Terra libera, terra nostra

Ci sono terre e luoghi, in Sicilia, che sono stati protagonisti di tanta storia e tante storie. Una di queste è attuale, parla della riappropiazione delle terre coltivabili da parte dei suoi cittadini: quelle terre prima erano in mano ai mafiosi
Ci sono terre e luoghi, in Sicilia, che sono stati protagonisti di tante storie. Prima i siculi, poi i sicani, passando per le dominazioni fenice, bizantine, e poi romane, poi ancora arabi e normanni. Queste genti hanno fatto del territorio siciliano la loro casa, portando le loro culture e i loro modi di vivere. Queste stesse terre, anni, centinaia d’anni dopo sono finite nelle mani sbagliate, sono andati nelle mani di conquistatori che nulla hanno a che vedere con la nostra cultura e i suoi abitanti.
Sono finite nelle disoneste e insanguinate mani dei mafiosi, che intimidendo e sfruttando i contadini hanno fatto di questi luoghi delle fonti di finanziamento per i loro affari e dei rifugi per le loro latitanze. Centinaia di ettari di terreno coltivabile, nelle prossimità delle città e in aperta campagna, sono stati calpestati dai piedi di questi mafiosi che hanno fatto di questi luoghi i loro fortini.
Dopo anni d’investigazioni, centinaia d’arresti e un milione di firme arrivate in parlamento, queste terre sono tornate ai loro legittimi proprietari, i cittadini siciliani. Una battaglia lunga e faticosa terminata con il varo della legge 109/96 per il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie, che ha decretato il ritorno di queste terre al loro uso tradizionale, quello agricolo. Una lotta voluta e promossa dalle tante associazioni antimafiose siciliane con in testa l’associazione Libera. Si è dovuto attraversare mille cavilli burocratici e legislativi ma alla fine ben 450 ettari di territorio siciliano adesso respirano l’aria della legalità.
La gestione di queste terre è affidata a sei cooperative: cooperativa sociale Placido Rizzotto, la cooperativa Lavoro e non solo, la cooperativa NoE, la cooperativa Valle del Marro e l’associazione Casa dei Giovani che, insieme escono a marchio Libera Terra. Dislocate in tutto il territorio siciliano producono, con metodo biologico, pasta, ortaggi, vino, melanzane, passata di pomodoro, olio, farina, peperoni e altri prodotti distribuiti nelle botteghe del commercio equo e solidale, negli Ipercoop e nei negozi biologici.
Esempio pratico di lotta alla mafia, un modo di dire no alle imposizioni di questo cancro sociale che ci viene dritta dal suo epicentro, l’entroterra siciliano, e che è un chiaro messaggio a tutti gli altri cittadini onesti. La mafia può essere, se non del tutto debellata, almeno ostacolata, infastidita e colpita nei suoi interessi, partendo da quelli più vicini alla popolazione: le terre. Un cammino lungo, quello della lotta alla mafia e al malaffare, che deve iniziare sempre e comunque dal basso, dai cittadini che devono imporre la loro volontà e opporsi attivamente alle imposizioni mafiose, iniziando con il dire no al pizzo, allo sfruttamento delle risorse idriche e agricole. Le istituzioni, certo devono fare la loro parte, ma anche la resistenza attiva e quotidiana dei cittadini è un’arma contro la mafia, e Libera Terra n’è un vitalissimo e concreto esempio
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Voi altri siete proprio fissati con la vostra terra, comunque sia. Ricordatevi che la regione non è omogenea in tutti i suoi territori.