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L’altra Bielorussia

A cura del Prof. F. Milasi Presidente dell’Associazione Italia-Bielorussia-Russia

di Emanuele G. - lunedì 20 dicembre 2010 - 1762 letture

Della Bielorussia si parla spesso, specialmente in questi giorni di imminenti elezioni presidenziali (domani 19 di vota), a sproposito citandola come stato canaglia o ultima dittatura nel cuore della civilissima e democratica Europa.

Non c’e’ organo di stampa nazionale che non abbia fatto un dettagliato reportage sullo stato della democrazia e sull’organizzazione sociale di quel paese. La descrizione del sistema Bielorussia e’ stata crudele .

Una dittatura spietata, assenza di democrazia, struttura statale e sistema politico veterocomunista, controllo capillare della vita di tutti attraverso agenti segreti tipo sistema kgb (ancora si chiama così), campagna elettorale e quindi elezioni farsa, mezzi di comunicazione in mano totale del potere, un presidente che considera il dibattito politico e le elezioni “una fastidiosa perdita di tempo”, intreccio e confusione massima tra potere statale e personale (conflitto d’interessi evidentissimo), e via ancora su questa falsariga. Unico interlocutore e grande sponda tra i capi di governo occidentali “bat’ka lukashenko” (il padre venerato) l’ha trovato nel nostro presidente Berlusconi che l’ha sdoganato andando in Bielorussia in visita ufficiale e ricambiando la visita in Italia (in modo molto furtivo e sotto-ufficializzato, quasi come un invito a casa di un parente povero). Questo ed altro viene riportato e l’analisi non e’ che non possa essere in gran parte condivisibile come del resto per ogni altro paese, Italia compresa (vedi l’apertura dei recenti dossier wikileaks). Ogni paese ha i suoi scheletri nell’armadio. Vogliamo aprire solo l’armadio degli altri? Apriamoli tutti però.

A completezza di quanto prima riportato ci sembra doveroso completare quanto viene descritto anche con la conoscenza del paese reale.

Quando nel 1994 a cinque anni dalla dissoluzione del sistema socialista sovietico, “bat’ka”, come viene chiamato con affetto sincero dai bielorussi il Presidente Lukashenko, va al potere, il paese e’ stremato da continui capovolgimenti politici e di governo. Il paese e’ senza una politica economica e sociale definita. Si andava a letto con un governo e ci si ritrovava svegli con un altro. I negozi erano vuoti, l’atmosfera esistenziale lugubre, l’incertezza era totale ed assoluta. L’angoscia esistenziale (e non) attanagliava l’animo pur tenace e pacato del popolo bielorusso, storicamente messo alla prova da continue distruzioni e devastazioni belliche, non ultima quella operata dai nostri alleati nazisti in ritirata che hanno messo a ferro e fuoco il paese e la sua capitale Minsk (di questo loro devastante passaggio sono rimasti in piedi solo quattro case nel quartiere storico Nemega). In quelle terra i nostri soldati dell’Armir (nemici per i bielorussi) durante la tragica ritirata nel secondo conflitto bellico sono stati accolti, feriti e stremati dal freddo e dalla stanchezza, rifocillati,curati ed ospitati dalla popolazione bielorussa. Parecchi di loro non sono più tornati in Italia. Numerosi sono gli studenti universitari incontrati con i cognomi italiani.

Ma torniamo ai nostri giorni. Si va alle lezioni con rassegnata accettazione dell’esistente, per strada non si respira minimante l’atmosfera rovente ed appassionata a noi ben nota. Qualche gazebo minimalista degli altri candidati sembra essere messo a posta per dare la parvenza di una competizione fra più candidati, ma in realtà il candidato vero e’ uno solo. Ma la popolazione e’ consapevole di questo e non scalda più di tanto ed e’ anche consapevole e convinta che un rivolgimento politico in senso occidentale potrebbe portare ad una situazione di fatto simile a quella della vicina Ucraina. E sì perché alla confinante Ucraina la Bielorussia non solo e’ legata da vincoli storici e culturali comuni, ma anche da situazioni familiari e parentali intrecciate per cui i viaggi nelle due direzioni sono usuali e frequenti. Cosa raccontano della libera ed occidentale Ucraina i bielorussi che tornano? Dopo la cosiddetta rivoluzione arancione della pasionaria Timoshenko il paese e’ andato costantemente in declino. I loro parenti di la in Ucraina hanno progressivamente perso il lavoro, lo stato sociale totalmente smantellato (scuola, sanità, previdenza sociale e quanto altro del genere azzerati), il potere d’acquisto per quei pochi che ancora riescono a percepirlo un salario più che dimezzato. Le donne ucraine e la loro giovane forza lavoro in continua e massiccia fuga verso l’occidente, un paese che si spopola ed in mano, come dovunque (Italia compresa) ai potenti che detengono possessivamente e vogliono conservare strettamente il potere economico, politico e mediatico.

Dicevamo, hanno i bielorussi molto presente questa situazione ed il rischio che potrebbero correre di perdere quello (magari poco rispetto a noi) che hanno e di cui possono vantarsi come scuola ed università di livello eccellente ed accessibile a tutti, sanità di base garantita a tutti, costo delle abitazioni e relative spese di conduzione calmierati e accessibili, negozi e supermercati forniti di tutto, prezzi dei prodotti servizi dal costo più che dimezzato rispetto ai nostri italiani. Mezzi di trasporto veloci, sicuri, puntuali, puliti, efficienti e dal costo irrisorio. Per esempio il costo del biglietto della metropolitana e’ pari a quindici centesimi di euro.

E’ vero che gli stipendi non sono assolutamente rapportabili ai nostri e che l’economia è pilotata come pure le politiche dei redditi, però i bielorussi guadagnano poco ma lavorano tutti. La disoccupazione è assente.

Un esempio? In questi giorni il paese e’ sotto la morsa della neve e del ghiaccio, che naturalmente per quelle latitudini non sono una sorpresa bensì la norma. Nessun disservizio, nessun patimento. Vedere dieci persone in fila con i badili su quegli amplissimi marciapiedi, così ben descritti dai nostri reporter, a rompere il ghiaccio ci fa riflettere sui benefici economici del progresso ma sulla rovina sociale e morale di un popolo. Adesso riderete (noi abbiamo riflettuto parecchio su questo ma non riso) della nostra considerazione: meglio avere dieci persone che lavorano insieme a rompere il ghiaccio o una macchina che fa il lavoro per loro? Meglio dieci stipendi pur piccoli a dieci persone, che un solo stipendio all’autista della macchina e tanti soldi al proprietario della stessa? Meglio dieci persone disoccupate, con le loro ansie esistenziali, le loro noie quotidiane e relativi costi sociali per stress, depressione e malattie psicosomatiche o dieci persone che hanno socializzato lavorando insieme e la sera tornano casa stanchi e “felici” di una giornata di lavoro cui seguirà una bella dormita magari dopo un bicchiere di vodka? E penso ai nostri giovani disoccupati che dormono di giorno per smaltire la stanchezza di notti trascorse tra noie e vuoti esistenziali, quando non sbronzi ed adusi a ben altre pratiche antidepressive. In Bielorussia “queste pratiche anti-depressive estreme” non esistono, la gioventù e’ sana, studia sodo, lavora e si diverte quando può, anche con una bella bevuta che per quei climi rigidi è parte integrante della loro cultura, come tutti abbiamo letto in Dostoieski, Tolstoj, Puskin, Gogol, Bulgakov e via di questo passo. Vedere qui il fenomeno droga e’ impensabile, anche perché papà Lukashenko usa colpire ad alzo zero ogni minimo tentativo non solo d’uso, ma di minimo accenno di suo commercio. E poi la sicurezza in qualsiasi posto e’ assoluta. Non esiste criminalità evidente. Le città sono pensate a misura d’uomo, le strade sono amplissime (prospiekt o prospettive), i palazzi anche nel cuore dei centri storici sono costruiti (architettura al servizio e a misura d’uomo e non degli speculatori) con amplissimi cortili interni dove insistono ampi pubblici parcheggi e spazi verdi nonché parchi gioco per bambini e spazi per anziani.

Se si va in questo paese con mente libera da preconcetti e ci si lascia andare a vivere insieme a loro e tra loro, prendendo in affitto magari un appartamento, facendo la spesa nei loro mercati (Komarosky Rinok merita una visita), prendendo i loro efficienti mezzi pubblici, entrando nelle loro università (veri campus dove lo studente vive veramente e realmente l’università, entra alle otto di mattina ed esce alle otto di sera per recarsi nelle tantissime gratuite case dello studente), entri in una farmacia o qualsiasi altro posto che sia al di fuori dei soliti schemi ed itinerari turistici, scoprirai forse un paese che avevi in mente e che forse hai trovato.

Ripeto forse i nostri occhi sono incantati o deviati ma di certo non siamo sprovveduti, si tratta solo di capire quello che ognuno di noi vuole dalla vita in genere e cosa cerca per la propria. Il mondo con lo spirito di cui sopra l’abbiamo girato e vissuto in lungo e largo e riflettuto parecchio sul paese e sistema migliore forse in una realtà politica di post- democrazia la Bielorussia potrebbe essere oggetto quanto meno di riflessione.


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