nuova vita. Ho comprato un biglietto per Puerto Maldonado e lo stesso venerdì 13 sono arrivata nella foresta amazzonica. Mi sono innamorata di tutto, della gente, della natura, dei bambini e il tutto si innamorò di me e mi trattato come una principessa amazzonica.

- Il primo incontro con una situazione cosi difficle e insolito per te ti ha fatto smettere o cotrario - ti ha motivato a continuare ?

La prima volta che sono entrata dentro la foresta amazzonica che è a 2 minuti uscendo dalla piccola città di Puerto Maldonado ho pianto. Però ho pianto di felicità per vedere che la vita esiste ancora, che il mondo non è finito e ho fatto un profondo respiro di ossigeno. Da quel momento dovevo iniziare a rompere le vecchie abitudini, per esempio di andare di corsa, di pensare in certe maniere. Nella selva(Amazzonia) tutto è lento e le cose succedono non perché tu le hai organizzato ma perché hanno un suo proprio cammino e tu solo impari a distinguere i segnali e a camminare di nuovo. Il più difficile di tutto erano e continuano ad essere le zanzare e gli insetti di tutti i tipi, ma anche il calore e la umidità. Il resto per me è il paradiso – la gente che ride tutto il tempo, il calore umano, le sorrise, la bellezza dell’Amazzonia, i suoni della foresta, i colori. Tutto questo ha stimolato il meglio di me e la enorme forza che ho dentro. Questo mondo ha permesso fluire i miei sogni e le mie visioni e mi ha dimostrato come seguirle e realizzarle poco a poco. Perché qua tutto e a passo di una tartaruga, poco a poco. Quando ho pianto questa volta ero accompagnata da una ragazza che aveva 3 anni meno di me però era già madre di un figlio di 8 anni. Ha pianto anche lei, pensava che io piango per sofferenza e mi ha raccontato la sua triste storia di vita. Non aveva ne papa ne mama e quando aveva 13 anni l’avevano violata, cosi è nato Jesus. Lei era una delle madri con cui iniziavo a lavorare. In questo momento ho capito che da fare c’è ne abbastanza. Ed è iniziato lo scambio, perché non sono andata né solo a ricevere dal Peru né solo a dare un aiuto sociale. E’ un bellissimo scambio.

- Come i bambini di Maldonado ti hanno accettato ?

Inizialmente abbiamo lavorato in una comunità fuori dalla città, 6 ore in barco o 2 ore in moto. Si chiama Sabaluyoc. I bambini avevano visto uno solo straniero in vita suo – l’italiano di Vicenza. Io ero la seconda. Alcuni si nascondevano dietro degli alberi e mi osservavano con curiosità, altri venivano e mi toccavano come nei film, come se fossi un’aliena. Mi toccavano i vestiti, gli orecchini e io non parlavo neanche una parola di spagnolo. Allora con i bambini ho iniziato a conoscere questo mondo, gli alberi, gli insetti, le parole...mi hanno mostrato tutto del loro ambiente e lo facevano con tanto amore. Chi aveva bisogno di aiuto in questo mondo ero io – immaginatevi la foresta amazzonica e tutti i suoi pericoli. Spesso ridevano di me per cose che dicevo o facevo, uno spettacolo comico e io ridevo di me stessa con loro, ho scoperto il gusto dell’autoironia.

- Da dove protengonio i fondi per tua attivita ? Hai il supporto di qualche organizzazione ?

L’italiano Alessandro Bressan ha creato un meccanismo alternativo di finanziamento e lavoro sociale, un gruppo di 40 amici di Vicenza hanno creato un’associazione ONLUS. Questi amici mensilmente appoggiano con piccole somme il lavoro in campo che fa Alessandro e organizzano cene, concerti, eventi culturali. Lavoriamo con pochi soldi ma facciamo cose concrete. Non siamo come le grandi ONG che spendono tanto e 70% dei fondi vanno per burocrazia. Qua le cose sono reali, non inventiamo in carta niente e per nessuno. L’importante è che lavoriamo con la gente e con il loro ritmo, con le loro idee e conoscenze. Io ho speso per il progetto tutti i soldi che avevo risparmiato per il mio viaggio, da mangiare e da dormire non c’era problema, qua costa niente rispetto all’Europa. Dopo 2 anni in Peru sono partita per la Bulgaria e ho deciso di seguire l’esempio di Alessandro e di far crescere questo seme di solidarietà che si era piantato in me.

- Cosa hai fatto cuando sei tornata in Bulgaria e perché la gente ha avuto tanto interesse per la Amazzonia?

Dopo 2 anni che sono rimasta in Perù, alla fine del 2008 sono tornata in Bulgaria. Ho dedicato il primo anno alla divulgazione dell’arte e delle conoscenze dei miei bambini dell’Amazzonia peruana in Bulgaria, ho fatto un’esposizione itinerante in diverse città e scuole della Bulgaria che includeva foto, racconti, leggende, canzoni, disegni, un cortometraggio e tanti sorrisi. Tutto questo con l’appoggio di amici e gente che crede in me, nessun finanziamento pubblico, anche perché in Bulgaria è difficile arrivare ai finanziamenti. L’obbiettivo di questo lavoro – un giorno i bambini con i quali lavoravo in Perù decisero di raccontare ai bambini europei la loro vita e il loro mondo. Non riuscivano a credere che i bambini in Europa non sanno cosa è il copuasu, il camu camu, l’anona, che non hanno un bosco dove vive il tapiro, il tucano, il giaguaro, l’anaconda. Allora io ho promesso che racconterò alla gente in Europa e ci siamo messi al lavoro per raccogliere informazioni sulle piante, sugli animali, abbiamo fatto foto e video su cosa e l’anona-una frutta dolce come il miele, abbiamo filmato i loro giochi, il fiume che corre come serpente, ecc. Io ho inventato dei giochi amazzonici per i bambini europei, ho fatto dei laboratori, ho avuto un enorme successo con questa esposizione itinerante. Dopo un anno sono riuscita a raccogliere soldi per editare il libro “Una lettera per te dall’Amazzonia” che raccoglie tutte le favole dei bimbi amazzonici, leggende di diverse etnie della regione, le informazioni sulla flora e fauna e un fortissimo messaggio di protezione del medio ambiente. In Bulgaria ho visto che è necessario lavorare per promuovere la tolleranza e una migliore comprensione della varietà culturale, etnica e religiosa del mondo attraverso gli occhi dei bambini peruviani. Il libro è finito rapidissimo e quando sono ritornata quest’anno in Perù con i soldi raccolti abbiamo realizzato diverse attività sportive e culturali e io ho organizzato un bellissimo viaggio educativo a Machu Picchu e a Cusco con 10 ragazzi che hanno scritto il libro.

- Sei laureata in mediazione linguistica e culturale da Milano, qual e il tuo prossimo passo?

Il secondo anno in Bulgaria mi sono iscritta a un master nell’Università di Sofia. Il master “Studi antropologici del Mediterraneo e dei Balcani” è un master congiunto tra l’Università di Sofia e la Sapienza a Roma. Cosi ho vinto una borsa di studio per il terzo semestre a Roma e ho avuto il piacere di lavorare con Mariano Pavanello, grande africanista e antropologo molto famoso non solo in Italia. Adesso sto facendo la mia tesi di laurea qua in Perù sulle problematiche delle miniere d’oro e del traffico umano in questa regione amazzonica.

- Che momento, l’esperienza non sarra dimenticato ?

Non dimenticherò mai la mia esperienza con la pianta medicinale che usano i sciamani dell’Amazzonia, la ayahuasca. Mi ha aiutato tantissimo a crescere e a conoscere la foresta tropicale con le sue credenze e spiritualità. Da questo momento ho iniziato un lungo cammino di apprendimento della medicina tradizionale e adesso sono allieva di un curandero della etnia shipibo.

- Cosa ti fa credere che sai veramente utile per la gente amazzonica?

I fatti reali - che le mamme vogliono che rimango con loro e mi supplicano di lavorare con i loro figli. Quando sono partita per la Bulgaria piangevano, mi chiedevano di tornare presto. I risultati per me si vedono quando noto che è cresciuta la autostima delle stesse mamme e dei ragazzi, perché prima si vergognavano di parlare, di pensare, di avere una opinione...in Perù la violenza contro le donne è terribile, ogni 2 minuti viene violata una donna. Diciamocelo chiaro – qui il machismo è devastante.

- Il macismo ha tanti dimensioni - anche in mondo moderno d’Europa. In Bulgaria, che cosa ti ha provocato delusione piu grande ?

Mi ha deluso il razzismo e la politica, la corruzione, il mal funzionamento delle istituzioni. Ho lavorato nel campo sociale con una ONG e non potevo credere quanto cattivo e marcio è in Bulgaria a livello politico e delle istituzioni il comportamento verso gli orfanotrofi. Sono criminali, delinquenti e il popolo bulgaro non si rende conto ed è razzista contro i turchi, i greci, soprattutto contro i rom. “I rom rubano” ti dirà ogni bulgaro, ma i nostri politici rubano a livello assurdo, “i rom non rispettano i suoi bambini” e i politici bulgari uccidono questi bambini, li tolgono la libertà a li fanno vittime e prigionieri senza via d’uscita. Siamo nel 2011 e questi crimini continuano...sveglia, sveglia!

- Il mondo di oggi e senza fiato da gravi problemi, credi che ll tuo lavoro in Peru cambia qualcosa?

Il cambio è in me stessa, questo per me è sufficiente. Ho tanti amici con grandi capacità che lavorano per le grandi multinazionali, amici dall’infanzia che lavorano nel Banco Mondiale, bella gente che guadagna tanto però è prigioniera del lavoro ed è infelice. Se avessero il coraggio di dare tutta la loro intelligenza per un mondo più giusto e di seguire il loro cuore e i loro sogni, sarebbe fantastico. Io ho avuto il coraggio, adesso non potrò mai tornare indietro. So 5 lingue e non andrò a dare la mia forza e la mia conoscenza per imprese che sfruttano la gente, preferisco vivere con poco, essere felice e coltivare pomodori e yuca...per me il mondo cambia quando cambio io, nel lavoro sociale se riesco a trasmettere questo, già è tanto.

- Tuo proprio futuro, come lo vedi?

Mi piacerebbe dedicarmi al turismo responsabile e ricevere gente che viene a fare scambio culturale in Amazzonia, cosi aiutando l’autofinanziamento del progetto. Il mio futuro lo vedo semplice, una vita normale e dedicandomi a seguire i miei sogni per un mondo più bello e più giusto. La ayahuasca mi aiuta molto a essere una guerriera. Siamo in guerra, fra un po non rimarrà né un albero qua in Amazzonia, bisogna lottare e non con le armi. Ci sono altre tecniche, la visione è importante, il coraggio ancora di più, l’amore e la forza vitale che abbiamo dentro di noi.

Mila, grazie per la intervista - la sento come una poesia di umanesimo e l’amore, per un nuovo percorso che l’humanita deve prendere per un futuro dignitoso.


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