Cancellare i palestinesi dalla faccia della Terra

di Alberto Giovanni Biuso - mercoledì 31 dicembre 2008 - 4732 letture

Da Rivista Indipendenza una breve analisi delle reali motivazioni del massacro, alle quali aggiungo solo che tutto questo è intrinseco a uno Stato i cui membri si ritengono razzialmente superiori -"popolo eletto da Jahvè"- per volontà divina. Dal Libro di Aggeo, 2, 20-23: «Il ventiquattro del mese questa parola del Signore fu rivolta una seconda volta ad Aggeo: "Parla a Zorobabele, governatore della Giudea, e digli: Scuoterò il cielo e la terra, abbatterò il trono dei regni e distruggerò la potenza dei regni delle nazioni, rovescerò i carri e i loro equipaggi: cadranno cavalli e cavalieri; ognuno verrà trafitto dalla spada del proprio fratello. In quel giorno - oracolo del Signore degli eserciti - io ti prenderò, Zorobabele figlio di Sealtièl mio servo, dice il Signore, e ti porrò come un sigillo, perché io ti ho eletto, dice il Signore degli eserciti"».

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Per non rischiare di perdere voti a destra nelle prossime elezioni, il criminale governo sionista al potere in Israele ha scatenato una offensiva terroristica contro la popolazione di Gaza e le milizie che ne difendono il diritto all’esistenza, alla libertà, alla giustizia. Centinaia di civili e e combattenti, al momento più di 380, ma è un bilancio, purtroppo, del tutto provvisorio, sono stati massacrati dalle bombe e dai missili lanciati dagli F-16 e dagli elicotteri sionisti, mentre centinaia sono i feriti che affollano gli ospedali, da mesi privi di elettricità e medicinali a causa del blocco economico attuato dall’occupante. Un attacco spietato che ha ricevuto l’appoggio di tutti i partiti israeliani, compreso quello "degli scrittori", presunti pacifisti, gli stessi che si lamentavano del boicottaggio nei loro confronti attuato, pochi mesi fa, al Salone del Libro di Torino. "Scrittori" che, come tanti in Israele e nel mondo, fanno finta di non sapere che i razzi artigianali della Resistenza palestinese sparati contro i villaggi di frontiera israeliani da Gaza, sono solo la disperata quanto, sotto tutti i punti di vista, legittima difesa nei confronti di una feroce occupazione militare, che da decenni uccide, inprigiona e umilia il popolo palestinese, nel più assoluto disprezzo delle tante quanto inutili risoluzioni ONU, che imporrebbero allo stato sionista la restituzione senza condizioni dei territori occupati. Dice il relatore speciale per i diritti umani dell’Onu, Richard Falk, in un’intervista alla Bbc della quale l’emittente britannica pubblica alcuni stralci nel suo sito online: ’’Israele sta compiendo una serie scioccante di atrocita’ impiegando armi moderne contro una popolazione inerme che gia’ sopporta da mesi un duro embargo’’. Falk ha chiesto alla comunita’ internazionale di accrescere le pressioni su Israele perche’ ponga fine agli attacchi contro Gaza. Ed è lo stesso Onu ad affermare che almeno 62 palestinesi uccisi dall’inizio dell’offensiva, sabato mattina, sono donne e bambini, chiedendo un’inchiesta sugli attacchi contro i civili.

Solidarietà al popolo e alla Resistenza palestinese che si batte contro l’occupazione sionista!

Stop immediato al massacro di Gaza!

Sabato 3 gennaio, ore 16 a Pzza Esedra, Roma, manifestazione per fermare il criminale attacco israeliano a Gaza.

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www.biuso.eu


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Manifestazione a Catania (2 gennaio)
31 dicembre 2008, di : Alberto Giovanni Biuso

Dalla Libreria Gramigna di Catania ricevo la seguente mail:

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CONTRO LA PULIZIA ETNICA E IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANO.

FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA!

CONCENTRAMENTO

VENERDÌ 2 GENNAIO 2009 ORE 17:00

VIA ETNEA incrocio VIA UMBERTO (davanti bar Savia).

Gaza. Solidarizzare con chi resiste, denunciare chi collabora con i bombardamenti israeliani.

In queste ore la Striscia di Gaza è stata trasformata in una trappola mortale dai bombardamenti israeliani che hanno già fatto centinaia di morti e altrettanto feriti che moriranno nelle prossime ore perché gli ospedali erano al collasso già da due anni a causa del vergognoso embargo. I palestinesi di Gaza sono chiusi in ogni lato dai militari israeliani e da quelli egiziani, sottoposti a micidiali bombardamenti e impediti a uscire da questo nuovo “ghetto di Varsavia” per cercare rifugio, alimenti, assistenza medica e protezione. Chiunque abbia un minimo senso di giustizia e verità oggi non può e non deve tacere di fronte al genocidio in corso a Gaza, un genocidio fatto prima di lento strangolamento economico/sanitario e di assedio e poi da missili, bombe e cannonate sull’area del mondo a maggiore densità di popolazione. Noi riteniamo che sia giunto il momento di prendere posizione e di avviare una vasta campagna di mobilitazione tesa a impedire l’annientamento politico e materiale della popolazione palestinese da parte di Israele.

Per questi motivi riteniamo che:

1) Oggi occorre schierarsi apertamente con chi a Gaza oppone resistenza con ogni mezzo all’aggressione israeliana e condannare altrettanto apertamente chi si dissocia dalla resistenza. Riteniamo pertanto inaccettabili le parole e l’atteggiamento del presidente palestinese Abu Mazen e degli altri dirigenti dell’ANP che ritengono Hamas, e non Israele, responsabili della situazione, cercando di approfittare dell’aggressione per determinare un nuovo rapporto di forza dentro lo scenario palestinese. Abu Mazen si dovrebbe preoccupare di smentire le dichiarazioni del ministro israeliano Tzipi Livni la quale ha confermato che l’offensiva militare contro Gaza e Hamas andrà avanti fino a quando non ci sarà un nuovo equilibrio di potere funzionale agli interessi israeliani. Se la prospettiva di Abu Mazen e dell’ANP è simile a quella di un governo come quello di Al Maliki in Iraq, è evidente come tale prospettiva non possa trovare più alcun sostegno da parte di chi anima la solidarietà con la lotta del popolo palestinese.

2) Sulla situazione in Palestina emergono le gravissime complicità dei regimi arabi reazionari e filo imperialisti – in modo particolare dell’Egitto – che si rende ancora complice dell’embargo e del blocco contro la popolazione palestinese di Gaza arrivando a schierare le forze armate ai confini e facendo sparare contro i palestinesi che cercavano di fuggire dalla trappola di Gaza cercando rifugio e protezione in Egitto.

3) Va affermato con forza che la responsabilità della drammatica situazione a Gaza è della politica di annientamento perseguita da Israele con la complicità dell’Egitto, degli USA e dell’Unione Europea e non di Hamas. Non si può continuare a fare confusione su questo. Gaza è assediata per terra e per mare da due anni chiudendo in trappola un milione e ottocentomila persone. La tregua non è stata rotta da Hamas o dalle altre organizzazioni palestinesi attive nella Striscia di Gaza ma dalle autorità israeliane che durante la "tregua” hanno ucciso 25 palestinesi, effettuato arresti e rastrellamenti in Cisgiordania, mantenuto chiusi i valichi impedendo ai palestinesi di Gaza di entrare, uscire o ricevere i rifornimenti necessari per sopravvivere. Ogni simmetria tra il lancio di razzi palestinesi a dicembre e i feroci bombardamenti israeliani è una ingiuria alla verità e alla giustizia.

4) I governi europei (incluso quello italiano) hanno preso posizioni formali ed equidistanti sul mattatoio in corso a Gaza che rivelano una grande preoccupazione per le ripercussioni degli avvenimenti in corso ma senza trarne le dovute conclusioni nelle relazioni politiche, diplomatiche e commerciali con Israele. Hanno accettato e mantenuto l’embargo contro i palestinesi di Gaza ed hanno mantenuto i rapporti di collaborazione militare, scientifica, economica con le istituzioni israeliane. Il governo israeliano ha messo non solo l’Europa ma anche la nuova amministrazione USA di fronte al fatto compiuto potendo godere di un livello di impunità per i propri crimini di guerra e contro l’umanità che la storia dal dopoguerra a oggi non ha assicurato a nessun altro stato.

5) Il popolo palestinese vive un momento estremamente difficile dal quale potrebbe uscire ridotto ad una esclusiva questione umanitaria che negherebbe decenni di lotta politica e di ambizioni alla liberazione nazionale della Palestina. Il popolo palestinese da anni affronta la più pericolosa potenza militare esistente in Medio Oriente – Israele – potendo contare sul sostegno solo delle altre forze che animano la resistenza antisionista nella regione, a cominciare dal Libano. L’unità di tutte le forze della resistenza a livello regionale è un passaggio che i movimenti di solidarietà in Europa devono appoggiare con ogni sforzo.

In questi giorni in molte città italiane – Roma, Milano, Bologna, Napoli, Pisa, Firenze, Lecce, Cagliari, Padova, Vicenza, Bari e tante altre – ci sono state alcune prime, tempestive e spontanee manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese, contro la strage in corso a Gaza e il terrorismo di stato israeliano. Questa mobilitazione deve proseguire nei prossimi giorni. Cortei sono già stati annunciati in diverse città italiane per sabato 3 gennaio. La nostra iniziativa deve dimostrarsi di essere capace di spezzare o mettere in crisi la catena delle complicità con i crimini di guerra israeliani a cominciare dagli anelli della disinformazione, della subalternità politica e della collaborazione militare e commerciale tra Italia e Israele.

29 dicembre

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Cancellare i palestinesi dalla faccia della Terra
7 gennaio 2009

Caro Alberto Siamo davvero in una situazione orwelliana, in cui la propaganda menzognera vince su ogni logica umana e politica, in cui per dirla con Finkelstein mentre "...c’era un tempo in cui gli intellettuali dell’opposizione mettevano in campo robuste categorie politiche come «potere», «interessi» da una parte e «ideologia» dall’altra. Tutto quello che resta oggi è il fiacco, spoliticizzato linguaggio di «preoccupazioni» e «memoria»." (L’industria dell’olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei). Per cui diventa sempre più difficile far rientrare i propri interlocutori (per lo più i terribili ’benpensanti di sinistra’ ormai risucchiati in un vortice di malefiche melensaggini) su un terreno in cui la ragione e il realismo politico abbiano ancora un senso: in cui i palestinesi, per quanto possano errare, restano le vittime, e gli israeliani, per quanto ragioni possano avere, restano i carnefici, una volta volenterosi esecutori all’interno di più vasti e inquietanti disegni, oggi forse scheggia impazzita (o piuttosto punta di lancia) dell’occidentalismo criminale. In cui preferire chi brucia uno straccio colorato rispetto a chi brucia esseri umani con il fosforo non è ancora sintomo di tendenze delinquenziali (come vuole l’ottimo Furio Colombo, esponente di quel progressismo civile e giustizialista che si arresta di colpo di fronte a certi santuari). Un piccolo fatto vale per me più di tanto sangue per segnare le modalità particolarmente perfide dell’oppressione israeliana a Gaza. Me lo ha raccontato anni fa una vecchia conoscenza, dirigente di una Ong che da parecchio tempo conduce progetti di sviluppo nella Striscia; soprattutto costruzione di opere di pubblica utilità, sistematicamente poi distrutte dagli occupanti. Una tela di Penelope. A quel tempo la centrale elettrica era gestita direttamente dagli israeliani. I palestinesi, data la situazione disastrosa degli acquedotti, avevano bisogno dei motorini per tirare l’acqua nei serbatoi (una necessità che noi siciliani possiamo ben capire). Ebbene gli occupanti si ingegnavano, negli orari ’giusti’ con una serie modulata di ’stop and go’ della corrente, di sfasciare i motorini di quella povera gente. Allora, non so perché, ho pensato che se erano capaci di questo erano capaci di tutto. Ho avuto ragione. A proposito, il mio amico è vivo per miracolo. L’anno scorso la macchina accanto a lui sul lungomare di Gaza è esplosa in un turbine di pezzi umani e metallici che hanno investito la sua. Era un’"eliminazione mirata", un’altra invenzione della funesta neolingua. A chiusura ti segnalo, se già non lo conosci, l’ottimo lavoro dello storico israeliano Schlomo Sand “Come fu inventato il popolo israeliano” che mette definivamente in crisi il tabù nazionale sionista; del libro al momento esiste solo una traduzione in francese. Qui l’intervista dello storico ad Haaretz http://www.haaretz.com/hasen/spages/966952.html Qui la recensione di Gilad Hatzmon, un coraggioso intellettuale (e jazzista) israeliano che vive in esilio http://mirumir.altervista.org/labels/ebraismo.html

ciao

Giovanni La Fiura

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