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De Gregori: Il "cantore della Sinistra"

* - di Rosaria Marchese

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E' stato definito anche così De Gregori, per un altro tratto caratteristico della sua poetica è l'estrema politicizzazione dei testi. Questa caratteristica si spiega, oltre che con l'esplicito riferimento etico- musicale a Bob Dylan anche con l'epoca in cui il nostro cantautorre si muove. Ricordiamo che ha 17 anni nel '68 , che vive in prima persona non solo gli anni di piombo e la grande illusione rivoluzionaria degli anni settanta, ma anche gli anni ottanta e novanta, caratterizzati in Italia dalla caduta di ogni senso di responsabilità morale e da un continuo imbarbarimento civile. Talvolta il riferimento alla contemporaneità assume i toni di un realismo simbolico, da riferimenti che nascondono diversi piani di lettura Di questa terra […] Che già confonde la notte e il giorno […] Ed il diritto col Carnevale (Da Adelante! Adelante!) Nello sfogo contro una nazione in cui le leggi vengono spesso derise gioca sul nome del giudice Carnevale. Altre volte il riferimento al presente si fa più esplicito. In Canzoni D'amore, un disco dal titolo sarcastico, definisce Roma "una cagna in mezzo ai maiali". Ma ciò è ancora più evidente in "Miramare 19.4.89" , che è addirittura datato nel titolo; "un disco folk, rigorosamente ispirato a Bob Dylan, che ha insegnato a tutti a cantare dicendo cose, a pungere a realtà tra ironici veleni e sogni metafisici[…]piegando in qualche modo la musica alla necessità dell'esposizione veloce, diretta, al racconto per immagini[…].E' musica […]da cantastorie che raccolgono quello che vedono e lo raccontano agli altri"(Gino Castaldo).E infatti in quest'album De Gregori afferma tra lo sdegno e l'ironia che " legalizzare la mafia sarà la regola del duemila / sarà il carisma di Mastro Lindo a regolare la fila… Bambini venite parvulos / c' è un applauso da fare al bau- bau / si avvicina sorridendo l'arrotino col suo Know-How / venuto a vendere perline e a regalare crack" ("Bambini venite parvulos"). Il riferimento è a Bettino Craxi descritto in un altro canzone con parole ancor più esplicite e spietate: "E' solo in capobanda ma sembra un faraone / ha gli occhi dello schiavo e lo sguardo del padrone / si atteggia a Mitterrand ma è peggio di Nerone" ( da "La ballata dell'uomo ragno"). Una condanna molto dura quella di De Gregori che non solo ha anticipato quella penale ma è addirittura contemporanea all'apogeo del potere craxiano. Non ha risparmiato neanche figure più recenti dello sciagurato panorama politico italiano di questi anni. E ci chiede provocatoriamente dai versi di una canzone "Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati / o di chi li ha costruiti rubando?" Basta pensare a chi è il proprietario della Standa nonché ex presidente del consiglio per capire a chi alluda De Gregori e da che parte stia lui. Una capacità di leggere e interpretare il presente che nasce da una concezione della storia nutrita dalle menti più alte e più poeticamente impegnate del comunismo mondiale, da Gramsci a Brecht a Pasolini: "La storia siamo noi… Attenzione nessuno si senta escluso… La storia non si ferma davvero davanti ad un portone… La storia dà torto e dà ragione... La storia siamo noi, siamo noi padri e figli Siamo noi, bella ciao, che partiamo La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano La storia siamo noi … Questo piatto di grano" da la storia,1985 Se da un lato si avverte un gramsciano "pessimismo della ragione", dall'altro c'è un altrettanto forte "ottimismo della volontà" nell'opera di De Gregori: nonostante tutto, dice, "continuo a pensare che l'ottimismo sia un dovere". July, 2000

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