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L’apparato sovietico e Dominique Strauss-Kahn

Pubblicato il 22 novembre 2013 sul blog di Vision

di Emanuele G. - venerdì 22 novembre 2013 - 1940 letture

Se qualcuno di voi non dorme la notte temendo per il futuro di Dominque Strauss-Kahn sono in grado di diradare ogni vostro dubbio al riguardo.

L’ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale ha trovato lavoro. Infatti, è stato assunto dalla Banca Russa per lo Sviluppo Regionale. Certo alcuni organi di stampa hanno riportato la notizia che sarebbe andato a guidarne il Consiglio di Vigilanza.

Notizia destituita di fondamento poiché Dominique Strauss-Kahn è semplicemente un componente del succitato Consiglio in qualità di partner associato in quanto manager della banca di investimento francese Parnasse. Tuttavia, tale nomina – effettiva a partire dal 28 giugno scorso – ci permette di delineare, seppur in maniera sintetica, un interessante profilo della struttura dell’economia russa. Allorquando Eltsin decise nel corso degli anni novanta che l’economia russa dovesse avviarsi verso un percorso liberista successe un fatto al dir poco sconcertante: la lingua russa non comprendeva un termine che indicasse “economia di mercato”.

Con il senno del poi tale apparente defaillance rivela la realtà più profonda dell’apparato economico russo. Un apparato economico che si comporta in maniera liberista alquanto estrema, ma che in realtà è saldamente in mano del Cremlino. Che svolge il ruolo di “golden share”. Ciò per il semplice motivo che il mondo economico di quel paese deve essere totalmente asservito agli obiettivi strategici della Presidenza della Federazione Russa. Per certi versi, in Russia esistono ancora le beneamate partecipazioni statali che in Italia fino agli anni ottanta/novanta imbrigliavano le dinamiche economiche del nostro paese.

Ritornando alla Banca Russa per lo Sviluppo Regionale (in acronimo: RRDB), questa banca riflette lo stato dell’arte dell’economia russa. La RRDB è stata fondata nel 1995 a seguito del decreto del Governo Russo numero N905, mentre fu autorizzata ad operare dalla Banca della Russia l’anno dopo. Il suo obiettivo strategico è di contribuire sia con mezzi propri che assieme ad altri attori economici russi e non allo sviluppo regionale di quell’immenso territorio che va dal Mar Baltico fino al Vladivostok. Si occupa non solo di svolgere il ruolo di banca di investimento, ma agisce come una qualsiasi banca commerciale sviluppando tutta una serie di prodotti in grado di agevolare i clienti singoli sia quelli “corporate”. Questa banca è di proprietà della Rosneft, una delle più potenti società russe in campo petrolifero. Un autentico colosso al pari di altri come Gazprom o Lukoil.

La Rosneft è uno dei bracci operativi che il Cremlino ha creato nel corso degli ultimi vent’anni per il raggiungimento dei propri obiettivi strategici. Indovinate, infatti, chi è il reale proprietario della Rorsneft? Il Governo Russo! Questa società nasce nel 1993 come erede della Rosneftegaz, allora braccio operativo del Ministero per le Risorse Petrolifere. Nel 1995 il Governo Russo decide di trasformarla in “open joint stock company” (in acronimo: OJSC). In breve, in una società di diritto pubblico che ha le stesse prerogative di una qualsiasi impresa privata quotata in borsa. Fra l’altro ha come partner strategico la nostrana ENI.

Avete capito, dunque, qual è la struttura standard dell’economia russa? Un’economia che ha come proprietario/regolatore lo stesso Cremlino e che ha nel binomio industria manifatturiera-istituto di credito il proprio modello paradigmatico. In queste condizioni, capirete che il grado di libertà di azione di una RRDB o Rosneft sia totale nel senso che dovendo rendere reali gli obiettivi strategici del Cremlino hanno l’autorizzazione a fare tutto e il contrario di tutto. Insomma, uno stato dentro lo stato. E questi apparati economici spesso sono più efficaci nella loro azione rispetto agli stessi stati.

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