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De Gregori: Fantastico e reale: "Titanic"

* - di Rosaria Marchese

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A fianco di questi due filoni poetici possiamo individuarne un terzo in cui i primi due si combinano insieme ma, in fondo, questo mischiarsi di fantastico e reale è il tratto caratteristico di tutta la poetica degregoriana. A questo proposito come non ricordare il disco "Titanic" in cui De Gregori dedica un sequenza di tre canzoni al famoso disastro del grande transatlantico che, partito dal porto inglese di Southampton per il viaggio inaugurale verso New York il 10 Aprile 1912, si inabissò la notte del 14 all'altezza del Banco di Terranova, a poco più di mille miglia dal porto di approdo, a causa di un iceberg, causando la morte di più di 1500 persone; ma questa storia ormai la conosciamo tutti dopo lo "strabordante" e chiaccherato film di Cameron; De Gregori canta la metafora di una società che, confidando ciecamente nel progresso scientifico e materiale, corre invece verso la catastrofe "c'è in mezzo al mare una donna bianca, / così enorme alla luce delle stelle / così bella che di guardarla uno non si stanca"(da "I muscoli del capitano"); Intanto "la prima classe costa mille lire, / la seconda cento / la terza dolore e spavento" e si racconta della "ragazza di prima classe innamorata del proprio cappello che per sposarsi va in America" di contro a "noi ragazzi di terza classe che per non morire si va in America" (all'omonima "Titanic"). Si racconta anche del dialogo di un giovane emigrante che s'imbarca come mozzo sul Titanic e la madre che teme per la sorte del figlio. " Figlio con quali occhi con quali occhi ti devo vedere coi pantaloni consumati al sedere e queste scarpe nuove nuove. Figlio senza domani Con questo sguardo di animale in fuga E queste lacrime sul bagnasciuga Che non ne vogliono sapere. Figlio con un piede ancora in terra E l'altro già nel mare Con una giacchetta per coprirti Ed un berretto per salutare E i soldi chiusi dentro la cintura Che nessuno te li può strappare, la gente oggi non ha più paura nemmeno di rubare". "Ma mamma a me mi rubano la vita quando mi mettono a faticare per pochi dollari nelle caldaie sotto al livello del mare in questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare in questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare". "Figlio con quali occhi e quale pena dentro al cuore adesso che la nave se ne andata e sta tornando il rimorchiatore. Figlio senza catene Senza camicia così come sei nato Su questo Atlantico cattivo Figlio già dimenticato. Figlio che avavi tutto E che non ti mancava niente Che andrai a confondere la tua faccia Con la faccia dell'altra geante E che tt sposerai probabilmente In un bordello americano E avrai dei figli da una donna strana E che non parlano l'italiano". Ma mamma io per dirti il vero l'italiano Non so cosa sia E pure se attraverso il mondo Non conosco la geografia In questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare In questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare". L'abbigliamento di un fuochista,1982 L'aspetto poetico del testo è evidente. Le battute del dialogo si susseguono secondo precise cadenze simmetriche: due strofe di sedici versi per le parole della madre, due strofe di otto versi per quelle del figlio, che concludono con due coppie di versi uguali. Esordisce la madre che congedandosi dal figlio, ne mette in evidenza l'abbigliamento, quasi a voler fissare per sempre l'immagine nella memoria; Il figlio tenta di rassicurarla sulla presunta sicurezza di quel viaggio; ma non può fare a meno di ricordare che è la necessita che lo ha spinto a imbarcarsi, costringendolo a subire la straziante fatica degli operai che alimentano le potenti caldaie del transatlantico. Il tono si fa più lirico e struggente quando la nave parte e la madre come al figlio a casa no mancava niente, malgrado la povertà; adesso andrà a confondersi con genti straniere fino ad annullarsi. Infine ancora il figlio che riflette sulla proprio condizione di straniero, di escluso anche in Italia a causa della miseria e dell'ignoranza. Questo lo ha spinto a partire nel tentativo di migliorare oltreoceano la propria condizione di vita. Ma questo "sogno americano, simile a quello di tanti italiani tra Otto e Novecento non si realizzerà e "l'Atlantico cattivo" inghiottirà la "nera nave". Sono presenti nella canzone elementi della tradizione popolare, come la replicazione di parole o frasi e frammenti dei canti degli emigrati di fine secolo ( Chi non conosce "Mamma mia dammi cento lire / che in America voglio andar…"). Non Mancano riferimenti colti: la lauda drammatica Donna de Paradiso di Jacopone da Todi del 1300, in cui il dialogo tra una madre e suo figlio che va incontro ad un destino di morte è quello tra Maria e Gesù. July, 2000

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