Fluidità del mercato nell’europa dell’Est e staticità del comparto economico italiano
Dopo molti anni passati a viaggiare tra l’Italia e i Balcani, mi propongo di scrivere questo breve articolo per cercare di mettere in evidenza la realtà del fare impresa in questi diversi mondi. Non tratterò di convenienza o meno di aprire attività all’estero e men che mai di giochini fiscali per non pagare le tasse, esportare i capitali o (non è più vero neanche questo) sfruttare la manodopera a basso costo.
A cura del Dr. Pierluigi Modesti
- Il caso "Business Hour"
Business Hour nasce a Bucarest nell’inverno del 2007. La cronistoria è di per sé interessante, in quanto mette in evidenza la fluidità del sistema economico dei paesi dell’Est ed, inferenzialmente, di gran parte dei mercati emergenti.
All’epoca, effettuavo consulenza prevalentemente in Romania e, osservando le persone che ruotavano intorno al mio lavoro, decisi di creare un gruppo sul neonato social network LinkedIn. Il gruppo si chiamava "Entrepreneurs in Romania" e raggiunse rapidamente quota 100 iscritti, senza che io dovessi dire o fare nulla. Iniziarono le discussions, automaticamente, e in poco tempo mi resi conto che il meccanismo stava funzionando.
Il numero di iscritti cresceva regolarmente e mi rivolsi ad una piccola società che operava tra le Public Relations e il web. Con questi ragazzi decidemmo di estendere il bacino di utenza del gruppo dagli imprenditori all’universo del business, quindi anche a manager e professionisti, e di organizzare incontri non più online, ma nel mondo reale. Il gruppo prese il suo attuale nome di "Business Hour" ed iniziarono i "Business Hour Meetup" mensili. Dopo circa un anno (siamo a novembre/dicembre 2010) l’organizzazione ebbe una brusca frenata per motivi diversi (le mie assenze sempre più frequenti da Bucarest e altre difficoltà intrinseche all’azienda partner).
Il punto è che il gruppo ha, ad oggi oltre 2200 iscritti ed è molto conosciuto e frequentato su internet, Vi sono postati quotidianamente discussions, promotions e jobs. Tutto questo, veramente senza dover faticare troppo.
Ho provato a trapiantare in Italia "Business Hour", l’ho fatto poco dopo aver creato il gruppo romeno e, in circa 4 anni di vita non siamo che a quota 100 membri, senza parlare del fatto che il territorio italiano, a differenza di quello romeno, è molto più densamente e uniformemente popolato, la qual cosa non permette di tradurre facilmente l’esperienza virtuale in una reale.
- Fare impresa in Italia e nei paesi emergenti: realtà e contraddizioni
Esistono numerose differenze tra l’Italia ed i paesi emergenti. Quella che probabilmente fa davvero la differenza tra questi due mondi è la relativa facilità di aprire un’impresa all’estero. Creare una srl in Romania o in Serbia (luoghi ove ho prestato consulenza e quindi sono concretamente informato su modalità, tempistiche e costi) è una cosa semplicissima.
Le città pullulano di piccoli uffici di avvocati, traduttori e notai che prestano servizi a costi assai limitati, imparagonabili rispetto ai nostri. Analogamente, la legislazione favorisce il nascere di nuove attività, cosa che in Italia è vera solo per l’apertura delle ditte individuali.
Il punto è, però: a che serve aprrire una società se non ho un business? Il paradosso è che la cultura aziendale italiana è ancora molto più avanzata e, qui da noi, si crea una società, in generale, solo se c’è un business sotto. Insomma, una società risponde di norma alla volontà di creare qualcosa di stabile e duraturo, in crescita, in espansione costruttiva e costante. Per il resto c’è la partita iva... E in fondo, credo sia giusto così.
La facilità con cui si costituiscono le aziende nei paesi emergenti è invece molto spesso viziata dalla dispersività degli obbiettivi. Un caso eclatante che ho visto di persona è quello di un’azienda edile romena che esponeva l’insegna "Consulenza aziendale, costruzioni, prodotti per l’edilizia. Abbiamo anche le angurie!"... D’altronde era estate, aggiungo io...
La mentalità imprenditoriale è ciò che maggiormente contraddistingue il modo di fare business in Italia e nei paesi emergenti. La realtà è abbastanza difficile da comprendere e, probabilmente, necessiterebbe di un po’ di storia dell’economia di questi diversi mondi. Personalmente non ho né cultura né esperienza sufficiente in materia per poter dare dei giudizi esaustivi, tuttavia risulta evidente che la propensione a "mettersi in proprio" è assai maggiore nei paesi emergenti dell’Est Europa, nonostante la mentalità diffusa sia ancora indiscutibilmente legata al protezionismo e all’immobilismo di regime. Il "dopo rivoluzione", insomma, il dopo anni ’90, ha fatto sì che bisognasse in qualche modo rimettersi in discussione, e farlo da zero. Ciò ha obbligato le persone ad assumersi dei rischi, benché la classe politica, gli enti e le singole persone preposte all’istruzione siano stati tutti inadeguati formatori per quel che, di tali rischi, è la gestione.
Ne è emersa una classe imprenditoriale estremamente variegata, prodiga di speculatori e di business man d’assalto, ove non sempre la propensione al rimettersi in gioco va di pari passo con una visione organica di ciò che si costruisce.
L’immobilismo nostrano, dall’altra parte, si palesa nella diffidenza e nella poca propensione a scendere in campo, trincerandoci dietro a presunte conquiste sociali che il sistema economico non è più in grado di garantire.
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