La Polonia spaccata in due
05 luglio 2010 | Presseurop
Il liberale Bronislaw Komorowski è il nuovo presidente polacco: ha sconfitto il conservatore Jaroslaw Kaczynski in un voto che ha messo in evidenza le profonde divisioni sociali del paese. Ora dovrà portare a termine le riforme di cui la Polonia ha bisogno e garantire a Varsavia un posto di riguardo nell’Ue.
La Polonia ha un nuovo presidente: Bronislaw Komorowski, del partito di centrodestra Piattaforma civica (Po), al governo dal 2007. L’annuncio è stato dato ufficialmente la mattina del 5 luglio, quando la Commissione elettorale polacca ha reso noti i risultati dello spoglio dei voti nel 95 per cento dei seggi. Con il 52,6 per cento dei voti, Komorowski ha sconfitto Jaroslaw Kaczynski, candidato del partito conservatore e nazionalista Legge e giustizia (PiS), che ha ottenuto il 47,4 per cento dei voti. Poche ore prima, con solo la metà delle schede scrutinate, il quadro sembrava molto diverso e Kaczynski era in testa. Considerato che si è votato nel bel mezzo delle vacanze, l’affluenza del 54,8 per cento è un buon risultato.
Piattaforma civica ha esaurito gli alibi
In linea con le previsioni, le regioni povere e rurali hanno scelto in massa Kaczynski, che ha ottenuto anche i voti degli elettori più anziani, mentre Komorowski ha raccolto consensi soprattutto nelle aree urbane (per la mappa dei risultati del voto cliccare qui). Tuttavia, scrive Rzeczpospolita, nonostante il successo di Komorowski, il "vincitore politico" del voto è Kaczynski, perché il suo buon risultato personale, unito al rafforzamento del PiS, dimostra che nel paese le due principali forze politiche sono "piuttosto quasi sullo stesso piano". E Piattaforma civica "non ha la forza per rimanere al potere in eterno", commenta il quotidiano conservatore.
Adesso che ha conquistato la presidenza e la guida del governo, il partito di Komorowski e del premier Donald Tusk non ha più alibi: "deve portare a termine le riforme necessarie al paese", osserva Rzeczpospolita in un’altra analisi sulle elezioni. Sotto la presidenza di Lech Kaczynski era stata bloccata una riforma radicale del sistema sanitario. E pe rla verità neanche le riforme delle finanze pubbliche e del sistema di welfare degli agricoltori non sono certo molto popolari. anche per questo, osserva il giornale di Varsavia, la sconfitta di misura di Kaczynski potrebbe trasformarsi in una vittoria del suo partito alle elezioni politiche del 2011. È dello stesso avviso anche Gazeta Wyborcza, che invita il partito di Tusk e Komorowski a mostrare finalmente il suo "lato riformista e ad aprirsi alla cultura della democrazia europea. Se Piattaforma civica non lo farà, perderà le prossime elezioni".
Niente di positivo per la Polonia e i polacchi
Il voto di domenica ha sottolineato anche come la Polonia sia una società divisa, osserva Adam Michnik, il fondatore della Gazeta Wyborcza. La metà del paese che ha sostenuto Komorowski ha fiducia nell’Unione europea, e vuole una Polonia democratica, pluralista, un libero mercato e stato di diritto". La parte che ha perso, invece, è rappresentata da "una destra autoritaria guidata da Jaroslaw Kaczynski. Una destra simile è un pericolo per la Polonia". Michnik osserva che la divisione tradizionale tra destra e sinistra non riflette più quello che succede nell’Europa centrale, orientale e anche in alcuni paesi dell’Europa occidentale, dove "una nuova ondata di populismo dalle caratteristiche ideologiche molto composite" sta conquistando il favore degli elettori.
È possibile che queste due Polonie riescano a comunicare, a trovare un punto d’accordo? Se lo chiede Tomasz Lis, direttore del settimanale Wprost, il quale si augura pure che in futuro queste divisioni non saranno più sfruttate dai partiti per ottenere un tornaconto politico. Difficilmente, però, questo succederà in tempi brevi, anche perché "la campagna elettorale per le presidenziali non ha certo fatto progredire il paese, e in fondo non ha prodotto nulla di positivo per i polacchi". Lis chiede ai suoi connazionali dia smetterla una volta per tutte di sprecare tempo, che è un "fattore essenziale in democrazia". È arrivato il momento di fare riforme nel campo delle finanze pubbliche, del sistema sanitario, della previdenza, e bisogna ridurre la spaccatura politica che esiste tra ricchi e poveri . Come osserva Michnik, il forte sostegno per Jaroslaw Kaczynski dimostra che "molti polacchi non si sentono a casa nel loro paese". La principale sfida del nuovo presidente sarà quella di trasformare questo stato d’animo.
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