Intervista del Ministro Frattini: "L’Italia del valore aggiunto"
Roma 12 Agosto 2008
Il Foglio
Roma. Il ritiro delle forze georgiane dall’epicentro del conflitto nel Caucaso è quasi compiuto. Osce e Unione europea ieri hanno assistito alla firma della tregua da parte del presidente georgiano. Mikhail Saakashvili ha chiesto di fermare la 58a armata russa. Ma il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, inviato dell`Unione europea, e il collega finlandese Aleksander Stubb, presidente dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione (Osce), prendono tempo e preparano il vertice odierno dove ne discuteranno con gli altri paesi. I primi colloqui con Mosca e Tbilisi hanno offerto un dato che preoccupa molto l`Unione europea: secondo Saakashvili il 90 per cento delle vittime georgiane sarebbe civile. Ecco perché, a colloquio con il Foglio, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, annuncia che l’Italia è pronta a sostenere un intervento umanitario a Tbilisi. Se ne discuterà domani a Bruxelles, in uno dei Consigli Affari Generali più tesi degli ultimi mesi. Kouchner e Stubb sottoporranno ai colleghi il rapporto elaborato nei due giorni trascorsi nel Caucaso a colloquio con Russia e Georgia, che non hanno offerto presupposti troppo incoraggianti. Il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, sostiene che le azioni di Tbilisi hanno rigettato indietro di dieci anni il quadro negoziale per le zone di conflitto in Georgia. E il confronto fra i due principali protagonisti sembra essersi inceppato quasi prima di iniziare. Il ministro Franco Frattini analizza l’evolversi della situazione e spiega in che modo l’Italia può rappresentare un "valore aggiunto” in seno all’Europa nella trattativa con la Russia di Putin. Di cui il ministro intravede invece buoni margini di riuscita.
Il capo della diplomazia italiana rivela anzitutto le ragioni di un vertice europeo che, calendario alla mano, tarda a essere convocato. "Credo che i vertici si possano fissare quando c`è una proposta concreta da mettere sul piatto - dice - Credo sia giusto recarsi prima a Tbilisi e poi a Mosca per ascoltare entrambe le parti e certamente coinvolgere l’Osce. Soltanto così avremo delle proposte chiare da discutere in sede europea, in modo da far lavorare Osce e Unione europea sulla stessa linea di azione". Frattini condivide "pienamente" il metodo di lavoro indicato da Parigi. E’ infatti la Francia a guidare i colloqui in veste di presidente di turno dell’Unione. Il Vecchio continente sembra essere stato colto di sorpresa dall’intervento russo in Georgia. Anche se i soldati della 58a armata sono arrivati nel cuore del Caucaso, a Mozdok, già a metà luglio. Frattini ne è consapevole e dice chiaramente che man mano "questo ha cambiato un pò i termini della missione". I soldati di pace, che fino a pochi mesi fa erano pronti a garantire la stabilità nelle due Repubbliche di carta, hanno dato vita ad "azioni di peace enforcing e non più di peacekeeping".
Uscire dallo stallo si può, dice il ministro. "Per fare la differenza è necessario che l’Europa rimanga unita, cioè che non si crei un gruppo antirusso e uno filorusso. Questo condannerebbe l’iniziativa al fallimento, qualunque essa sia, e condannerebbe un’eventuale discussione al Consiglio di sicurezza dell’Onu al veto della Russia. La seconda condizione è che si lavori con l’Osce, che decise il peacekeeping e il congelamento del confine russo, ed è ovvio che deve essere un attore principale". Esiste però anche una terza condizione, alla quale la diplomazia italiana sta lavorando: “I membri del Consiglio di sicurezza europei, assieme alla Germania, che nel Caucaso gioca un ruolo importante, devono avere lo stesso punto di vista sulla materia. Sarebbe pazzesco - sottolinea Frattini - se in una discussione del genere in Europa, o ancora peggio in Consiglio di sicurezza, noi, gli inglesi e magari altri avessimo opinioni diverse". Il capo della diplomazia italiana ha appena ricevuto una telefonata dal collega Bernard Kouchner ed è quasi convinto che nella gestione della crisi non ci saranno divisioni estreme. Al Foglio rivela di condividere "in pieno" la posizione francese, "nei tre punti che ha proposto il presidente Nicolas Sarkozy". Cioè il cessate il fuoco immediato, la garanzia dell’integrità territoriale della Georgia con il divieto dell’uso delle armi: "Ovviamente", dice il ministro. Terzo: "Il ritorno indietro allo status quo ante di qualche giorno fa". Frattini fa però anche un’altra precisazione, che riguarda Tbilisi: "La Georgia deve comprendere che se fa invasioni di campo, queste sono totalmente controproducenti, come lo sono i bombardamenti dell’aeroporto di Tbilisi da parte russa. Quindi il ritiro georgiano dall’Ossezia del sud è un bene". "A queste condizioni - dice il ministro - l`Europa può scongiurare quel pericolo che vede Bush, cioè il pericolo di un pregiudizio grave nelle relazioni con la Russia. Siccome la Russia resterà comunque un partner strategico, paesi come l’Italia - scandisce - devono lavorare affinché prevalga una posizione equilibrata. E di questo sono molto convinto. Se prevalesse la posizione di quei paesi che a ogni piè sospinto pensano che la Russia sia da allontanare sempre di più, chiaramente ci esporremmo a un nulla di fatto".
Frattini è certo che la pipeline Btc sia "un vantaggio" - "E` uno degli elementi che stanno sul tappeto della trattativa" - dice - ma è consapevole che la Russia "non accetta il prendere o lasciare". "Ha il diritto di veto in Consiglio di sicurezza e ha un potere di interdizione molto forte non solo su questo tema". Dunque "o con la Russia si dialoga su un livello globale o si rinuncia e si va verso un nulla di fatto". Il ministro è convinto che la seconda opzione non convenga all’Europa. "Ecco perché sostengo la posizione espressa dalla Francia e dal presidente Sarkozy, perché è molto equilibrata fra le due parti". Il ministro degli Esteri ritiene che sia "prematuro" organizzare un vertice a Tbilisi perché "creerebbe più confusione che altro". La linea della Farnesina e del governo italiano - dice Frattini - è quella di "fissare subito una strategia di intervento umanitario per le popolazioni civili. Perché noi parliamo molto di guerra, di pace, di interventi, di peacekeeping, ma qui ci sono migliaia di persone che hanno perso la casa, i famigliari. Prima di tutto sarà di questo che discuteremo a Bruxelles". Sarà il sottosegretario Vincenzo Scotti a partecipare al vertice questa mattina. Ma Frattini anticipa quale sarà l’orientamento dell’Italia in sede europea. "Devo anche annunciare che se ci fosse un intervento umanitario, come spero ci sia, l’Italia è già pronta a intervenire: con la protezione civile italiana, che ha delle capacità notevoli per tutto ciò che riguarda il sostegno ai civili e la necessità di ricostruzione di quell’area". Per decidere come affrontare la seconda fase della prima euroguerra del petrolio bisognerà attendere ancora qualche ora. Kouchner tiene costantemente informato il ministro degli Esteri sull’evoluzione dei colloqui. Frattini ha già sentito il segretario di stato americano, Condoleezza Rice, per uno scambio di opinioni, mentre Nicolas Sarkozy ha già telefonato al premier Berlusconi "per chiedergli di parlare con Putin proprio per il ruolo che l’Italia può svolgere nel dialogo con la Federazione russa", ricorda il ministro. C`è un altro fronte, forse ancora più caldo di quello caucasico, dove l`Italia sta svolgendo un ruolo di mediazione: il medio oriente. In particolare il ministro Frattini parla del contributo che il governo Berlusconi sta dando affinché si realizzi il confronto diplomatico fra Damasco e Gerusalemme, per il quale Frattini ha ottenuto un "endorsement" dal segretario di stato americano Rice. "Noi siamo convinti che Israele debba dialogare direttamente con la Siria, non solo in via indiretta, e che debba finalmente aprire un negoziato con il Libano. Se dialoga con Damasco non vedo perché non dovrebbe farlo anche con il Libano. Anche se - dice al Foglio - la ben nota questione delle fattorie di Sheeba non può essere usata come foglia di carciofo, cioè una alla volta. Il tema è più globale, e anche quello è un problema che prima o poi Israele dovrà accettare di mettere in agenda". Via via che il consolidamento della stabilizzazione del Libano prosegue, il governo italiano promuove la sua azione politica su entrambe le parti. Anche se va ricordato che il rapporto con Israele ha avuto un’ evoluzione. E`stato inaugurato un dialogo strategico a tutto campo "che cambia un po’ le prospettive rispetto al passato". "E` un dialogo strategico globale che riguarda il dossier Iran e permette ai nostri funzionari di alto livello di avere uno scambio di informazioni permanente sulla valutazione israeliana della minaccia e sulle nostre opinioni in merito", spiega il ministro. Siamo però anche in una "fase interlocutoria" e per Frattini è evidente che lo scenario politico interno in Israele lascia pensare a un’evoluzione piuttosto incerta. "Vedremo con le primarie che si svolgeranno a settembre che cosa succederà. Se ci sarà un nuovo governo con un altro primo ministro o se ci sarà uno sviluppo elettorale. Questo non deve fermare le trattative per la pace", dice il ministro. "Io apprezzo il fatto che malgrado questo le parti continuino a lavorare assieme".
L’altro dossier importante è appunto quello della pace con i palestinesi, con il lavoro della Farnesina apprezzato dall’una e dall’altra parte. "Ci siamo detti disponibili anche per interventi sul terreno, di assistenza alla ricostruzione nei Territori, ovviamente proseguendo con il sostegno politico ad Abu Mazen. La visita a Roma di Abu Mazen è una recente dimostrazione di questo". Negli ultimi dieci anni la Cooperazione italiana ha contribuito con oltre 220 milioni di euro al finanziamento di progetti in sostegno della popolazione e delle istituzioni palestinesi. L’Italia ha avuto una grande capacità di diversificare gli interventi secondo le necessità del momento: educazione e assistenza sociale sono stati i due campi di azione principali. Ma il ministro annuncia che un nuovo piano per i Territori è stato da poco messo in agenda. L’Italia lo sta promuovendo in Europa e nei paesi musulmani che "finora sono stati un po` avari con i fratelli palestinesi". E` stato uno degli argomenti discussi nella visita del capo della diplomazia italiana al Foreign Office di Londra. "Ne ho parlato con David Miliband e il ministro degli Esteri inglese mi è sembrato interessato a una nuova iniziativa nei Territori e sono tuttora in corso contatti molto stretti", dice Frattini. Si tratta di nuovo piano Marshall che nel settore sanitario trova una priorità assoluta. "Abbiamo intenzione di ammodernare gli ospedali esistenti e di costruirne di nuovi con il sostegno di tutti i paesi che risponderanno alla chiamata. Ma è necessario pensare anche a un piano case per la popolazione bisognosa. Sono questi i presupposti entro i quali ci stiamo muovendo al livello di Europa e medio oriente". La risposta inglese è positiva per ciò che riguarda i Territori. Ma nei prossimi mesi l’alleanza con Londra assumerà un carattere ancora più concreto. I due colleghi sono al lavoro sui dossier economici e a fine 2008 avranno un nuovo incontro per approfondire la proposta tremontiana di realizzare una nuova Bretton Woods.
Ovviamente neppure il confronto sul nucleare iraniano è stato mai interrotto. Anzi, nonostante sia stata esclusa l’ipotesi di un possibile ingresso italiano nel 5+1, il dialogo con Londra sul dossier è collaudato e ha portato alla recente approvazione del nuovo pacchetto di sanzioni europee. A fronte di questo nuovo passo - il pacchetto è stato approvato la scorsa settimana - il ministro spiega al Foglio come si sta muovendo l’Italia: "Oggi più che mai stiamo puntando sull’implementazione delle sanzioni". Frattini è convinto che questa sia "l’unica strada" per essere credibili agli occhi di Teheran. Non soltanto del gruppo dirigente che sostiene il presidente Mahmoud Ahmadinejad, dice. Le sanzioni vanno attuate anche per mandare un segnale forte ai tanti gruppi che, pur non condividendo le politiche dei pasdaran, continuano a restare in silenzio o quasi. "Dobbiamo immaginare che la popolazione civile iraniana prenda coscienza della gravità della situazione e che, anche al prezzo della sua sofferenza, comprenda che questa non è la strada giusta per il suo futuro e magari cominci a mettere in dubbio il suo orgoglio nazionale". L`Italia rimane uno dei primi partner europei del regno degli ayatollah e Frattini dice chiaramente che l’applicazione del nuovo pacchetto porta con sé un onere molto grande per il nostro paese. L’interscambio ha raggiunto quasi i sei miliardi di euro l’anno e le aziende italiane che hanno rapporti economici con l’Iran sono oltre 300. "E’ ovvio che le sanzioni danneggeranno tutti, sia l’occidente sia Teheran. Ma purtroppo la risposta iraniana finora non è stata positiva e siamo convinti che, quando le sanzioni cominceranno a mordere, Teheran sarà incentivata a tornare, o meglio ad andare, finalmente, al tavolo negoziale". "Al tempo stesso - dice il ministro - dobbiamo monitorare il malcontento che ribolle sotto la cenere. Ma l’orgoglio nazionale della potenza iraniana è riuscito finora a sopirlo". Al momento l’Italia non ha rapporti diretti con i diversi esponenti della società civile iraniana, ma va ricordato che il mese scorso è stata ricevuta a Montecitorio la presidente del consiglio della Resistenza iraniana, Maryam Rajavi, donna simbolo dei Mojaheddin del Popolo, gruppo dell’opposizione iraniana. Frattini dice che ora "bisogna vedere l’effetto che fa il nuovo pacchetto di sanzioni, in attesa di una reazione spontanea che siamo pronti ad accogliere e a sostenere".
In rappresentanza del governo ìtaliano, il ministro ha anche partecipato all’inaugurazione dei Giochi olimpici di Pechino. Una decisione che ha suscitato polemiche anche in Italia. C’è chi ha continuato a promuovere il boicottaggio dei Giochi fino a qualche minuto prima della sua partenza. Ma il capo della diplomazia ha ritenuto che la sua presenza a Pechino sarebbe stata utile proprio in previsione dei prossimi colloqui internazionali che avranno in cima all’ordine del giorno la promozione dei diritti umani. Frattini descrive un clima sereno, "quello proprio di una grande festa dello sport", vissuto sia nella cerimonia di apertura sia nelle ore successive. "Ora gli atleti devono solo pensare a fare bene il loro mestiere - conclude - a vincere medaglie preziose come gli italiani hanno cominciato a fare sin dalle prime battute di questa Olimpiade".
Link diretto al testo pubblicato sul sito del Ministero degli Esteri
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