Il soggetto politico cambia. Intervista ad Aldo Brandirali

Cosa sta avvenendo nel centro destra italiano? Aldo Brandirali cerca di spiegarcelo

di Emanuele G. - lunedì 3 febbraio 2014 - 13311 letture

La politica italiana è in movimento. Sia a destra che a sinistra. Ci si sta preparando all’avvento della c.d. "Terza Repubblica"? Atteso che ci sia mai stata la "Seconda". Nelle more di avere una visione più definitiva delle cose riceviamo da Aldo Brandirali una lettera per capire cosa stia accadendo nel centro destra italiano.

Chi è Aldo Brandirali? Sindacalista CGIL. Ex leader dell’Unione dei Comunisti Italiani entra a far parte del movimento di Comunione e Liberazione nel corso degli anni ottanta. Ritorna a far politica negli anni novanta con la DC e in seguito con Forza Italia. E’ Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano dal 2001 al 2006 (Giunta Albertini). Di recente ha aderito al Nuovo Centro Destra fondato da Alfano.

La lettera elenca puntigliosamente cosa non andava nell’esperienza del PDL.

Prima di tutto la politica non si costruisce con atti di rottura ed estremismi. C’è anzi bisogno di un approccio moderato. Anche perché i problemi sul tappeto appaiono di difficile soluzione. E non si risolvono con tentazioni estremistiche. Tutt’altro...

Nel PDL è mancata l’attenzione ai territori. I territori devono diventare uno dei cardini per la buona politica. Territori che non devono essere oggetto di rivendicazioni cieche ed egoistiche.

Un altro capitolo importante è orientare la politica a un più decisivo intervento nel campo dell’economia e della società. I due termini non si possono scindere poiché l’economia ha l’obbligo di aiutare una società italiana che sta soffrendo in maniera indicibile i morsi della crisi economica. E’ necessario operare sul versante della fiscalità generale e sulla fiscalità del lavoro per trovare quelle opportune risorse finanziarie al fine di lenire il sempre maggiore disagio sociale.

Infine, la politica non può più essere declinata da un solo uomo al comando. Nella fattispecie Silvio Berlusconi. La sfida della politica è riannodare un tessuto sociale slabrato e sfilacciato. Pertanto le sue dinamiche hanno necessità di partire dal basso al fine di creare una democrazia della partecipazione. Se no si rischia un ulteriore allargamento del divario fra politica e cittadini.

Questi sono i punti centrali della lettera inviataci da Aldo Brandirali che riportiamo nella sua interezza qui sotto.

Accadono cose nel centro destra. Mario Mauro ha mostrato il coraggio dei moderati nel Governo Letta. Alfano ha trovato sostegno in Quagliariello e Lupi. Il Pdl ha affermato il suo essere un partito grazie a Cicchito e Formigoni. Berlusconi ha da prendere atto che non è lui la diga del bacino di centro-destra. Il PdL si separa in Forza Italia e Nuovo Centro Destra, ovvero si mette in discussione maturando dei cambiamenti . Nella Lega comunque qualcosa accade nel dopo Bossi, Ci sono dirigenti alternativi ai celoduristi.

Insomma , il centro-destra sta cambiando a grandi passi. Ma serve un forte richiamo popolare. Quello che ci auguriamo è che spariscano le definizioni centro-sinistra, centro-destra, perché producono violenta contrapposizione, vorremmo invece veder competere popolari e socialisti, due ipotesi di progettualità politica che operano nella dimensione europea. E vorremmo vedere il vero federalismo in politica, ovvero le realtà del territorio che non si fanno schematizzare dai partiti nazionali.

Letta viene sfidato sul’ equilibrio fra risparmi e prelievo fiscale. E la sceneggiata dei falchi di Forza Italia ricomincia. Se non si tagliano le tasse ci sarà crisi. Ma intanto il taglio dell’IMU ci viene fatto pagare dalle nuove tasse comunali. Siamo ancora in attesa di un vero coraggio nel tagliare la spesa, in primo luogo quella scandalosa dei costi della politica.

Letta ha spostato il tema IMU-IVA verso la riduzione del cuneo fiscale negli stipendi. Ma senza il taglio della spesa non ci sono i soldi per fare in modo serio la riduzione del cuneo fiscale. Questione annosa in Italia. E naturalmente molto impegnativa, perché ridurre le tasse sui dipendenti ha valori enormi. E poi la crisi si vede anche nel fatto che si riducono gli introiti del prelievo fiscale.

E’ inevitabile il taglio nelle spese, ma le attuali formazioni partitiche non vogliono colpire categorie di elettori.

Nel mondo associativo e sindacale si elaborano i cambiamenti possibili a partire dalle relazioni fra capitale e lavoro. Sapelli auspica una ripresa dei settori no-profit. Vittadini sollecita l’economia mista. Bonanni chiede la compartecipazione nella gestione delle aziende. Il forte interesse per questo dibattito è l’idea che l’economia si risani da sola, senza chiedere allo Stato aiuti. In particolare riducendo la pressione sulla cassa integrazione e sui contributi pubblici.

Un soggetto politico che nasca dal basso può sintetizzare popolo e politica. In particolare dando significato al cambiamento dello stile di vita, introducendo la qualità del vivere come semplificazione dell’idea di sviluppo. In particolare le rappresentanze territoriali, i centri di qualità produttiva, le categorie che costruiscono nuovo sfide alla globalizzazione attraverso la qualità delle produzioni locali e i distretti efficaci. Questo comporta che i politici siano formati dal compito di essere delegati dal popolo.

Quello che invece colpisce è l’assenza di contenuti programmatici nella competizione fra i candidati alla segreteria del Partito Democratico. Renzi incalza da vicino Letta, vuole diventare significativo nella posizione di parte, solo che la parte nel centro-sinistra sembra una parte conservativa che non vuole cambiare niente, come se l’Italia avesse raggiunto il socialismo. A me sembra che ci sia un enorme problema di garantire le posizioni forti di tutti gli apparati della rete sociale di sinistra, e che rischiano se si dovessero affrontare sul serio i tagli della spesa. Basti dire che il governo Letta , all’inizio del suo mandato, che era chiaramente una grande coalizione per prendere decisioni antipatiche alle singole parti politiche, ha fatto l’inserimento negli insegnanti precari senza valutare l’uso responsabile della spesa nella scuola.

Comunque i cambiamenti dei partiti sta accadendo, quanto descritto sopra può essere sintetizzato con andare controcorrente senza conflitto sociale, ma con il coraggio del cambiamento.

Chi aiuta in questo lavoro ? Democratici popolari e Socialisti riformisti che vogliono dare al Paese un sistema di alternanza democratica che sappia far prevalere il bene comune.

Aldo Brandirali, Associazione Democrazia e Comunità.


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