La Catena di San Libero, 17 ottobre 2005 n. 306

Sara’ l’Australia il primo paese occidentale a vietare formalmente gli scioperi dei lavoratori. L’annuncio e’ stato dato dal primo ministro John Howard e sta suscitando un dibattito alquanto aspro nel paese. "E’ una riforma", sostiene la destra.

di Riccardo Orioles - giovedì 20 ottobre 2005 - 3045 letture

Preliminare 1. Sara’ l’Australia il primo paese occidentale a vietare formalmente gli scioperi dei lavoratori. L’annuncio e’ stato dato dal primo ministro John Howard e sta suscitando un dibattito alquanto aspro nel paese. "E’ una riforma", sostiene la destra. "Ma forse tutto sommato sarebbe giusto che pure i lavoratori ogni tanto potessero avere anche qualche diritto" obbietta pensosamente la sinistra. La "riforma" in ogni caso prevede il licenziamento senza giusta causa per le aziende sotto i cento dipendenti, la possibilita’ di dichiarare illegali gli scioperi che il governo considera dannosi, contratti personali e non di categoria, contrattazione individuale anche su ferie e orario di lavoro. Quanto al sindacato, gli verra’ semplicemente vietato l’ingresso nelle aziende dove non e’ gia’ presente ora.


Preliminare 2. Der Grosse Inkiuken. La sinistra - fra socialdemocratici, verdi e nuova sinistra di Lafontaine - avrebbe la maggioranza dei seggi, ma il governo di sinistra, moderata o radicale che sia, non si fara’. Si fara’ invece una Grande Coalizione fra socialdemocratici e democristiani, lasciando fuori le due estreme di destra (dove sono nazisti e sono quattro gatti) e di sinistra (dove sono democratici e hanno il dieci per cento dei voti). I ministeri verranno spartiti fra ex-centrodestra ed ex- centrosinistra, secondo il Kenkellimanual, e la politica economica continuera’ a essere lasciata sostanzialmente in mano alle imprese (che stanno gia’ delocalizzando tutto). Pieno impiego per quasi tutto il personale politico, liberato nel suo complesso dall’incubo dell’opposizione.


Situazione. Adesso i partiti sono tre, il centro, la sinistra e la destra. La sinistra, ne abbiamo parlato tante volte, e comunque ha il grande merito di non avere piu’ a capo D’Alema. La destra consiste nei leghisti (gli unici motivati: o al balcone, o al muro) e in numerosissimi commercialisti, avvocati, cavalieri d’industria e cumenda che per una volta nella loro vita hanno avuto il culo terrificante di Salire in Alto: un evento irripetibile come la congiunzione di Marte e Mercurio in Giove, per difendere il quale sono disposti a tutto e anche a qualcosa di piu’. Il centro, va sans dire, c’est la Dc. Ma e’ una Dc frammentata, come quei personaggi dei vecchi cartoni animati che si dividevano in cento se stessi piccolissimi, ciascuno dei quali si agitava freneticamente persuaso di essere il se stesso unico e vero.

Le strategie: per la destra, tenere. Tenere, sopravvivere, rinchiudersi in Salo’, diventar papalini, farsi buddisti, chiamare Erode, aspettare E.T. - qualunque cosa, pur di restare la’, di non abbandonare le poltrone. E che cosa potrebbe fare un Calderoli, nella vita? La Russa, almeno, tornerebbe a fare l’avvocato di Ligresti. Non e’ la piu’ sofisticata delle strategie ma non e’ neanche da buttar via, perche’ non nasce dal cervello ma dalle darwiniane viscere profonde. Avete presente un bambino all’ottavo mese e mezzo che vuole disperatamente non essere espulso dalla mamma? Ecco, quello li’. Per Berlusconi non c’e’ problema
- puo’ sempre emigrare all’estero - ma gli altri? La maggior parte, e’ tanto se riuscirebbero a esulare fino a Pavia. E la Finanza ha le braccia lunghe, e cosi’ le Procure.

La sinistra, nella quale noi del chiamiamolo "movimento" (societa’ civile, cococo’, girotondini, pacifisti, base: insomma, il dieci-quindici per cento di questo allegro paese) per nostra colpevole cacioneria non siamo rappresentati, oscilla fra i gesuiti di buone e civili letture come Fassino e i socialisti lombardiani come Bertinotti. Poi c’e’ Di Pietro che sogna di coronare il sogno della sua vita, comprendente il cav. Berlusconi Silvio e un’affollata cerimonia in una pubblica piazza. C’e’ Diliberto e Cossutta, che approfittano sfacciatamente dell’assenza di Karl Marx. C’e’ Pecoraro dei Verdi, c’e’ Ernesto (sarebbe la corrente purodurista di Rifondazione, che ogni volta che vede Prodi lo misura accuratamente e ne calcola il peso). C’e’ Prodi, naturalmente, a cui per punizione dei suoi trascorsi peccati (licenzio’ migliaia di operai all’Alfasud) e’ toccato infine d’essere odiato dai padroni in quanto communista. Al seguito, migliaia di politici minori, amministratori (in genere buoni), giornalisti (in genere scialbi), funzionari, giu’ giu’ fino ai militanti semplici di base.

A livello di questi ultimi la statura morale s’innalza bruscamente e possiamo dire che abbiamo ancora una bella sinistra - quella per la strada - ed e’ un vero peccato che si debba affidarla a una dirigenza tanto sgangherata. Ma parlavamo di strategie. Quella della sinistra e’, in alto, di amministrare; in basso, di salvarsi dalla terrificante catastrofe che s’e’ gia’ ingoiata gran parte dei giovani e degli operai e sta digerendosi adesso con tutta tranquillita’ il ceto medio. Purtroppo per loro, il politico piu’ ammirato dai loro dirigenti e’ Blair. Purtroppo per i dirigenti, pero’, essi non hanno piu’ uno strumento di controllo sociale com’era (insieme ai suoi molti meriti) il sindacato degli anni Settanta. Quindi, se vorranno blaireggiare, blaireggeranno: ma bisogna vedere quanto li lascera’ blaireggiare in pace la loro base, o almeno una seria parte di essa.

Che probabilita’ hanno le altre due forze di veder realizzate le loro strategie? Ben poche. Nessuna destra e’ mai riuscita a sopravvivere nelle condizioni di quella di ora. Immaginate Hitler circondato non dagli americani e sovietici ma dai brasiliani da una parte e dalle truppe del Regno di Napoli dall’altra. Sarebbe durato di piu’, e questo gli avrebbe dato anche una certa illusione. Ma se il nemico fosse comunque giunto alla periferia di Berlino, la situazione sarebbe stata insanabile lo stesso: questione di tempo. Berlusconi non ha di fronte Zukov e nemmeno l’Ottava Armata. Ma, al punto in cui ormai e’, bastano Fassino e Rutelli. Tutto quel che puo’ ottenere, non tanto lui (che e’ sempre il nuovo Agnelli d’Italia, e puo’ comandare in tanti altri modi) quanto i suoi piu’ derelitti seguaci, e’ un bel Gotterdammerung finale. Da questo punto di vista, occhio ai "terroristi islamici" e a tutto cio’ che si potra’ muovere prima delle elezioni.

Infine, la Dc: l’esperta Dc, l’abile Dc, la furbissima Dc. Secondo me, sia la Dc di destra che quella di sinistra hanno perso i tempi. Rutelli e’ riuscito solo a logorare Prodi, non a sostituirlo. Un po’ come Mastella, che ogni volta che incontra qualcuno gli grida "Communista!" ma solo perche’ vuole le cento lire. Quello mette la mano in tasca, gliele da’ e poi continua per la sua strada. Insomma, se vuoi venderti il "moderato" te lo puoi vendere una volta, o la va o la spacca; non ci puoi campare per mestiere. A destra, la riscossa Dc e’ dovuta quasi esclusivamente a Follini; Casini al casino nel Polo in effetti ha contribuito ben poco; anche qui (basta scendere a vedere i Dc siciliani per capirlo) minacciare di fare la Dc e’ molto meglio che farla per davvero. E poi, con chi? Il vero leader politico del partito "cattolico" c’e’ gia’, ed e’ Ruini. Ruini non avrebbe mai lasciato crescere Sturzo o De Gasperi, figurarsi Rutelli e Follini. Personalmente, in queste cose mi fido di piu’ dei cardinali che, essendo atei, non rischiano - a differenza di molti politici - di far cazzate per fanatismo coglione. (Di Fini e’ inutile parlare perche’ non esiste).

Insomma, dopo le elezioni (o "elezioni": ancora non si sa) ci sara’ confusione. I cococo’ rideranno, balleranno, applaudiranno Prodi e Fassino e poi cominceranno a...

..A pretendere, signora mia. Sapesse come pretendono tutti quanti. Pretendono. E ahime’, com’e’ rovinata l’economia... A questo punto tornate al Preliminare 1 e al Preliminare 2, e la partita ricomincera’ daccapo.


Ancora non e’ chiaro se fra qualche mese si va a votare o semplicemente a "votare". Le virgolette non sono per il proporzionale (un modo come un altro, a parte che mentre si gioca a poker non e’ elegante dire: "Da questo momento si sta giocando a canasta, percio’ sai dove puoi ficcarteli i tuoi quattro assi!") ma per il proporzionale corretto. La "correzione" infatti riguarda una cosa semplicissima, che nessun altro al mondo ha avuto finora la genialita’ di trovare, e cioe’: "Puoi votare solo ed esclusivamente per il candidato che ti indica il tuo partito". Cioe’ non puoi piu’ scegliere fra il numero uno (Almirante) e il numero 47 (ovviamente, La Morte) o fra il numero 1 (Pannella Giacinto detto Marco) e il numero 31 (Cicciolina). No, niente piu’ capricci, e men che mai voti di protesta: devi votare solo ed esattamente come vogliono loro. Cioe’, se sono a Gallipoli debbo votare per forza... non oso neanche dirlo.

Beh, il sistema puo’ essere ancora perfezionato, ma di poco. Ci sono troppi partiti. Uno sarebbe sufficiente. La destra, un tempo, difatti pensava che uno bastava. Ora concedono che ce ne sia anche piu’ di uno, purche’ rigidamente tenuto al guinzaglio da gente seria e non da quei debosciati di elettori.

Ah, i comizi! Ah il voto libero! Ah le elezioni! Li ricorderemo con nostalgia, come il gelo di melone, piazzale Ostiense coi filobus, le gemelle Kessler e tante altre dolcissime cose del buon tempo che fu.


Riciclaggio. Lo sospetta la magistratura svizzera a proposito di ingenti movimenti di capitali con la copertura di un’azienda televisiva di un grosso imprenditore italiano, molto vicino a un professionista siciliano gia’ condannato per reati mafiosi. Indagini in corso.


Caucaso. Il 13 ottobre un gruppo di uomini armati prende d’assalto Nalchik, la capitale della Repubblica di Kabardino-Balkaria, a ovest dell’Ossezia e della Cecenia, e puntualmente i nostri media si svegliano dal torpore e ricordano che sul mappamondo esiste qualcosa chiamato Caucaso. Per chi non crede che un complesso intreccio di problemi geopolitici possa essere rappresentato come uno scontro tra indiani e cowboys segnaliamo l’attivita’ della Russian-Chechen Friendship Society. Questa organizzazione non governativa di Niznij Novgorod (la quarta citta’ della Russia) ha realizzato un centro informativo che raccoglie e diffonde notizie sul conflitto ceceno, fa attivita’ di riabilitazione e programmi sanitari per i minori vittime della guerra, azioni di tutela legale e ricerca di persone disperse e detenute arbitrariamente. Tutto questo e’ bastato a scatenare una violenza meno scenografica di quella armata, ma non per questo meno pericolosa.

Le autorita’ russe e i servizi segreti dell’Fsb hanno deciso di far chiudere i battenti all’organizzazione, e il primo bersaglio e’ stata la rivista Pravozascita (letteralmente "difesa dei diritti"), indagata per il suo lavoro di documentazione sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia, che agli occhi delle autorita’ giudiziarie e’ diventato una "incitazione all’estremismo". Il fuoco incrociato sulla Ong comprende anche indagini amministrative e fiscali, maltrattamenti, irruzioni e perquisizioni senza mandato da parte dell’Fsb. Gli attivisti della Rcfs sono stati minacciati e intimiditi. L’unica via d’uscita alla morte annunciata di questa organizzazione e’ il sostegno dell’opinione pubblica internazionale, che sarebbe molto interessata a questa non-notizia se ci fossero meno sparatorie in prima serata. [carlo gubitosa]

Bookmark: http://friendly.narod.ru/2005-1e/indexe.htm


"I politici cornuti sono! Tutti gli stessi sono! Rossi, gialli, verdi, celesti, neri azzurri... tutti uguali!". Enzo Mangion, figlio di Francesco, braccio destro del boss mafioso Nitto Santapaola, si esprime cosi’ al telefono con il suo sodale Orazio Grimaldi, mentre gli racconta quali politici la "famiglia" ha sostenuto. E giu’ un elenco di esponenti della Margherita, di An, di Forza Italia, dell’Udc, con annessi favori. È quanto emerge dall’ultima inchiesta della procura di Catania su mafia e appalti che fa tremare l’amministrazione Scapagnini.

La racconta il mensile "L’isola possibile" nel suo primo numero a tiratura regionale, nelle edicole siciliane in accoppiata con "il manifesto". Nato quattro anni fa, dopo Genova 2001, come strumento del Social forum etneo, il nuovo periodico mette in rete una serie di piccole ma battagliere realta’ dell’informazione isolana "sul web, cartacee, radiofoniche, tv" e tenta l’avventura dell’edicola. Sedici pagine formato tabloid che si aprono con una "Cuffaro story", proseguono con un’inchiesta sugli intrallazzi della Banca agricola popolare di Ragusa sui quali Bankitalia ha dormito, e continuano con inchieste e cronache da tutte le province dell’isola. Una scommessa basata sul volontariato e la militanza, quella dei compagni siciliani, che ancora una volta dovranno fare i conti con il silenzio dei media regionali e nazionali sulla nascita di un nuovo giornale e con un mercato pubblicitario asfittico. [sebastiano gulisano]

Info: redazione@isolapossibile.it


Istantanee. Lo spettacolo della morte non se lo perde nessuno. Intere famiglie in balcone, i bambini in prima fila per vedere meglio. In strada i ragazzi si mischiano agli adulti. Una donna ha un bambino in braccio di non piu’ di due anni, ha una tuta blu a righe bianche, sei euro sulle bancarelle, e il ciuccio in bocca. I colpi di pistola li hanno sentiti tutti, almeno sei, esplosi in mezzo alla folla delle otto e mezzo di sera. E ora sono li’ a guardare lo spettacolo. Il cadavere sta a pancia in giu’ in mezzo alla strada, la testa rivolta verso sinistra e le braccia in alto, come i bambini quando fingono di essere morti. L’orologio luccica illuminato dalle torce dei poliziotti. Due rivoli di sangue scendono verso il tombino. Quelli della scientifica cercano di non calpestarli mentre scattano fotografie da tutte le angolazioni. Il furgone della polizia mortuaria aspetta a luci accese. Qualche ora piu’ tardi tutto cio’ che rimane e’ una strada coperta di segatura. La mattina dopo, tra il lastricato c’e’ ancora sangue. All’ inizio di agosto un ragazzo di ventitre’ anni e’ stato ammazzato nello stesso modo a pochi metri di distanza. E’ la guerra di camorra. Ma non siamo a Scampia. Siamo nel centro di Napoli. A quattrocento metri dall’ufficio del sindaco. [francesco feola]


Cartolina da Santo Domingo. "Colmado": e’ l’equivalente della nostra "botteguccia sotto casa" (in Sicilia si chiamano "putie"), quelle che tanto-pago-a-fine-mese, con la lista a nome tuo. Dentro ci trovi di tutto (e ne trovi uno ogni cinquecento metri), dalle saponette ai liquori, dalla frutta e verdura a tutto lo scatolame possibile. Poi vino, birra, salumi, formaggi, pane, biscotti, succhi di frutta, uova e moltissimo altro ancora. Ci sono anche le ricariche telefoniche e i giornali. In qualcuna anche medicine. La forma e’ sempre la stessa: due entrate e un grande bancone circolare, tre o quattro persone dietro pronti a servirti. Sono anche luogo d’incontro alla sera, per una "cerveza ben fria" o un bicchiere di rum Brugal. [rocco rossitto]


Cartolina da Rio. Un giorno qualsiasi in una metropoli brasiliana. Banditi armati di fucili e mitragliette rapinano automobilisti fermi al semaforo. Quindici uomini assaltano furgone portavalori davanti a un centro commerciale, tre vigilanti uccisi. All’uscita dallo stadio, un agente spara due colpi per disperdere la folla, un morto. Lite condominiale, poliziotto in pensione uccide il vicino a colpi di pistola. In una favela, bambina ferita alla testa da pallottola vagante... Il 23 ottobre i brasiliani sono chiamati alle urne per rispondere a una sola domanda: bisogna vietare il commercio di armi e munizioni in Brasile? I promotori del referendum, che fanno campagna per il si’, affermano che la maggior parte degli incidenti con armi da fuoco avviene per futili motivi. Il comitato del no risponde che la proibizione non disarma i banditi e lascia il cittadino senza possibilita’ di difendersi. Il si’ ribatte che, a Rio de Janeiro, delle 90 mila armi sequestrate ai banditi negli ultimi sei anni, il 61% provenivano da persone senza precedenti penali... E cosi’ via, il dibattito continua: per i promotori del referendum e’ gia’ un risultato importante. [luca rossomando]


Scoperte. E’ stato un viaggiatore napoletano a scoprire la Cina, circa quattromila anni fa. La prova inconfutabile viene dai ricercatori dell’Istituto di Geofisica dell’Accademia delle Scienze pechinese che in un sito del tardo paleolitico a nord-est del Fiume Giallo, non lontano dal villaggio di Lajia, hanno trovato un vaso di terracotta contenente un alimento a base di farina dalla caratteristica forma spaghettiforme. Gli spaghetti, perfettamente conservati, avevano ancora un bel colore giallo paglierino. Gli scienziati si chiedono con quali strumenti i cavernicoli di Lajia mangiassero gli spaghetti: non e’ da escludere che usassero delle rudimentali bacchette di legno o d’osso, poiche’ nessuna forchetta e’ stata rinvenuta nei paraggi.

Quest’ultimo elemento ha scatenato diverse ipotesi fra gli studiosi: alcuni ritengono che il napoletano che ha introdotto gli spaghetti in Cina si sia poi allontanato talmente in fretta dal villaggio (avendone ancora numerosi altri da evangelizzare) da dimenticare di fornire agli indigeni lo strumento. Altri pero’ avanzano l’ipotesi di un’improvvisa fuga dovuta magari all’ostilita’ dei potentati locali, ostili a qualsiasi forma di progresso.

Gli spaghetti furono ritrovati in Cina molti secoli dopo da Marco Polo, a un banchetto di Kublai Khan, che nell’occasione gli chiese se per caso sapesse come si fa la pummarola. Il veneziano, esperto di molte altre cose ma non di pasta, non seppe che rispondergli. E anzi, tornato in Europa, divulgo’ la notizia che in Cina si mangiava uno strano tipo di polenta filiforme, mai vista in nessuno dei suoi numerosi viaggi all’estero (sempre pero’ limitati al nord di Gaeta). Da cui molti equivoci, alcuni dei quali durano tuttora.


Toto’. Iraq (Ansa). Catturato il barbiere di Al Quaeda. Sarebbe quello che doveva tagliare le barbe degli sceicchi per non farli riconoscere dai soldati (trama: Gennaro Esposito, rinomato barbiere di Mergellina...).


Belushi. I nazisti dell’Illinois - quelli dei Blue Brothers - esistono davvero e si sono fatti vivi in un sobborgo povero di Chicago con un minaccioso corteo per la "supremazia bianca". La gente naturalmente ha reagito e ne sono nati dei tafferugli.


Bologna. Tolleranza zero per i numerosi lavavetri abusivi (quasi sempre extracomunitari e a volte addirittura negri) che ormai da tempo invadono le vie del capoluogo felsineo. L’allarme, gettato dai consiglieri locali di Forza Italia, e’ stato prontamente raccolto dal sindaco Cofferati, che l’altra notte c’eravamo sognati a capo della Repubblica Popolare Italiana. Mai piu’ fagioli con le cotiche prima di andare a letto.


Catania. "Guglielmino! La macchina pronta e’?". "Pronta, signora! Agli ordini!". Il signor Guglielmino, un tipo molto decorativo, e’: l’Autista dda’ Mugghieri ddu Sinnicu. In italiano, sarebbe semplicemente l’autista della signora Scapagnini; ma ditelo in catanese, e vedete che siete gia’ nell’atmosfera giusta. Guglielmino, che spesso parla in dialetto ed e’ vissuto a lungo accanto a Scapagnini, e’ dunque anche un esperto di teatro dialettale: e percio’ e’ giusto che, fra le centinaia di delibere-manna che piovono sugli amici del Comune, ce ne sia stata una anche per lui. "Per l’organizzazione di due Rassegne di Teatro Dialettale, euri...". Vabbe’. Meglio tardi che mai, un magistrato ci vuol vedere chiaro. "Signor sindaco, ma in base a che cosa lei ha firmato quella delibera?". "Firmato? Chi firmo’? Io non firmai! Non e’ mia, quella firma! Me l’hanno falsificata!".

Arriva il perito calligrafo, chiamato dal tribunale, e dopo qualche settimana comunica: no, la firma falsa firma vera e’, proprio del signor sindaco di sua propria mano in persona personalmente. E ora? Abuso d’ufficio? Galera? Nooo! Lasciatelo li’, poveru sinnicu: e’ vero che di costare costa assai, ma e’ dai tempi di Angelo Musco che a Catania non si vedeva uno che ci faceva divertire cosi’.


Sicilia. Diversi intellettuali e sindacalisti siciliani hanno firmato un appello ai partiti (arg arg - ndr) chiedendo di rinunciare alla "caccia a vecchie celebrita’" (eh eh - ndr) e di assumersi, in nome della credibilita’, il rischio di scegliere personalita’ nuove che si distinguano "per progetto politico, competenze e capacita’ innovativa" (ah ah ah - ndr) da candidare alle primarie per la presidenza della Regione. Vabbe’. Chi vuole puo’ firmare il benemerito appello. Personalmente, se fossimo in Sardegna o in Toscana lo firmerei volentieri. Ma in Sicilia, so gia’ esattamente che tipo di uso (molto improprio) i vari boss dei partiti faranno di questo e di ogni altro appello. Comunque, ecco dove firmare.

Firme: antonioriolo@hotmail.com.


stinkfoot@cheapnet.it wrote: < Questi elettori di centrodestra hanno una morale piuttosto singolare: si indignano se il sig. D’Alema abita al centro di Roma a un prezzo bassissimo (ricordate?), ma sono sempre pronti a chiudere entrambi gli occhi sulle innumerevoli mostruosita’ commesse dai loro beniamini. Danni irreversibili all’ambiente, alla cultura, all’economia, alla giustizia, alle istituzioni, alla democrazia, alla civile convivenza e al comune buon senso sembrano aver davvero poca importanza per questa gente. Pressocche’ inutile tentare di ragionarci, di argomentare, di provare a uscir fuori dal trito schema sinistra-destra e a tenersi lontani dalle ideologie: tempo perso, fiato sprecato, fegato ingrossato e ulcera duodenale. >


piero.ricca@email.it wrote: < Ma la "moral suasion" e’ legittima? Leggo che il Capo dello Stato avrebbe esercitato la sua "moral suasion" anche sulla riforma della legge elettorale. Se ho ben capito dal Quirinale sarebbero stati preventivamente segnalati aspetti di dubbia costituzionalita’ di un testo legislativo in itinere, giudicato dall’opposizione un attentato alla democrazia. Mi chiedo: tale prassi e’ prevista dalla Costituzione? Costituisce una legittima consuetudine? Non sarebbe piu’ trasparente e opportuno attendere l’approvazione della legge ed eventualmente rinviarla alle Camere con provvedimento motivato? >


Michele Galluzzo wrote: < Io adoro Andrea Pazienza e leggere "Viviamo esattamente nel mondo di Andrea Pazienza", mi ha fatto piacere e mi ha altrettanto incuriosito. Nulla, vorrei solo sapere come mai questa affermazione? Spero di non intralciarti troppo con questa domanda e spero di ricevere una risposta. Pace amore e rocknroll >

* * *

Eh.


rozapataci@virgilio.it wrote: < Caro R., ti continuo a leggere con interesse, percependo la tua stoica amarezza. Ti avevo scritto se c’era possibilita’ - anche col tam tam in rete per quanto concerne l’economico - di stampare un mensile o settimanale a 4 /8 fogli del tipo I Siciliani ultima serie. Non mi hai risposto... >


(Sono arrivate diverse lettere sul caso di un giovane torinese intossicato dalla droga. Ci spiace, ma questo giornale non si occupa contemporaneamente a Vespa di queste cose).


Domenico Stimolo wrote: < Alla faccia dei censuratori locali, piccoli e grandi, che viaggiono sull’inchiostro e/o negli spazi cibernetici; "mezzi-mezzi" e quaquaraquaa’; vecchi, nuovi, e parolai che soffiano al vento; "libertari"... in liberta’; venditori di salsiccie bruciate e di calia ammuffita: da questa sera e’ in onda su ARCOIRIS.TV una lunga intervista a Marco Benanti >

Bookmark: http://www.arcoiris.tv


Memo. Riunione di redazione martedi’ alle 18 in via Bertani 8 (Trastevere) a Roma, presso Cuntrastamu. Argomento: siti (Wema, PL, Censurati e gli altri che vorranno aderire) e Arcoiris (gruppi locali da organizzare, video da fare).


Ricciardo Aloisi wrote:

Vecchi trucchi per scrivere le poesie

< Basta prendere un gatto e un anello
e il gatto se lo mette per cappello
ma quando piove si bagna la testa
 
oppure trovare uno spaghetto cosi’ lungo
che arriva da casa tua fino in America
e un equilibrista ci passa sopra
e ci attraversa il mare
senza ammollarsi e senza vomitare.
 
oppure dire le parole buffe
come l’arte culinaria.
 
ma il trucco piu’ bello e’ quando dici la verita’ >

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