Novecento : Produzione poetica tra le due guerre

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Novecento : Produzione poetica tra le due guerre

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In Gran Bretagna è il regno di George V (1910-1936), epoca di importanti riforme di carattere democratico, e di difficoltà politiche economiche e sociali specie nel dopoguerra: nel 1922 si dovette riconoscere lo Stato Libero d'Irlanda, nel 1936 l'indipendenza dell'Egitto.
L'estetismo trova sviluppi in due autori cosmopoliti come William B. Yeats e Thomas S. Eliot, che vissero la crisi dell'estetismo durante la belle époque, gli effetti della prima guerra europea sulle coscienze civili, gli anni '20.
L'ambiente culturale inglese e quello nordamericano sono reciprocamente interessati da scambi culturali proficui per entrambe le aree: per gli Stati Uniti si tratta di un processo si sprovincializzazione, che porta le menti migliori di una generazione a conoscere, attraverso la guerra, i movimenti dell'avanguardia europei - soprattutto Parisni e in parte russi. Per l'Inghilterra si tratta di uscire dallo stillicidio di una cultura che tende a un certo tradizionalismo classicista. L'irrequietezza intellettuale porta a saggiare varie soluzioni, ma sempre nei limiti di una tendenza misticista di fondo (sia che si tratti del misticismo occultista di Yeats, o del misticismo naturalistico e sensua listico di D.H. Lawrence, o degli esiti cattolici di T.S. Eliot dopo il contatto con l'aridità della "terra desolata"). E vale potentissima una concezione dell'opera d'arte come capace di essere summa della realtà, non solo delle cose ma anche della storia e della cultura stessa: di qui gli esiti di Pound e di Joyce rispettivamente nella poesia e nel romanzo. Esiti distruttivi per la leggibilità stessa dell'opera, che si spezza sotto il peso del tentativo di connettere "tutto" nella pagina.
Nei più avvertiti il problema è quello centrale della realtà, con il dato ineludibile della funzione dell'uomo, del singolo, nel mondo. Una ricerca appassionata di rimedi per contrastare la crisi avvertita dagli intellettuali, il fondo d'insicurezza, l'ambiguità del reale guida molti singoli e gruppi nell'attività di scrittura.
Il senso delle generazione degli anni '20, per *Virginia Woolf, è nella coscienza della relatività e nella precarietà dei valori. Di qui l'amarezza, il cinico antiromanticismo e la denuncia classico-conservatrice della sterilità moderna di T.S. Eliot nella cui Terra desolata si accumulano i frantumi della cultura occidentale vista come organica tradizione metafisica opposta alla barbarie della storia. E' una visione, questa di Eliot, che culmina nel simbolismo spiritualistico dei Quattro quartetti. Simili istanze spingono alcuni poeti degli anni '30 all'impegno sociale e alla partecipazione attiva (ad es. alla guerra di Spagna): W.H. Auden, S. Spender, C.D. Lewis, L. MacNeice, H. MacDiarmid. Essi tuttavia restano in bilico tra mondo ingrato e mondo che suscita la paura dell'imprevedibile.

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L'ultimo Yeats si allinea alle tecniche del modernismo lanciate da Ezra Pound con il movimento imagista (1914). *Ezra Pound descrisse sulla rivista «Poetry» (aprile 1913, "Imagist Manifesto") di Chicago, definendoli "imagisti" un gruppo di nuovi poeti inglesi che, rifacendosi alle indicazioni del critico inglese *T.E. Hulme (classicismo, arte geometrica, immagini nette dure precise) scrivevano poesie oggettive e stilizzate, svincolate dalla metrica regolare, ispirate ai simbolisti francesi e alla poesia cinese e giapponese.
Nel 1914 apparve una Antologia degli imagisti (Des imagistes: an anthology) curata da Pound, che comprendeva poesie di Pound, degli americani Hilda Doolittle, William Carlos Williams, Amy Lowell, e degli inglesi F.S. Flint, Richard Aldington, Ford Madox Ford, James Joyce.
L'attività di Pound in quegli anni è 'vorticosa'. Inventa il termine vorticismo che viene considerato come risposta al futurismo, e fa uscire il primo numero di «Blast : a review of the Great English Vortex» diretto dall'amico Wyndham Lewis, in cui teorizzò l'essenza della poesia come esplosione dei valori vitali. La rivista si proponeva di applicare all'arte figurativa i princìpi dell'imagismo..
Pound, entrato in contrasto con Amy Lowell, se ne staccò, lasciando la direzione del movimento alla poetessa, che curò altre tre antologie (1915, 1916, 1917). Il 1917 segna, nonostante gli sforzi di Amy Lowell, la fine del movimento. L'imagismo ebbe una funzione nel liquidare i residui post-romantici, ed ebbe una forte influenza sui poeti della generazione di Thomas S. Eliot.

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I "georgiani" erano un gruppo di lirici inglesi che pubblicarono i loro versi in antologie collettive, le Poesie georgiane (Georgian poetry) nel 1912-1922 durante il regno di George V. Vi fecero parte tra gli altri: Rupert Brooke, W.H. Davies, Hilarie Belloc, Siegfried Sassoon, Robert Graves, John Masefield. Essi tentavano, con un linguaggio lirico raffinato e colloquiale, di superare gli inerti canoni della tradizione decadentista per riavvicinare la poesia alla natura e alle emozioni semplici. Il movimento fu oscurato dalle opere ben più innovative e originali di W.B. Yeats, Pound e T.S. Eliot.

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Ai moduli di un tradizionalismo classicista si rifanno R.S. Bridges, Robert Graves, J. Betjeman.

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Nell'ambito della poesia metafisica europea, che supera i confini del tradizionale simbolismo, un posto centrale occupa tra gli anni '30 e gli anni '50 l'ermetismo italiano.
Gli ermetisti italici sono una diramazione del simbolismo francese, la linea che unisce Mallarmé agli esiti criptici di Valéry. L'obiettivo è la creazione di una lingua della poesia, sottratta alla concorrenza del mondo dei mass-media con i suoi slogan e la facilità rimata, per ristabilire una funzione d'élite all'intellettuale, sottratto nello stesso tempo alle chiassose forme d'interventismo dannunziane o marinettiane.
L'ermetismo, riallacciandosi alle correnti simboliste europee intendeva la poesia come esercizio assoluto di linguaggio che va le solo quando riesce a esprimere l'intuizione lirica in una ori ginaria purezza, senza l'intervento di preoccupazioni didattiche, moralistiche, dottrinali e speculative. Per alcuni fu espressione di una rivolta in cui si concreta l'appello orfico-cristiano, religioso (cattolico), metafisico, negatore della storia, di una storia che si appiattisce di fronte all'assoluto, libero dalle strutture retoriche, inteso a propositi soprattutto di radicale rinnovamento dell'uomo. L'intervento di *Flora [si vedano i saggi poi raccolti in La poesia ermetica (1935)] fu determinante per la fortuna del termine, usato all'inizio per indicare in forma spregiativa la poesia di Ungaretti e poi di Montale. *Flora e la critica crociana rimproveravano questo gruppo di poeti di astrattezza intellettualismo, debolezza formale, perdita di comunicazione; essi venivano posti all'interno delle correnti irrazionaliste, per cui l'ermetismo era per essi categoria negativa del decadentismo. Nel dibattito seguente, il termine fu recepito ma non il significato; nel 1940 la rivista «Primato» dedicò all'ermetismo una inchiesta molto articolata in prospettive e valutazioni, compreso un intervento di Montale che delineò una "tradizione" ermetica.
*Anceschi [alla voce "Ermetismo", in: Enciclopedia del novecento (Roma : Istituto dell'enciclopedia italiana, 1975)] distingue tre generazioni di ermetici: 1) Ungaretti Montale Solmi; 2) Quasimodo Penna Sinisgalli Gatto; 3) Luzi e Sereni. Ogni generazione legata all'altra da fili resistenti ma anche con diversità. Per quel che importa nel nostro discorso ci occuperemo solo della prima generazione, con breve accenno alla seconda, legate al periodo in esame.
Con Montale, Ungaretti e altri siamo nell'ambito del cosiddetto "ermetismo", che ebbe un'importanza fondamentale nel panorama della poesia europea tra gli anni '30 e '50. Iniziatore ne è Ungaretti, con la sua idea di poesia come di linguaggio assoluto, illuminazione lirica, e per l'importanza delle sue innovazioni formali (Allegria di naufragi). Con Montale la poesia conosce la desolazione e l'ironia, il senso tragico della storia. Saba (Canzoniere) conquista una sua musicalità suadente e apparentemente di forme più semplici e quotidiane. Accanto a loro i poeti Salvatore Quasimodo; Piero Bigongiari autore della raccolta La figlia di Babilonia (1942); Mario Luzi che iniziò con la raccolta poetica La barca (1935), cui seguì Avvento notturno (1940) testo esemplare dell'ermetismo fiorentino; Alfonso Gatto fondatore con Vasco Pratolini della rivista «Campo di Marte», ha pubblicato nell'anteguerra le raccolte poetiche Isola (1932), Morto ai paesi (1937); Leonardo Sinisgalli; Carlo Betocchi; Libero De Libero ; e un critico come Carlo Bo.
Negli anni '30 l'ermetismo ebbe il suo periodo di maggior vitalità. Soprattutto a Firenze con le riviste «Il Frontespizio» e «Campo di Marte». Obiettivo della corrente culturale era la liquidazione del dannunzianesimo più enfatico e morboso, e del pascolismo più flebile; dall'altro il desiderio di rifarsi alle esperienze del simbolismo e del post-simbolismo francese, in particolare a Mallarmé e Valéry. C'era l'ansia di restituire alla parola poetica la sua originaria carica espressiva, perduta nel logorio di una lunghissima tradizione letteraria; si cercava una poesia 'pura', libera da ogni intenzione che si manifestasse fuori della poesia stessa. La parola, negli ermetisti, viene sfron data dei caratteri comunicativi per conservare solo il carattere puramente evocativo, con più o meno accentuate implicazioni reli giose - di qui l'individuazione di un ascendente spiritualistico- cattolico, e anche esistenzialistico di matrice francese: J. Rivière, C. Du Bos -. Isolata dal contesto attraverso la rottura dei legami logici, la parola è coltivata in un'area atemporale popolata di metafore e analogie che sembrano definire una retorica comune, di scuola, incline all'esoterismo. In questo modo gli ermetisti rischiavano di isolarsi in uno spazio fuori dalla storia, ciò proprio mentre si imponeva il fascismo. Più tardi essi sostennero che l'isolamento nello spazio interiore era l'unica forma di rifugio contro la retorica trionfalistica del regime.
In campo critico l'ermetismo si espresse soprattutto attraverso i saggi del cattolico Carlo Bo, autore di saggi intitolati "J. Rivière" (1935), "Otto studi" (1939), "Mallarmé" (1945), e quelli raccolti in "L'assenza, la poesia" (1945). Egli tendeva a leggere gli autori astoricamente, disinteressandosi della vicenda psico logica e della loro collocazione storico-sociale, per esaltare il valore assoluto di una "poetica della parola" e quello spiritualistico-esistenziale riassunto nella formula di Bo di "letteratura come vita". Altro teorico fu Oreste Macrì che ha elaborato un concetto della poesia come forma simbolica in sé perfetta e autosufficiente ("Esemplari del sentimento poetico contemporaneo", 1941).

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Nell'ambito della produzione poetica del XX secolo, un posto di rilievo occupa in Europa Fernando Pessoa, con cui si compone in poesia una vicenda pirandelliana, estremamente significativa anche dal punto di vista concettuale ed esistenziale.

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Surrealisti sono A. Embirikos; Odysseus Elitis; e soprattutto Ghiorgos Seferis. Evento importante fu la pubblicazione nel 1935 delle poesie di Kavafis.
Oltre al filone surrealista, interessante è in Grecia il filone orfico, con Anghelos Sikelianos, Nikos Kazantzakis, K. Kariotakis, il crepuscolare Tellos Agras.

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Negli anni '30, sulle orme di Nicolae Iorga, si afferma G. Calinescu. Iorga ebbe in questi anni una grossa funzione di riferimento, dopo aver dato impulso prima della guerra alla corrente modernista romena; fu ministro e consigliere di Carol II: alla caduta del re fu ucciso nel 1940 dai legionari fascisti della Guardia di Ferro.
Un altro gruppo attorno cui si ebbe una produzione poetica di buon livello fu quello dello "Sburatorul" fondato da E. Lovinescu, con il poeta I. Balbu, e la scrittrice Hortensia Papadat-Bengescu.
A testimoniare la vitalità in quegli anni della società intellettuale rumena, è anche l'attivismo del cosiddetto gruppo di Criterion. Si trattava di un gruppo di giovani intellettuali che tra il 1933 e il 1937 che si diedero a una intensa attività: conferenze pubbliche, articoli in settimanali o giornali a grande tiratura, produzione di romanzi, filosofia, critica letteraria e drammatica, saggi. Ricorderà uno dei membri di questo gruppo, diversi decenni dopo: "Criterion ha segnato il superamento del 'momento' universitario nella cultura, la discesa dell'intellettuale nell'arena, il contatto diretto con il pubblico, specialmente con i giovani [...]. Noi non avevamo sistemi, il che non toglie che la maggioranza dei membri fossero degli 'esistenzialisti' che si ignoravano. Ciò che li interessava era l' 'autenticità', l'esperienza immediata, il particolare autobiografico, di qui la passione per i diari, le confessioni, i 'documenti'. Se Criterion avesse avuto uno strumento d'espressione diverso dalla lingua romena, sarebbe stato considerato il rpecursore più interessante dell'esistenzialismo francese [...]" (*Mircea Eliade, Frammenti di un diario, 1973).

Contesto

Indice 1917-1939



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