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Il "sistema" Montante

Girodivite mette a disposizione per i propri lettori il documento conclusivo dell’Inchiesta sul sistema Montante, approvata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, 19 marzo 2019

di Redazione - mercoledì 3 aprile 2019 - 11428 letture

Le conclusioni della Commissione regionale antimafia, presieduta da Claudio Fava, sono sconcertanti. Non solo la mafia, in Sicilia non ci siamo fatti mancare neppure questa cosa chiamata "sistema Montante".


Cosa resta oggi del “sistema Montante”? Poco o nulla, secondo molti dei nostri auditi. Anche se taluni preferiscono mettere le mani avanti:

SCHILLACI, componente della Commissione. Lumia in audizione si è premurato subito a dire che il sistema Montante non è finito con la scorsa legislatura ma che ha ripercussioni nella Giunta di Governo e in questo governo attuale.

MUSUMECI, presidente della Regione. Il ‘sistema Lumia’, non il ‘sistema Montante’. Se volete, posso far finta di essere d’accordo con il sistema Montante ma secondo me il regista non era Montante. Montante era funzionale al sistema di potere ma non era lui il regista. Detto questo, non so se all’interno del mio Governo, quindi della mia Giunta, ci sia qualcuno contaminato da quel sistema di potere. Se conosco bene il curriculum dei miei assessori, posso escludere qualunque tipo di contatto. Se dovesse esserci, peggio per lui, perché resterebbe disoccupato nella sua attività. (…) Mi riesce davvero difficile potere comprendere se ancora oggi gregari, ruffiani, servi, complici operino nell’Amministrazione regionale. (…) Quanto oggi l’amministrazione regionale sia impermeabile a tentativi di condizionamento esterno davvero mi viene difficile, per il rispetto che devo a questa Commissione, poterlo dire in maniera assoluta. La burocrazia è più o meno la stessa che c’era cinque anni fa, dieci anni fa. Sono cambiati i direttori ma gli ex direttori sono negli stessi uffici: come si fa a dire che tutto sia reso ormai impermeabile? le indicazioni da me impartite agli assessori e gli appelli da me rivolti ai direttori generali sono improntanti ad un richiamo alla responsabilità costante vigilare però come lei ha bene ricordato i nostri assessorati sono affollati da mercenari, da lobbisti, da affaristi, da accattoni, da gente che cerca un nuovo padrino.

“Mercenari, lobbisti, affaristi”, punta il dito Musumeci. Ma il “sistema Montante” è stato soprattutto altro: non un nugolo di turibolanti, di clientes che aspettavano l’elemosina ma un teorema sul potere, una geometria lucida, netta, apparentemente inossidabile, una sorta di costituzione materiale della Regione Siciliana capace di resistere per una lunghissima stagione e di interferire sull’indirizzo politico, amministrativo e di spesa delle istituzioni regionali determinando coalizioni e assetti di governo. L’ex presidente Crocetta, che ha declinato l’invito ad essere audito da questa Commissione adducendo svariate e contraddittorie motivazioni, in una recente intervista ha spiegato che in quegli anni “tutti dialogavano con Confindustria”, smarrendo la differenza tra dialogo e subalternità.

Quel sistema è esploso, l’inner circle di Montante si è frantumato, qualcuno è sbarcato all’ultimo minuto utile da una nave ormai quasi affondata, molti hanno scelto altri cammini politici e altri destini personali. E Confindustria Sicilia? Che ne è stato del suo ruolo al centro di questa galassia di interessi, asservimenti e favoritismi?

Questa l’opinione del giornalista Barresi.

D’AGOSTINO, componente della Commissione. Confindustria ha continuato, sempre dal punto di vista della sua angolazione, ad influenzare i tempi e le modalità della politica regionale?

MARIO BARRESI. Sì, secondo me sì, seppur con un altro metodo, con un altro stile perché Montante era uno che parlava – perdonate la crudezza della metafora - con la pistola sul tavolo. Chi lo ha preceduto e seguito, mi riferisco a Lo Bello e a Catanzaro, hanno degli stili completamente diversi, molto più felpati, molto più soft, ma la linea di continuità, secondo me, è assolutamente certa

D’AGOSTINO, componente della Commissione. Gli interessi, secondo lei, quali sono, a parte quello della raccolta dei rifiuti?

MARIO BARRESI. Uno, se non fosse esercitato in modo scorretto, rientrerebbe anche nell’attività di lobbyng, ma se la lobbyng significa nomina degli assessori in cambio di qualcos’altro, non è più lobbyng. Un altro dei business di questo sistema è sicuramente quello delle Camere di commercio e non certo, secondo il mio modesto parere, per tutelare gli interessi delle imprese siciliane quanto per gestire il tesoretto di partecipazione e di immobili che detengono le Camere di commercio.

Ma quella pistola sul tavolo per troppo tempo abbiamo preferito non vederla.

Questa relazione ha cercato di comprendere i meccanismi che hanno reso possibile una lunga stagione di anarchia istituzionale, una deregulation perfino ostentata, una promiscuità malata fra interessi privati e privati. Al termine di centinaia di ore di audizioni e di migliaia di pagine di documenti acquisiti all’autorità giudiziaria e dall’amministrazione regionale, resta la preoccupante consapevolezza che molti sapessero e – pur senza essere parte di quel sistema - abbiano taciuto.

La forzature delle procedure, la sistematica violazione delle prassi istituzionali, l’asservimento della funzione pubblica al privilegio privato, l’umiliazione del buona fede di tanti amministratori, l’occupazione fisica dei luoghi di governo, la persecuzione degli avversari politici, fino al vezzo di una certa “antimafia” agitata come una scimitarra per tagliare teste disobbedienti e adoperata come salvacondotto per se stessi attraverso un sillogismo furbo e malato: chi era contro di loro, era per ciò stesso complice di Cosa nostra. Un repertorio di Commissione Antimafia ARS: Il “sistema Montante” ribalderie spesso esibito come un trofeo: era il segno di un potere che non accettava critiche e non ammetteva limiti.

Scriveva Bolzoni, in un suo articolo del 10 febbraio 2015, di “un’antimafia senz’anima, un’antimafia padronale che - non sempre, ma spesso – si impone per i propri interessi economici e le proprie convenienze politiche. E’ un consorteria che nulla ha a che fare con la storia nobile e dolorosa che comincia Portella della Ginestra e passa per Pio La Torre. E’ un’antimafia di pochi. La vicenda di Antonello Montante è la metafora di quest’antimafia”.

Insomma sapevamo. E abbiamo tollerato.

Affinché vicende come quelle descritte non abbiano mai più a ripetersi occorre ripartire, con umiltà da questa ammissione.


Fonte: INCHIESTA SUL “SISTEMA MONTANTE” - RELAZIONE CONCLUSIVA - relatore: Onorevole Claudio Fava - approvata dalla Commissione nella seduta n. 73 del 19 marzo 2019.


In allegato l’intero documento di inchiesta (121 pagine in pdf).

PDF - 2.1 Mb
Relazione della Commissione antimafia sul Sistema Montante


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